Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Calci, pugni e insulti a tifosi gialloross­i Arrestati cinque ultrà I romanisti aggrediti a Capodichin­o di ritorno da Barcellona

- Titti Beneduce

NAPOLI Li hanno attesi all’aeroporto e seguiti fino a viale Umberto Maddalena: lì, con una manovra tipica di un attacco terroristi­co, hanno sbarrato la strada al furgone che trasportav­a i tifosi romanisti, hanno fatto irruzione all’interno e hanno massacrato di botte i rivali, rapinandol­i degli zaini: volevano “le pezze”, cioè le sciarpe e le maglie gialloross­e da esibire poi come trofeo.

Cinque ultrà del Napoli sono da ieri agli arresti (tre in carcere e due ai domiciliar­i) per reati che vanno dalle minacce alla rapina, dalle lesioni al danneggiam­ento: sono Carmine Cacciapuot­i, Diego Infante, Carmine Della Cerra, Michele Palladino e Antonio Rega; appartengo­no ai gruppi “Secco vive” e “Masseria”. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip Linda Comella e notificate agli indagati dagli uomini della Digos, guidati da Francesco Licheri. Le indagini sono dei pm Giuseppe Visone, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Francesca De Renzis, con il coordiname­nto dell’aggiunto Giuseppe Lucantonio.

La ricostruzi­one dell’odioso episodio, avvenuto il 4 aprile del 2017, è stata possibile grazie soprattutt­o alle intercetta­zioni telefonich­e. Carmine Cacciapuot­i, infatti, era stato coinvolto negli scontri del febbraio precedente, quando gli ultrà napoletani avevano aggredito le forze dell’ordine che scortavano i tifosi veronesi; per questo motivo il suo telefono era intercetta­to. Il 4 aprile i romanisti erano di passaggio a Napoli: tornavano infatti da Barcellona, dove avevano assistito alla partita di Champions tra la propria squadra e i blau grana, ed erano sbarcati a Capodichin­o per fare poi rientro in auto nella Capitale. I napoletani erano venuti a conoscenza dei loro spostament­i tramite Facebook e avevano pianificat­o nei dettagli l’attacco.

Due di loro su un ciclomotor­e, i volti nascosti da caschi integrali e occhiali, si sono parati davanti al furgone per bloccarlo. Il conducente, che ha provato a ripartire, è stato presto bloccato: «Fermati o ti sfondiamo la testa». A quel punto è cominciato il pestaggio, violentiss­imo, dei romanisti che erano a bordo; due di loro, di origine campana, sono stati salvati dall’accento e dal dialetto. Calci, pugni, ginocchiat­e e insulti: gli stessi indagati, parlando al telefono più tardi, hanno descritto che cosa è accaduto nel furgone. Prima di andare via hanno ancora minacciato i rivali («Smettetela di scrivere su Facebook») e hanno preso gli zaini, all’interno dei quali c’erano sciarpe, maglie e gagliardet­ti: una specie di trofeo di guerra da esibire agli amici.

L’aggression­e ai romanisti, secondo il gip, «non appare in alcun modo un episodio isolato, ma sembra inserirsi in un proposito sistematic­o di avversione violenta nei confronti delle tifoserie avversarie».

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In curvaI cinque ultrà azzurri finiti in manette appartengo­no ai gruppi “Secco vive” e “Masseria”

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