Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tognano, Fiano della Rocca dalle grandi prospettive
Ricorda nei suoi scritti Fiorenzo Iannino, professore di materie letterarie e appassionato studioso della storia irpina, che già in epoca rinascimentale i principi Filangieri, feudatari di Lapio, incentivavano la produzione dall’uva fiano di un vino bianco leggermente abboccato. Era l’antenato del moderno Fiano di Avellino docg, che ha opportunamente perso la leggera tendenza al dolce, affermandosi come vino secco da invecchiamento, in grado di acquisire col passare degli anni accenti e sfumature davvero incredibili. Dopo l’iniziale ispirazione ai fiano storici, cioè abboccati, Ercole Zarrella, titolare della Rocca del Principe, ha poi immaginato le bottiglie in chiave «prospettica» (sua la definizione che prendo in prestito volentieri). I suoi Fiano hanno bisogno di tempo per tirare fuori, un po’ alla volta, tutto il potenziale solo intuibile al momento della commercializzazione. La storiografia locale insegna anche che la contrada di Tognano, insieme con la limitrofa Arianiello, è stata da sempre indicata come particolarmente vocata per la viticoltura. E proprio in un vigneto di proprietà, ubicato in quell’area, nasce l’omonimo cru. Il vino dell’annata 2016 è da poco arrivato sugli scaffali delle enoteche, nella piena osservanza della filosofia del produttore che preferisce riservare alle bottiglie un opportuno periodo di riposo in cantina. Il colore è paglierino, non eccessivamente carico, arricchito da riflessi verdolini. Limpido e abbastanza consistente, a dispetto del millesimo certamente più «diluito» del precedente e del successivo. Il naso è leggermente chiuso. Il bouquet tuttavia è molto fine, e si regge sull’asse fiori-peratostature: una dimensione aromatica embrionale dalla quale nascerà la crisalide. Ha un corpo definito, è secco, fresco e sapido. Lungo il sorso che rimanda agli agrumi e al miele. Destinato a un’interessante evoluzione. Da bere sui primi piatti con sughi marinari come gli spaghetti allo scorfano.