Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ecco dove abitava l’Amica geniale: viaggio a Napoli est
Se avete letto e amato L’amica geniale di Elena Ferrante e siete in trepidante attesa dell’omonima serie tv (in onda dal 30 ottobre), non potete perdervi un ulteriore viaggio nei luoghi – stavolta più che mai reali e ricchi di riferimenti storici e toponomastici – che, collocati dietro le quinte, hanno nutrito ciò che poi è andato in scena tra le pagine della tetralogia che milioni di lettori hanno apprezzato.
Si tratta de I luoghi dell’amica geniale. La memoria scomparsa (pubblicato su Amazon), un viaggio trasversale, scritto a quattro mani da Maurizio Pagano e Francesco Russo, nel rione Luzzatti di Gianturco, periferia est di Napoli, dove, pur se mai nominato, è ambientato il romanzo della Ferrante, e dove i due autori, riecheggiando le vicissitudini delle due protagoniste Lila e Lenù, sono nati e cresciuti conservando intimamente il desiderio (realizzato) di scrivere insieme un libro che intrecciasse realtà e invenzione, luoghi e memoria, per recuperare tracce di storie e della Storia. Una guida sui generis per chiunque voglia affondare i piedi nel substrato immaginario dell’autrice, alla scoperta di un Rione che ha incarnato il più triste dei paradigmi: sviluppo, devastazione, abbandono. Verrà presentato oggi, alle 18, nella Sala Riunioni del Pd Campania in via Santa Brigida 51: con gli autori interverranno la presidente della Fondazione «Famiglia di Maria» Anna Riccardi, la vicepresidente Scabec Teresa Armato, il docente di storia Fabio Testa, il maestro Marco Rossi Doria, l’assessore all’Urbanistica Bruno Discepolo e il direttore artistico del teatro Nest Francesco Di Leva, moderati dalla giornalista Giuliana Covella.
Il racconto della coppia Paganoaiuterà Russo è la storia di una donna che ha perso la memoria e che, per tentare di ricostruirla, intraprende un viaggio senza direzione. A guidarla solo l’istinto e un paio di foto, una scattata nel 1952 e l’altra nel 1955. La donna senza nome e senza identità si ritrova per incanto proprio a Napoli, e precisamente nel rione Luzzatti, dove incontra chi, narrandole le vicende di quel luogo con i soli occhi del cuore, la a rimettere insieme parti di se stessa: «...le sembrò che da quei palazzi si affacciassero tante se stesse, di epoche differenti, che le indicassero chi fosse stata». Tra racconti e ricordi, identità nascoste e istinti rivelatori, la storia corre rapida verso la verità per soddisfare l’impazienza della protagonista che cerca risposta alla domanda eterna: «io chi sono?»: troverà l’identità perduta proprio interrogando i luoghi. Se la protagonista del racconto sfuma in una rarefatta ambiguità che lascia il lettore immerso in un’atmosfera straniante, la seconda parte del libro ricompone pezzi di storia reale. È infatti «un racconto approfondito dei luoghi del Rione – spiega Russo – realizzato con parole e immagini moderne e d’epoca, che mostrano il Rione come un piccolo mondo, un paese a sé stante». Gli autori fanno un ricco excursus dei luoghi-simbolo del Rione costruito a partire dal 1914: la biblioteca Andreoli, il cinema Rivoli, la chiesa di San Giuseppe Maggiore, la piscina olimpionica XXVIII ottobre. Ma soprattutto il primo e unico stadio di proprietà della Società Calcio Napoli, finanziato dal suo presidente Giorgio Ascarelli e distrutto dopo i bombardamenti del 1942 che lo trasformarono prima in discarica di macerie e poi in baraccopoli.