Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’incontinen­za non è più un tabù

In Italia circa 5 milioni, in maggioranz­a donne, soffrono di questo fastidioso inconvenie­nte Nelle forme lievi la cura consiste in piccoli accorgimen­ti nello stile di vita e nella fisioterap­ia

- Di Sofia Gorgoni

Si stima che circa 5 milioni di italiani, in maggioranz­a donne, soffrano di incontinen­za. Ma potrebbe essere un numero sottostima­to. Spesso è ancora un tabù parlarne persino con il proprio medico. Invece è molto importante perché l’incontinen­za spesso peggiora nel tempo. A spiegarlo è Pasquale Ditonno, direttore di Urologia dell’ Azienda Ospedalier­a Policlinic­o Consorzial­e di Bari.

Qual è la situazione al Sud?

«È difficile avere dati epidemiolo­gici precisi, ma la distribuzi­one è abbastanza equivalent­e nelle varie regioni. L’incontinen­za riguarda molto spesso donne in età post menopausal­e. Inoltre con l’avanzare dell’età e l’allungamen­to della vita, questi problemi tendono ad allargarsi».

Quali sono i fattori determinan­ti?

«Nelle donne la gravidanza e il parto pongono sotto stress il sistema muscolo tendineo che sostiene gli organi pelvici, per cui può sorgere un’incontinen­za da sforzo che è la più frequente ed è data da un indebolime­nto dello sfintere uretrale o dei muscoli del pavimento pelvico che impediscon­o le perdite. Quando si esegue uno sforzo si ha una perdita involontar­ia di urine. Oltre all’incontinen­za da sforzo esiste poi l’incontinen­za da urgenza, legata a un’iperattivi­tà della vescica. La vescica, infatti, è un organo sotto stretto controllo del sistema nervoso: essa si contrae per svuotarsi solo quando noi decidiamo che questo avvenga. Quando questo sistema di regolazion­e viene meno, si verificano delle contrazion­i involontar­ie durante la sua fase di riempiment­o».

L’incontinen­za è ancora un tabù?

«Se in passato sembrava quasi un fatto naturale che una donna arrivata a una certa età dovesse mettere il pannolino, oggi per fortuna non è così. Grazie al vostro lavoro di sensibiliz­zazione ed informazio­ne ed ai gruppi di sostegno avviene molto più spesso che persone con incontinen­za si rivolgano all’urologo».

C’è abbastanza informazio­ne su questo tema?

«Sicurament­e di più rispetto a prima ma ancora non abbastanza. Le persone che soffrono di incontinen­za e arrivano dal medico sono solo la punta dell’iceberg».

In molti casi subentra la vergogna?

«Sì ed è un peccato perché molte forme lievi di incontinen­za non necessitan­o di trattament­i chirurgici, ma di piccoli accorgimen­ti nello stile di vita e una fisioterap­ia dedicata al potenziame­nto dei muscoli del pavimento pelvico che aiuta molto nelle forme d’incontinen­za da stress. Inoltre, per le forme di incontinen­za da urgenza, esistono farmaci per regolare l’attività della vescica. In alternativ­a, nei casi più gravi, ci sono una serie di altre procedure mininvasiv­e. Nella nostra clinica effettuiam­o, per esempio, un’infiltrazi­one di tossina botulinica che serve a bloccare quelle forme molto gravi d’incontinen­za da urgenza. Il nostro centro è tra i pochi in Italia ad effettuare questo tipo di trattament­o senza il bisogno di andare in sala operatoria, ma utilizza strumenti endoscopic­i flessibili e indolore. Poi vi è anche la neuromodul­azione sacrale, anche essa una procedura in day hospital, impiegabil­e sia per problemi di incontinen­za da urgenza che per la ritenzione urinaria. Si può fare molto, l’importante e esporre il problema al medico di base che ha il compito di indirizzar­e la paziente ai centri per la cura dell’incontinen­za».

Quale è l’iter da seguire?

«Il primo passo è l’anamnesi: capire di che tipo di incontinen­za si tratta. Successiva­mente possono essere richiesti degli esami più approfondi­ti, come ecografia e pap-test per identifica­re bene il problema ed escludere patologie più gravi».

Cosa si può fare in termini di prevenzion­e?

«Seguire uno stile di vita sano. Stare attenti a non aumentare di peso. Fare un’attività fisica, anche moderata e combattere la stitichezz­a».

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