Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il luogo & la storia Griglie al Plebiscito, i lavori del metrò hanno «colpito» l’unica area storica

Il cantiere insiste sulla zona progettata da Bianchi con i basoli vesuviani e il marmo di Bellona

- di Rossana Di Poce

L’assetto di piazza del

NAPOLI Plebiscito è il risultato di un compromess­o storico, al centro di numerose proposte di riprogetta­zione da anni. La sua pavimentaz­ione è parte integrante fondamenta­le del segno architetto­nico e l’impianto di un cantiere per un’opera importante come la Linea 6 della metropolit­ana, doveva tener conto del probabile scontro istituzion­ale e di interessi che si sarebbe sollevato intorno a due istanze prevedibil­i, una conservati­va e l’altra di ammodernam­ento.

Il Corriere del Mezzogiorn­o si è occupato approfondi­tamente dell’argomento, impegnando­si in una battaglia che alla fine ha portato il MiBac a bloccare i lavori. Piazza del Plebiscito misura oltre 25 mila metri quadrati suddivisi in due parti salienti: l’emiciclo — contenuto entro i bracci del colonnato — e il piazzale, delimitato tra i palazzi della Prefettura e Salerno fino al Palazzo Reale. Le due parti della Grande Piazza murattiana, hanno però storie diverse. Quando il trentenne ingegner Pietro Bianchi da Lugano venne a Napoli, già architetto dei beni farnesiani a Roma, lo fece su raccomanda­zione diretta di Antonio Canova. Era il 1816, e appena arrivato su invito ufficiale di re Ferdinando II, immediatam­ente stilò le sue Osservazio­ni sopra i due progetti della chiesa da costruire al largo di Palazzo

in cui criticava i progetti dei suoi predecesso­ri, Leopoldo Laperuta e Giuliano de Fazio, per San Francesco di Paola.

Quando gli fu affidato il progetto della chiesa — inaugurata nel 1836 — e della piazza che ne è parte integrante, si circondò di maestranze e manovalanz­e del Nord, che ovviamente lo resero ancor più inviso all’ambiente partenopeo fino alla sua morte, nel 1849. In quel momento, e lasciando da parte giudizi sull’operato del Bianchi, la pavimentaz­ione della piazza risultava lastricata coi basoli vesuviani e i disegni delle fasce bianche di Bellona nell’emiciclo, mentre il piazzale rimase in battuto di terra per le truppe, intervalla­to da 5 fascecadit­oie di Bellona che corrono parallele alla facciata di Palazzo Reale. La sceltacomp­romesso — nonostante i disegni della piazza siano più complessi a partire già dal 1816 — è forse il risultato di un accomodame­nto in corsa che finì per preferire la monumental­izzazione solo dello spazio innanzi alla chiesa. Fino al 1927, al centro del battuto e tra le fasce di marmo era posta la Fontana del Serino, poi rimossa.

Negli anni Trenta il piazzale è finalmente coperto da grandi lastre di calcestruz­zo e solo in occasione del G7 del 1994 furono posti in opera i cubetti di pietra vesuviana montati ad arco alternati a fasce di basoli quadrangol­ari (per una ricostruzi­one dei fatti e planimetri­e: Piazza del Plebiscito e la città a cura di Aldo Capasso, Clean 2018). Secondo molti studiosi, quella dei cubetti fu una soluzione poco meditata e non filologica, che però permise di pedonalizz­are l’intera piazza rispettand­one la storia nel progetto bassolinia­no che riconsegnò alla città il suo spazio simbolo. Venendo all’oggi, mentre l’emiciclo è risultato del lavoro di Pietro Bianchi, il piazzale è frutto di un compromess­o: le fasce-caditoie di Bellona di 80 centimetri convoglian­o le acque pluviali e sono le sole storicizza­te tra cubetti e lastre basolate.

Le ormai famose griglie di aereazione (una di 4x5 metri e l’altra di 1.5x1) insistono proprio nell’emiciclo storicizza­to del Bianchi — cioè nell’unica parte disegnata e realizzata ai tempi dei Borbone — mentre il geologo Riccardo Caniparoli — lo stesso che da decenni sottolinea il problema idrogeolog­ico della Riviera di Chiaia e della Villa Comunale, a cui i fatti e le sentenze di tribunale hanno dato ragione — ravvisa un problema idrogeolog­ico proprio in quel punto, circa la galleria che sigillereb­be «la falda di risalita dell’acqua termominer­ale del Beverello», mettendo in serio pericolo la staticità del colonnato. Certamente va trovata una soluzione immediata e di buon senso: senza perforare piazza Carolina, forse spostandos­i di qualche decina di metri sul piazzale tra le fasce di Bellona potrebbe essere tutto più semplice? Peccato non averci pensato prima.

La critica

Il geologo Caniparoli ravvisa un problema di tipo idrogeolog­ico proprio in quel punto

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 ??  ?? Cantiere Sopra, i lavori, fermati dal MiBac, in piazza del Plebiscito per la realizzazi­one delle grate di aerazione del metrò Linea 6 A destra i due progetti dell’ingegner Pietro Bianchi (uno del 1816, l’altro ra il 1832 e il 1836) che «disgenano» l’emiciclo della chiesa di San Francesco di Paola. Quando gli fu affidato il progetto della chiesa. inaugurata nel 1836, e della piazza che ne è parte integrante, Bianchi si circondò di maestranze e manovalanz­e del Nord
Cantiere Sopra, i lavori, fermati dal MiBac, in piazza del Plebiscito per la realizzazi­one delle grate di aerazione del metrò Linea 6 A destra i due progetti dell’ingegner Pietro Bianchi (uno del 1816, l’altro ra il 1832 e il 1836) che «disgenano» l’emiciclo della chiesa di San Francesco di Paola. Quando gli fu affidato il progetto della chiesa. inaugurata nel 1836, e della piazza che ne è parte integrante, Bianchi si circondò di maestranze e manovalanz­e del Nord
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