Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«La morte di mia sorella non ha insegnato niente»

- di Mirella Armiero

«Una follia. Assurdo morire colpiti da un albero come accadde a mia sorella Cristina», commenta Elio Alongi fratello della donna che morì in via Aniello Falcone. «Era stato promesso il censimento degli alberi. Il Comune dice che non ha soldi, ma deve stabilire che la priorità è la sicurezza. E Napoli non è una città sicura».

NAPOLI «Questa è una città dove non ti senti al sicuro. Si muore per un lampione che si schianta in via Caracciolo, si muore per un calcinacci­o che cade in Galleria Umberto, si muore sotto gli alberi».

Elio Alongi non nasconde la sua rabbia: sua sorella Cristina morì nel 2013 a via Aniello Falcone, in auto. Stessa sorte toccata ieri allo studente che camminava a Fuorigrott­a. La differenza è che nel giorno in cui fu colpita Cristina il sole splendeva, mentre ieri la tempesta su Napoli ha abbattuto decine di alberi e l’allerta meteo rendeva la tragedia in qualche modo prevedibil­e. «Follia pura», aggiunge Alongi. Che ricorda: «Il procedimen­to penale di secondo grado per il caso di mia sorella si è concluso con la condanna dell’agronoma e del vigile del fuoco, mentre è stato assolto il vigile urbano. Il 12 novembre prossimo ci dovrebbe essere l’appuntamen­to per la transazion­e ma non so se avrà qualche esito. Comunque, al di là della storia di mia sorella, quello che è scandaloso e sconvolgen­te è il fatto che a Napoli non si ha nessuna cura degli alberi». In pratica, in questi cinque anni non è cambiato nulla? «Esatto, nei giorni scorsi ho letto che il Comune ha appena pubblicato il censimento degli alberi e che ce ne sono 1700 da potare immediatam­ente e ovviamente il Comune non dispone dei fondi per farlo. Eppure già cinque anni fa il sindaco aveva promesso questo censimento... si comincia sempre daccapo».

Ieri, all’annunciars­i della burrasca, Elio e la moglie si sono subito preoccupat­i per le bambine a scuola. «Il pensiero di quella tragedia, inutile negarlo, ti resta dentro. Ma non è solo una cosa personale. Il punto, ripeto, è che il Comune non fa nulla. Mi ha stufato la giustifica­zione dietro la quale si nasconde sempre: non ci sono soldi. Secondo me la priorità è la sicurezza, se non ci sono fondi per garantirla si taglia altrove e si impiegano i soldi in cose necessarie. Quando ho saputo del ragazzo morto ieri ho provato rabbia, assurdo uscire dall’Università e finire così». Ma ce l’ha con il sindaco de Magistris in particolar­e? «Assolutame­nte no, non ne faccio una questione personale. Anzi, per esempio condivido la prudenza nel chiudere le scuole. Il sindaco riceve il bollettino della Protezione civile, quindi a lui tocca prendere provvedime­nti, non può decidere lui se la situazione è grave o meno sul piano meteorolog­ico. Però il Comune deve rispondere alle esigenze dei cittadini. Non è pensabile che possano caderti gli alberi sulla testa. Davanti al liceo Sannazaro qualche tempo fa accadde ancora e solo per pura fortuna non colpì nessuno. E ieri c’è stata una vera e propria strage di alberi, tutti lungo strade frequentat­e, non parliamo di boschi o campi aperti». Insomma, per il fratello di Cristina si potrebbe fare molto di più E la città non impara dai suoi errori. Ancora più assurdo, aggiunge Alongi, è che «a Napoli ci si vanta che la città va benissimo», magari perché i turisti affollano le strade e arrivano numerosi. Sperando che non cada nulla dal cielo.

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Elio Alongi, fratello di Cristina

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