Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’incontinenza non è più un tabù
In Italia circa 5 milioni, in maggioranza donne, soffrono di questo fastidioso inconveniente Nelle forme lievi la cura consiste in piccoli accorgimenti nello stile di vita e nella fisioterapia
Si stima che circa 5 milioni di italiani, in maggioranza donne, soffrano di incontinenza. Ma potrebbe essere un numero sottostimato. Spesso è ancora un tabù parlarne persino con il proprio medico. Invece è molto importante perché l’incontinenza spesso peggiora nel tempo. A spiegarlo è Pasquale Ditonno, direttore di Urologia dell’ Azienda Ospedaliera Policlinico Consorziale di Bari.
Qual è la situazione al Sud?
«È difficile avere dati epidemiologici precisi, ma la distribuzione è abbastanza equivalente nelle varie regioni. L’incontinenza riguarda molto spesso donne in età post menopausale. Inoltre con l’avanzare dell’età e l’allungamento della vita, questi problemi tendono ad allargarsi».
Quali sono i fattori determinanti?
«Nelle donne la gravidanza e il parto pongono sotto stress il sistema muscolo tendineo che sostiene gli organi pelvici, per cui può sorgere un’incontinenza da sforzo che è la più frequente ed è data da un indebolimento dello sfintere uretrale o dei muscoli del pavimento pelvico che impediscono le perdite. Quando si esegue uno sforzo si ha una perdita involontaria di urine. Oltre all’incontinenza da sforzo esiste poi l’incontinenza da urgenza, legata a un’iperattività della vescica. La vescica, infatti, è un organo sotto stretto controllo del sistema nervoso: essa si contrae per svuotarsi solo quando noi decidiamo che questo avvenga. Quando questo sistema di regolazione viene meno, si verificano delle contrazioni involontarie durante la sua fase di riempimento».
L’incontinenza è ancora un tabù?
«Se in passato sembrava quasi un fatto naturale che una donna arrivata a una certa età dovesse mettere il pannolino, oggi per fortuna non è così. Grazie al vostro lavoro di sensibilizzazione ed informazione ed ai gruppi di sostegno avviene molto più spesso che persone con incontinenza si rivolgano all’urologo».
C’è abbastanza informazione su questo tema?
«Sicuramente di più rispetto a prima ma ancora non abbastanza. Le persone che soffrono di incontinenza e arrivano dal medico sono solo la punta dell’iceberg».
In molti casi subentra la vergogna?
«Sì ed è un peccato perché molte forme lievi di incontinenza non necessitano di trattamenti chirurgici, ma di piccoli accorgimenti nello stile di vita e una fisioterapia dedicata al potenziamento dei muscoli del pavimento pelvico che aiuta molto nelle forme d’incontinenza da stress. Inoltre, per le forme di incontinenza da urgenza, esistono farmaci per regolare l’attività della vescica. In alternativa, nei casi più gravi, ci sono una serie di altre procedure mininvasive. Nella nostra clinica effettuiamo, per esempio, un’infiltrazione di tossina botulinica che serve a bloccare quelle forme molto gravi d’incontinenza da urgenza. Il nostro centro è tra i pochi in Italia ad effettuare questo tipo di trattamento senza il bisogno di andare in sala operatoria, ma utilizza strumenti endoscopici flessibili e indolore. Poi vi è anche la neuromodulazione sacrale, anche essa una procedura in day hospital, impiegabile sia per problemi di incontinenza da urgenza che per la ritenzione urinaria. Si può fare molto, l’importante e esporre il problema al medico di base che ha il compito di indirizzare la paziente ai centri per la cura dell’incontinenza».
Quale è l’iter da seguire?
«Il primo passo è l’anamnesi: capire di che tipo di incontinenza si tratta. Successivamente possono essere richiesti degli esami più approfonditi, come ecografia e pap-test per identificare bene il problema ed escludere patologie più gravi».
Cosa si può fare in termini di prevenzione?
«Seguire uno stile di vita sano. Stare attenti a non aumentare di peso. Fare un’attività fisica, anche moderata e combattere la stitichezza».