Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sbarrate o pericolose La vergogna delle scale
Da Capodimonte a Posillipo, c’è un comitato di recupero: «Ma si utilizzino i fondi stanziati da Renzi»
NAPOLI Se «il mondo è fatto a scale» Napoli è il mondo. Sono duecento i percorsi pedonali naturali che tagliano e cuciono la città dall’alto verso il basso e viceversa. Per l’esattezza ci sono 135 scale vere e proprie e 69 gradonate.
Un universo a gradini dentro la città, impossibile da ignorare. Eppure, in assenza di progetti istituzionali, si deve solo all’attivismo civico di alcuni gruppi se, nel 1995, è nato il Comitato recupero Scale di Napoli, oggi diventato Coordinamento, promosso da Carmine Maturo che ha messo insieme Legambiente- Neapolis 2000 con numerose associazioni e un solo obiettivo: risalire la china di un degrado diffuso, una specie di pozzo senza fondo. Se dovessimo tracciare una mappa dell’emergenza-scale quali segnalerebbe?
«C’è l’imbarazzo della scelta» dice. «Partirei da quelle di Santa Maria delle Grazie a Capodimonte, lì dove finiscono le scale del Tondo realizzate da Niccolini, iniziano queste che collegano la città al vecchio borgo di Porta Piccola. Le hanno appena interdette, eppure sarebbero utilissime: molti turisti potrebbero salire di lì alla Reggia, godendo anche di un percorso storico unico. Non solo la città “bassa”. In abbandono sono anche le Scale di Tasso nella parte alta di via Tasso e Salita Cacciottoli al Vomero che arriva fino a Piazzetta Olivella e le scale di via Girolamo Santa Croce. Neanche Posillipo è esente dall’abbandono. Basti affacciarsi a Salita Villanova che da via Manzoni arriva fino al mare. È assurdo ma è ancora irrisolto il problema della Pedamentina, costantemente ricoperta da cocci di vetro. Altro allarme lo lancerei per le Scale di San Marcellino e Calata San Francesco, che dal Vomero porta a Chiaia. Meno centrali, ma non per questo minori, le Scale dei Previtarielli, da via Cupa Macedonia ai Ponti Rossi, un percorso completamente da riscoprire».
Elenco che diventa un decalogo se si aggiungono le scale di Montesanto. «Eppure in passato sono state fatte molte iniziative dal Quartiere Intelligente — all’interno del nostro coordinamento — per la rivitalizzazione di quello scalone che fa parte di un unico nastro verde che taglia tutta la città. Spiego. Se si parte da San Martino, si attraversa la Pedamentina, poi le Scale di Montesanto, la Pignasecca e Spaccanapoli che sono pedonali, si arriva a piedi al Duomo: ci troviamo di fronte a una delle strade pedonali più lunghe d’italia solo che nessuno lo sa. Bisognerebbe mettere a sistema questo percorso, risanarlo e valorizzarlo. Tempo fa anche il Comune si occupò delle scale di Montesanto chiudendo un capannone della Anm che era diventato ricovero di cosiddetti punkabbestia e, su richiesta di Cristina De Stasio, facendo chiudere un cantiere che deturpava l’ingresso alla scalinata». Ma ora c’è una nuova urgenza: «In teoria non dovrebbe essere complicato farvi fronte. Nel Patto per Napoli del governo Renzi, sono stati stanziati ben dieci milioni di euro per recuperare almeno quattro percorsi delle scale di Napoli. È stato pubblicato un bando per la progettazione. Bisognerebbe accelerare questa procedura e non rischiare di perdere i fondi che rappresentano una grande occasione».
Maturo abita in Salita Moiariello e, a fine settembre, con un gruppo di volontari ha ripulito quest’altro importante percorso ascensionale. Ha organizzato l’iniziativa «Tu scendi
Carmine Maturo «Vorremmo trasformare l’iniziativa Tu scendi dalle scale» in un vero Festival
dalle scale» con percorsi storici, inaugurando il filone del trekking urbano che oggi ha un gran seguito: «Sì, si tratta un fenomeno di emulazione positiva.
Lo sguardo che trasforma cura visite teatralizzate, Gabriella Guida che ha scritto un libro sul tema, Legambiente Parco Letterario Vesuvio ha adottato le scale di Santa Barbara, del Pendino, Banchi Nuovi e Caravaggio, affianco al Cerriglio. E ora vorremmo trasformare l’iniziativa Tu scendi dalle scale in un vero Festival delle scale di Napoli. Questi percorsi di mobilità sostenibile sono un valore che nemmeno l’epoca di “mani sulla città” è riuscita a stravolgere e oggi sono i corridoi ecologici che mettono insieme due luoghi protetti, il centro storico tutelato dall’Unesco e il Parco regionale metropolitano delle colline di Napoli».