Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Leggi razziali, indagare il passato per comprendere il presente
Dibattiti, una mostra e una serie di proiezioni cinematografiche messi in campo dall’Università di Salerno
Le commemorazioni di eventi tragici, ha osservato Didi-Huberman, spogliano il passato dalle sue «implicazioni presenti» per relegarlo in un tempo trascorso. Bisogna, invece, che l’atto del commemorare sia una «presa di posizione critica volta a sollevare una memoria nell’attualità», sia, cioè, un interrogare il passato affinché questo parli nel presente e del presente dica ciò che non ha ancora piena evidenza, ma è segno di qualcosa già stata e che ora riaffiora in altra forma e con altre vesti.
Un’interrogazione del passato che al tempo stesso sia sguardo critico sul presente è stato l’intento perseguito dai Dottorati di Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica e “Ricerche e studi sull’età tardo-antica, medievale e umanistica dell’Università di Salerno nel promuovere dal 22 al 25 ottobre scorsi quattro giornate di studio per ricordare gli ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia. Una mostra, seminari, cinema, teatro hanno tessuto una trama complessa e plurale che ha mostrato come, fin dal medioevo, è maturato, nel cuore dell’occidente, l’orrore per il diverso e come, tale orrore, sia divenuto nel ’900 progetto politico di annientamento degli Ebrei. La ricostruzione della questione ebraica nel periodo medievale è stata affidata a seminari dedicati alla presenza delle comunità ebraiche in Italia e al prendere forma del rifiuto-condanna dell’Ebreo in autori come Pier Damiani nel suo Antilogus contra Iudaeos.
Il problema dell’alterità è stato, poi, affrontato nelle sue valenze teoriche riferendosi al pensiero di Levinas e alla centralità che ha nella sua riflessione l’«esser-perl’altro» e come tale «esserper-l’altro» sia l’etica stessa. Ancora indagato è stato il rapporto arte-politica nella Germania nazista: malata e degenerata fu ritenuta l’opera delle avanguardie artistiche giacché queste negavano il bello e l’armonia e, dissolvendo la figura, si sottraevano a ogni celebrazione della realtà che, invece, con maestria tecnica attua la regista Leni Riefenstahl a cui è stato dedicato lo spettacolo Leni. Il Trionfo della Bellezza (di I. Alison, la regia di M. Coturno e interpretato da Valentina Acca). La tavola rotonda, coordinata dal direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico, che è seguita ha mostrato come la condanna del diverso fu pronunciata in nome di una bellezza che si voleva, e non si smette di volere, eterna e immutabile. È stata questa bellezza che il fascismo ritrovò nella classicità romana – a ciò è stato dedicato un altro seminario – e celebrò come segno di potenza e perfezione.
Spazio ha avuto il cinema con le proiezioni del L’oro di Roma di Carlo Lizzani e del documentario Cinema e Shoah di M. Franco e la fotografia con la mostra 1938 La storia, organizzata dalla Fondazione Museo della Shoah, allestita in Ateneo da E. Esposito. Se difficile è ricordare l’orrore, di questa resistenza è forse sintomo la mancata realizzazione del primo monumento americano alla Shoah — oggetto di un seminario — e su questa resistenza bisogna vigilare perché mai più ci sia quell’orrore.
Impegni Commemorare è una «presa di posizione critica volta a sollevare una memoria nell’attualità»