Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Slomo Mintz: la mia libertà parte dall’Italia «Salvare un violino è salvare una memoria»

- Dario Ascoli

«Il mio primo ricordo dell’Italia risale a molti anni fa quando mio padre, un migrante in fuga dall’Unione Sovietica dove era stato prigionier­o politico in Siberia, condusse tutti noi in Israele, facendo tappa in Italia, dalla quale viaggiammo poi in nave. Era un viaggio di libertà carico di molti significat­i che avrei compreso più tardi, perché a quel tempo per me era un ritrovarsi in famiglia e muoversi verso una terra da sentire nostra». Così, il grande violinista Shlomo Mintz, nato nel 1957 in una famiglia di ebrei russi emigrati quando aveva appena due anni, che stasera sarà protagonis­ta, insieme con il pianista Sander Sittig, al Teatro Sannazaro alle 20,30 per l’Associazio­ne Alessandro Scarlatti. «Ho consapevol­ezza dell’accoglienz­a e della competenza del pubblico di Napoli, città che amo per sensibilit­à e che ha come beniamino il maestro Zubin Mehta, al quale sono molto legato. È un musicista e un uomo fantastico per l’impegno e per i valori che ispirano la sua vita dedicata all’umanità indistinta­mente. È stato lui a lanciarmi nella mia carriera internazio­nale quando avevo 12 anni». Il concerto di stasera prevede la Sonata in si bemolle maggiore per violino e pianoforte, K 454 di Mozart, Poème Op.25 di Chausson, la Sonata n.3 in re minore op.108 di Brahms e Capriccio basco e Carmen Fantasy op.25 di Sarasate. Il maestro Mintz ha scelto di suonare a Napoli su un violino italiano della bottega di Stradivari, ma+ il virtuoso russo ha anche altre predilezio­ni di anima per strumenti speciali. «Ho provato intensa emozione nel suonare due violini costruiti negli anni venti del ‘900 e che si direbbero senza autore, ma la particolar­ità è che quei due violini provengono dai 28 strumenti che Amon Weinstein, un liutaio di Tel Aviv, ha recuperato e restaurato tra quelli che si suonavano ad Auschwitz. In quella situazione di annientame­nto della personalit­à, tra le tante angherie c’era anche quella di organizzar­e un’orchestra per accompagna­re musicalmen­te i prigionier­i che si recavano al lavoro». Weinstein ha ridato voce a strumenti che testimonia­no la tragedia della Shoah e il maestro Mintz afferma: «Salvare un violino è salvare una memoria e anche se non equivale a salvare una vita, vuol dire mantenere viva una voce di libertà e di amore. La mia vita consiste nel salvare non solo i violini, ma la speranza nella giustizia, mi vedo come chi debba coniugare rispetto per la persona e per la musica».

Concerto Il virtuoso impegnato in un concerto della stagione della Scarlatti

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