Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lo skipper di Mascalzone Latino torna nel suo stadio del Mare
Paolo Scutellaro, vomerese, ha 5 titoli mondiali Sarà il team manger di «Macchia mediterranea»
La sua nuova avventura in mare ha i colori della Macchia Mediterranea e il guidone del Real Yatch Club Canottieri Savoia. Paolo Scutellaro, vomerese di 51 anni, è il team manager scelto dall’armatore Giampiero Russo per un progetto che vuole rilanciare Napoli nell’agone velico nazionale e internazionale. Oltre 40 anni di esperienza velica, cinque titoli mondiali oltre a svariati titoli europei e italiani e la partecipazione all’America’s Cup nel 2001 quale team manager di Mascalzone Latino, fanno di Paolo Scutellaro uno dei velisti napoletani più conosciuti al mondo. E più blasonati.
Nell’avventura di Macchia Mediterranea, fortemente voluta dall’armatore Giampiero Russo, patron della omonima azienda di Casandrino, una delle più conosciute nel campo della produzione di pelli di alta qualità, Scutellaro è coadiuvato dal capitano Vittorio Ammutinato, shore manager con oltre 40 anni di esperienza velica e 25 anni nella cantieristica navale. Macchia Mediterranea è un TP 52, puro racer, costruita con le tecniche più all’avanguardia che ne garantiscono elevate performance veliche, una barca nata per poter competere ad altissimi livelli nelle regate della prossima stagione.
«Il team è ormai definito al 70 per cento – racconta Scutellaro – ed è tutto napoletano. Abbiamo voluto offrire l’opportunità ai giovani talenti della nostra città di poter fare esperienza confrontandosi con situazioni più professionali. Un gruppo di lavoro che dovrà crescere sul campo, con un team a bordo di 14-15 elementi, più quelli che operano a terra per le comunicazioni, per rendere più visibile il progetto. Parteciperemo ad almeno sei grandi regate, a partire dalla Tre Golfi».
Che resta una delle manifestazioni veliche più importanti organizzate a Napoli. Città di mare che, a volte, sembra dimenticare il suo bene più prezioso. E come lo si possa sfruttare al meglio anche grazie ad eventi di rilievo mondiale come lo furono le sfide delle World Series del 2013 per l’America’s Cup. «Abbiamo un bacino di spettatori enorme grazie a un meraviglioso lungomare, tre volte superiore a quello che può vantare Trieste con la sua Barcolana, eppure non riusciamo a creare un evento della stessa importanza mediatica, che possa nascere e crescere nel tempo fino a diventare centrale nel calendario internazionale. Il Golfo di Napoli è un meraviglioso stadio del mare, portato alla ribalta mondiale dalle Olimpiadi del 1960, ma guarda caso messo da parte perfino nell’ipotesi non andata in porto di nuovi Giochi a Roma. Non c’è progetto o organizzazione di lungo termine, non c’è cultura del mare. Quando è stato il momento, ho lottato invano per poter portare la Coppa America a Napoli. Poteva essere una grossa opportunità per la nostra città, fu scelta Valencia e avete visto tutti come ha saputo approfittare dell’occasione. Proprio come accadde per Barcellona ai tempi delle Olimpiadi».
Scutellaro è vomerese, ma dalla collina è stato breve il passo che lo ha portato verso il mare. «Del resto come si fa a non ammirarlo, a desiderarlo scendendo per via Aniello Falcone dice sorridendo il velista – Mio padre mi ha fatto salire per la prima volta su una barca a sette anni, non ne sono sceso più». Facendo coesistere l’amore per lo sport con lo studio.
«Sia pure a volte con grandi difficoltà – racconta – non è stato così facile. Ho frequentato il liceo classico al Pansini, poi Economia e Commercio quando la sede era in via Partenope e io potevo ancor più godere della vista del mare. Sono diventato consulente aziendale, mi occupo di gestione delle risorse umane, tengo corsi di team management quasi sempre lontano da Napoli».
Ha viaggiato molto, Scutellaro. Fin da piccolo. «Da bambino ho vissuto negli Stati Uniti, a Seattle, mio padre lavorava alla Boeing. A sette anni siamo tornati in Italia e mi sono innamorato del mare. Ho sempre viaggiato, ho vissuto a Montecarlo, dove 18 anni fa è nata mia figlia Mathilda, ma Napoli è un richiamo continuo. Nel 2001 dall’incontro con Onorato al Savoia nacque l’avventura di Mascalzone Latino, oggi parte quella di Macchia Mediterranea. Noi ci crediamo, vogliamo navigare con il vento a favore. E speriamo che tutta Napoli sia con noi, con il nostro progetto».