Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Estefania racconta Pop e protesta dal 1968 a oggi
Il 1968 è considerato uno spartiacque per le conquiste dei diritti civili con una lunga scia che arriva fino ad oggi. Joaquin Estefania, ex direttore del quotidiano spagnolo El Pais, ha dedicato a questo periodo della storia il suo ultimo libro Revoluciones. 50 anos de rebeldia. Il libro è stato presentato all’Istituto Cervantes di Napoli nell’incontro Pop e Protesta 1968-2018.
L’autore, insieme al suo interlocutore, il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico, ha tracciato un quadro delle peculiarità e delle conseguenze che il movimento rivoluzionario ha avuto in Italia e in Spagna.
«Ho deciso di scrivere questo libro dopo aver visto La meglio gioventù, un film che mostra attraverso la storia di una famiglia le contraddizioni di questo periodo» ha spiegato Estefania.
Lo spunto era italiano dunque, ma il giornalista ha raccontato soprattutto la Spagna che in quel periodo subiva la dittatura senza partiti politici e sindacati, elementi che in Italia hanno invece un ruolo importante. A partire da tante acquisizioni positive dal cambiamento delle relazioni nei rapporti familiari e allo sviluppo di un nuovo protagonismo delle donne grazie al femminismo.
Il dibattito si è spostato, poi, sulla reazione ai movimenti e sull’eredità delle lotte dei giovani degli anni ‘60. Secondo Estefania, in stati come la Francia e l’Italia, il dopo-’68 ha visto lo sviluppo di movimenti reazionari e l’affermazione degli stessi, come la vittoria di De Gaulle in Francia. Nel nostro Paese, invece, sono seguiti gli anni di piombo e la strategia della tensione. «In Spagna — ha detto il giornalista — poiché la dittatura di Franco è finita nel 1975, è come se il ‘68 fosse durato per 7 anni».
E oggi? «In campo culturale — ha concluso Estefania — i passi avanti sono stati molti, eppure il presente ci racconta di un fallimento. La mia generazione — infatti — è stata la prima a non vedere la guerra. Eppure i ragazzi di oggi vivono nella precarietà e non hanno un’ideologia definita né Paesi di riferimento, come per noi erano Cuba e la Cina. Si sta assistendo poi ad un’ondata di ritorno della destra che è agli antipodi dei valori di libertà e uguaglianza del 68».