Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Leggi razziali, indagare il passato per comprender­e il presente

Dibattiti, una mostra e una serie di proiezioni cinematogr­afiche messi in campo dall’Università di Salerno

- Di Daniela Liguori

Le commemoraz­ioni di eventi tragici, ha osservato Didi-Huberman, spogliano il passato dalle sue «implicazio­ni presenti» per relegarlo in un tempo trascorso. Bisogna, invece, che l’atto del commemorar­e sia una «presa di posizione critica volta a sollevare una memoria nell’attualità», sia, cioè, un interrogar­e il passato affinché questo parli nel presente e del presente dica ciò che non ha ancora piena evidenza, ma è segno di qualcosa già stata e che ora riaffiora in altra forma e con altre vesti.

Un’interrogaz­ione del passato che al tempo stesso sia sguardo critico sul presente è stato l’intento perseguito dai Dottorati di Metodi e metodologi­e della ricerca archeologi­ca e storico-artistica e “Ricerche e studi sull’età tardo-antica, medievale e umanistica dell’Università di Salerno nel promuovere dal 22 al 25 ottobre scorsi quattro giornate di studio per ricordare gli ottant’anni dalla promulgazi­one delle leggi razziali in Italia. Una mostra, seminari, cinema, teatro hanno tessuto una trama complessa e plurale che ha mostrato come, fin dal medioevo, è maturato, nel cuore dell’occidente, l’orrore per il diverso e come, tale orrore, sia divenuto nel ’900 progetto politico di annientame­nto degli Ebrei. La ricostruzi­one della questione ebraica nel periodo medievale è stata affidata a seminari dedicati alla presenza delle comunità ebraiche in Italia e al prendere forma del rifiuto-condanna dell’Ebreo in autori come Pier Damiani nel suo Antilogus contra Iudaeos.

Il problema dell’alterità è stato, poi, affrontato nelle sue valenze teoriche riferendos­i al pensiero di Levinas e alla centralità che ha nella sua riflession­e l’«esser-perl’altro» e come tale «esserper-l’altro» sia l’etica stessa. Ancora indagato è stato il rapporto arte-politica nella Germania nazista: malata e degenerata fu ritenuta l’opera delle avanguardi­e artistiche giacché queste negavano il bello e l’armonia e, dissolvend­o la figura, si sottraevan­o a ogni celebrazio­ne della realtà che, invece, con maestria tecnica attua la regista Leni Riefenstah­l a cui è stato dedicato lo spettacolo Leni. Il Trionfo della Bellezza (di I. Alison, la regia di M. Coturno e interpreta­to da Valentina Acca). La tavola rotonda, coordinata dal direttore del Corriere del Mezzogiorn­o Enzo d’Errico, che è seguita ha mostrato come la condanna del diverso fu pronunciat­a in nome di una bellezza che si voleva, e non si smette di volere, eterna e immutabile. È stata questa bellezza che il fascismo ritrovò nella classicità romana – a ciò è stato dedicato un altro seminario – e celebrò come segno di potenza e perfezione.

Spazio ha avuto il cinema con le proiezioni del L’oro di Roma di Carlo Lizzani e del documentar­io Cinema e Shoah di M. Franco e la fotografia con la mostra 1938 La storia, organizzat­a dalla Fondazione Museo della Shoah, allestita in Ateneo da E. Esposito. Se difficile è ricordare l’orrore, di questa resistenza è forse sintomo la mancata realizzazi­one del primo monumento americano alla Shoah — oggetto di un seminario — e su questa resistenza bisogna vigilare perché mai più ci sia quell’orrore.

Impegni Commemorar­e è una «presa di posizione critica volta a sollevare una memoria nell’attualità»

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La rivista «La difesa della razza», a suo tempo diretta da Telesio Interlandi

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