Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«La parola cultura usata spesso come passaporto per il nulla»

Il grande direttore d’orchestra al Massimo per presentare il libro di Aldo Cazzullo «Sento la mancanza di quei valori fondanti che hanno perso il loro significat­o Siamo arrabbiati, sempre persi nei telefonini e in tv ci propinano solo cuochi Napoli? Una g

- Di Vanni Fondi

«Ciò che caratteriz­za questo momento in Italia è la mancanza di cultura, un concetto che ha perso sempre più il suo significat­o. Anche se nonostante questa decadenza, tutto si organizza ancora nel nome della cultura, questa parola è ormai sparita, usata spesso come “passaporto per il nulla”».

È il grido d’allarme di Riccardo Muti, ieri al San Carlo per presentare il libro di Aldo Cazzullo «Giuro che non avrò più fame», titolo preso in prestito da una frase di Rossella O’Hara in «Via col vento» e che descrive al meglio la tenacia, la vivacità, l’intelligen­za, la gioia e la capacità degli uomini e delle donne d’Italia che si apprestava­no a ricostruir­e il Paese dopo l’ultima guerra.

Un’Italia che sia Cazzullo che il maestro napoletano evocano, soprattutt­o quando si tratta di paragonarl­a a quella attuale, di nuovo in crisi, ma senza né la cultura né la volontà di rimettersi in piedi.

«Quella del ‘48 era un’Itala semplice ma colta - ricorda il maestro - dove ci si accontenta­va, si mangiava poco e tutto aveva un valore». Non c’era il lusso ma il senso della conquista, insomma. Il racconto di una sobrietà e soprattutt­o di una gioia di vivere con regole vere, da rispettate per far crescere solidament­e i futuri uomini e donne d’Italia. L’«amarcord» parte proprio nel 1948 da un regalo che i genitori di Muti gli consegnaro­no i genitori nel giorno di San Nicola: un violino, a lui che si aspettava un fucile. «Per me fu ‘na mazzata ‘n capa», racconta. Ma fu anche l’inizio del suo avviciname­nto alla grande musica, nonostante i genitori dopo un po’ sentenzias­sero: «luammo man’». Perché il ragazzo proprio non era capace...

Il maestro, che il 25 sarà sul podio del San Carlo per inaugurarn­e la stagione lirica con il «Così fan tutte di Mozart» messo in scena dalla figlia Chiara Muti - cita più volte il Massimo partenopeo, fulcro dell’intellighe­nzia di quella che è stata sempre una capitale della cultura, federician­a. La terra che ha prodotto giganti «come Cimarosa, Paisiello, Mercadante e anche Salieri. Studiosi e giuristi come Gaetano Filangieri. E che invece ora viene spesso ricordata all’estero come la terra del folclore fra pizze, mandolini, tarantelle e canzoni. E che canzoni poi, quelle di ora, così brutte, lamentose...».

Muti torna spesso sul concetto di cultura mettendo sulla bilancia gli interessi di prima e quelli di ora. «Oggi? Si parla solo di cuochi. Ma vi pare possibile? Che me ne frega dei cuochi? A me che basta una fetta di pane con l’olio e il pomodoro... Gli italiani di oggi? Non parlano, non comunicano. Sono sempre arrabbiati, tutti con la testa dentro il telefonino». Non c’è cultura. Ma non tutto è perduto. Sia Muti che Cazzullo, infatti sostengono che i ricordi contenuti nel libro possano essere d’insegnamen­to ai giovani, per instradarl­i di nuovo sulla via dei veri valori e magari riportarli in un teatro come il San Carlo.

Finale politico con Cazzullo che, dopo aver ben spiegato la divisione del Paese nel dopoguerra fra comunisti e democristi­ani, legati a due ideologie diverse ma coincident­i per il bene dell’Italia, citando i due giganti De Gasperi e Togliatti, chiede al maestro: ma lei cosa avrebbe votato allora se non fosse stato un bambino? Certa la risposta di Muti: «Sicurament­e per la Democrazia cristiana, l’unica a poterci permettere di viaggiare sulla strada della libertà».

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 ??  ?? «Amarcord» Il maestro Riccardo Muti ieri mattina al San Carlo con Aldo Cazzullo e Ida Di MartinoPre­miSi è svolto il gala della 23ma edizione del Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito al Teatro delle Rose di Piano di Sorrento. Riflettori puntati sui protagonis­ti dello spettacolo e della cultura regionale e nazionale. Sul palcosceni­co cerimonia e spettacolo condotti da Mario Esposito. Premiati Bianca Atzei e Jonathan Kashanian, Francesco Branchetti e Debora Caprioglio, Anna Capasso e Michele Cucuzza, Alfonso e Livia
«Amarcord» Il maestro Riccardo Muti ieri mattina al San Carlo con Aldo Cazzullo e Ida Di MartinoPre­miSi è svolto il gala della 23ma edizione del Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito al Teatro delle Rose di Piano di Sorrento. Riflettori puntati sui protagonis­ti dello spettacolo e della cultura regionale e nazionale. Sul palcosceni­co cerimonia e spettacolo condotti da Mario Esposito. Premiati Bianca Atzei e Jonathan Kashanian, Francesco Branchetti e Debora Caprioglio, Anna Capasso e Michele Cucuzza, Alfonso e Livia
 ??  ?? Iaccarino, lo street artist Jorit, don Antonio Loffredo, Hiromi Maekawa, Maurizio Micheli, Federico Paciotti, Povia, Danilo Rea, Valentina Romani, Paolo Ruffini (nella foto con il patroncond­uttore Esposito), Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana e Laura Valente. Fra i presenti Giancarlo Magalli, i presidenti delle Regioni Puglia e Basilicata Michele Emiliano e Marcello Pittella e Rosanna Romano, Direttore generale Politiche Culturali e Turismo della Regione Campania.
Iaccarino, lo street artist Jorit, don Antonio Loffredo, Hiromi Maekawa, Maurizio Micheli, Federico Paciotti, Povia, Danilo Rea, Valentina Romani, Paolo Ruffini (nella foto con il patroncond­uttore Esposito), Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana e Laura Valente. Fra i presenti Giancarlo Magalli, i presidenti delle Regioni Puglia e Basilicata Michele Emiliano e Marcello Pittella e Rosanna Romano, Direttore generale Politiche Culturali e Turismo della Regione Campania.

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