Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Imprenditore suicida per debiti Tra gli usurai un ex carabiniere
Due arresti, c’è anche un boss il cui figlio si uccise a 13 anni per «punirlo»
Ha avuto in prestito
NAPOLI 50.000 euro, ne ha restituiti 100.000 solo di interesse ma non è riuscito a estinguere il debito. Per questo Giuseppe Giuliano, imprenditore attivo nel settore del recupero dei metalli, alla fine di luglio si è ucciso impiccandosi in un capannone della zona industriale di Giugliano. Ieri la polizia ha arrestato le due persone che gli avevano reso la vita impossibile. Una è Francesco Maglione, numerosissimi precedenti penali, a lungo uomo fidato del boss dei casalesi Francesco Bidognetti. L’altra è Vincenzo Barberisi, ex sottufficiale dei carabinieri oggi in congedo. Entrambi sono accusati di estorsione, il primo (che è imparentato con la moglie dell’imprenditore suicida) anche di morte come conseguenza di altro reato: il gip di Napoli Nord ha condiviso le valutazioni della Procura guidata da Francesco Greco. L’ex carabiniere, secondo l’accusa, ogni mese riceveva a casa propria il povero Giuliani che andava a consegnargli gli interessi e lo minacciava di pesanti ritorsioni se avesse tardato con i pagamenti.
Ma c’è una storia nella storia. Quella di Giuseppe Giuliani — la cui impresa, che portava avanti con il fratello, ormai non esiste più — non è l’unica morte che pesa sulla coscienza di Maglione. Nell’aprile del 2009, infatti, uno dei figli del pregiudicato, Vittorio, si uccise a 13 anni. E in un post su Messenger attribuì proprio al padre la responsabilità di quel gesto: «Adesso sei contento? Non ti rompo più». I rapporti con il genitore, probabilmente, erano così tesi che il ragazzo non riusciva a gestirli e a reggerli.
Che la famiglia Maglione fosse una famiglia difficile, del resto, era emerso già nel 2005, nel corso della prima faida di Scampia. Un altro figlio di Francesco, Sebastiano, all’epoca quindicenne, morì dopo avere tentato di rapinare la persona sbagliata: fu inseguito e ucciso con un colpo alla testa.
Anche Giuseppe Giuliani, come Vittorio Maglione, prima di suicidarsi ha scritto un messaggio: una lettera, stavolta, trovata dalla polizia, che ha fatto scattare le indagini. Gli agenti del commissariato di Giugliano-Villaricca hanno compiuto accertamenti bancari, perquisizioni, ascoltato persone informate sui fatti e acquisito tabulati telefonici e immagini riprese da telecamere di sorveglianza.
Giuseppe Giuliani aveva investito molto nella sua impresa. Ancora oggi è visibile il sito internet recuperometallidfr.it, che definisce l’azienda «leader in Campania per la demolizione auto e il recupero di materiali ferrosi»: «la Dfr è una realtà di riferimento per la rottamazione auto, il recupero e il trasporto di rottami in metallo, alluminio, rame, acciaio, piombo e ottone, oltre a materiali di risulta provenienti da cantieri e demolizioni. Eseguiamo i servizi con attrezzature idonee e sicure, sempre in perfette condizioni, per fornire ai clienti qualità e professionalità». Gli affari, però, nonostante gli sforzi andavano male. E il sogno di Giuseppe è finito un giorno di luglio.
La ricostruzione
Per un prestito di 50 mila euro la vittima ne aveva corrisposto il doppio e non bastava