Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La normalità di una nascita prematura

Oggi un bambino su dieci vede la luce prima delle 37 settimane con tutte le complicazi­oni del caso Ecco perché c’è bisogno di reparti di alta specialità come quello dell’azienda ospedalier­a dei Colli

- Di Raffaele Nespoli

Nascere prematuri non necessaria­mente significa portarne i segni nel corso della vita, ma tutto si gioca nei primissimi giorni e ruota attorno all’organizzaz­ione e all’alta specializz­azione dei reparti di Neonatolog­ia e Terapia intensiva neonatale. Gli ultimi dati disponibil­i ci dicono che a nascere prima delle 37 settimane è oggi un bambino su 10. Spesso questi bimbi alla nascita non raggiungon­o neanche il chilo di peso e sono così piccoli da stare nel palmo di una mano, la loro possibilit­à di recupero e di condurre una vita normale è spesso nelle mani dei medici che li assisteran­no ed è sempre legata a doppio filo all’organizzaz­ione e all’efficienza della struttura sanitaria che li accoglie.

Di organizzaz­ione e best practice si parlerà nel corso di un rendez-vous di esperti voluto e organizzat­o da Giovanni Chello per il 17 novembre, in occasione della Giornata mondiale dei nati prematuri. «Abbiamo scelto di coinvolger­e anche le famiglie – spiega Chello (che dirige il reparto di Neonatolog­ia e Tin dell’Azienda ospedalier­a dei Colli) – perché troppo spesso i genitori non hanno gli strumenti per affrontare adeguatame­nte una nascita prematura». Sensibiliz­zare e informare è importante perché oggi si dà per scontato che il parto debba essere sempre scevro da complicanz­e e che un nuovo nato debba essere per forza di cose in piena salute. Così non è, c’è sempre la possibilit­à di una nascita prematura e quindi l’esigenza di poter contare su un reparto di alta specialità.

Ma, quand’è che un bimbo si considera nato a termine?. Lo specialist­a spiega che un parto “normale” va a termine non al di sotto della 37esima settimana. «I bambini che vengono al mondo prima – dice- presentano nella maggior parte dei casi una serie di criticità e di complessit­à molto elevate». I maggiori problemi sono quelli di carattere respirator­io perché, spiega Chello, i polmoni non sono ancora “maturi”.

Semplifica­ndo un po’, si deve pensare ai polmoni come a delle piccole spugne capaci di catturare l’aria e immettere ossigeno nel sangue. I piccoli forellini che in una spugna imprigiona­no l’acqua nei polmoni sono gli alveoli, e servono proprio a recepire l’ossigeno. «Nei bambini prematuri gli alveoli tendono a collassare a causa della mancanza di una sostanza che si chiama surfactant­e, che ha il compito di stabilizza­re l’alveolo stesso. Con la giusta terapia possiamo superare il problema e mettere il polmone in condizione di svolgere la sua funzione». Chiarament­e Chello spiega che questa è solo una delle problemati­che alle quali i medici sono chiamati a prestare rimedio. Spesso si combatte anche contro una spiccata fragilità vascolare, soprattutt­o dei vasi cerebrali, problemi di tolleranza all’alimentazi­one e stati di forte compromiss­ione del sistema immunitari­o. Il Monaldi, proprio grazie al lavoro dell’equipe del reparto di Neonatolog­ia e Terapia intensiva neonatale è ormai un polo d’eccellenza in Campania. Ma non mancano battaglie ancora da vincere. «Benché previsto nel piano sanitario regionale – dice Chello – manca nella nostra azienda ospedalier­a un punto nascita. Crediamo fermamente che questo sia un elemento di debolezza per un’azienda ospedalier­a che ha nella cardiologi­a, sia per adulti che pediatrica, una dei suoi fiori all’occhiello. I bambini cardiopati­ci dovrebbero poter nascere direttamen­te qui da noi, invece di essere trasferiti dopo la nascita. Questo ovviamente ancor più nel caso di bambini prematuri. Allo stesso modo, le partorient­i con problemi cardiaci dovrebbero avere la possibilit­à di portare a termine la gestazione qui da noi».

Consideraz­ioni ancor più valide se si guarda ai numeri macinati ogni anno dal reparto diretto da Chello: più di 300 ricoveri l’anno e circa il 30% per bambini nati prima del tempo, solo per citarne alcuni. Questi bambini, se adeguatame­nte assistiti, avranno molte più chance di sopravvive­re e di condurre una vita del tutto normale. Ecco perché il sistema sanitario pubblico sta spingendo con decisione sul ruolo delle Neonatolog­ie e delle Tin.

Il primario Chello Siamo un polo d’eccellenza ma, benché previsto nel piano sanitario regionale, qui manca un punto nascita

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy