Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gli 007 privati contro i furbetti della 104
Il tribunale conferma un licenziamento in Eav. Investigatori in azione anche in altre società
È un precedente importante sull’utilizzo di investigatori privati anti-furbetti nei luoghi di lavoro. Una strada che sia Eav, sia Asìa hanno imboccato. Ma non solo.
Il giudice del lavoro del Tribunale di Napoli (sentenza 6946 del 30.10.18) ha rigettato il ricorso di un dipendente licenziato per abuso della legge 104 nel 2017. In pratica il giudice ha confermato il licenziamento e dunque la tesi di Eav, difesa da Marcello D’Aponte.
NAPOLI È un precedente importante sull’utilizzo di investigatori privati anti-furbetti nei luoghi di lavoro. Una strada che sia Eav, sia Asìa hanno imboccato. Ma non solo.
Il giudice del lavoro del Tribunale di Napoli (sentenza 6946 del 30.10.18) ha rigettato il ricorso di un dipendente licenziato per abuso della legge 104 nel 2017. In pratica il giudice ha confermato il licenziamento e dunque la tesi di Eav, difesa da Marcello D’Aponte, per la quale assentarsi dal lavoro per ragioni estranee all’assistenza del parente malato, «percependo la retribuzione e producendo, in ragione delle mansioni svolte e della natura dell’ente datoriale, di carattere pubblicistico, un danno economico, ingenerando peraltro in quest’ultimo incertezza in ordine al futuro svolgimento della prestazione lavorativa secondo canoni di diligenza e correttezza, ledendo irrimediabilmente il vincolo fiduciario».
In estrema sintesi, il lavoratore ischitano diceva di dover assistere la madre malata, ma andava a zonzo. Eav nel 2017 ingaggia un investigatore privato che per tre volte lo becca ad andare in giro per acquisti. Lo licenzia, il lavoratore fa ricorso. Ieri la sentenza. Non l’unica, ma l’ultima e fondamentale. «In Eav ma anche in Asia ci sono due tipologie di interventi — spiega l’avvocato D’Aponte —. Quelle sulle assenze ingiustificate e sull’abuso della 104».
Cioé, contro i furbetti del cartellino e i furbetti della 104. Eav e Asìa come risolvono il problema della privacy del lavoratore, che dovrebbe essere sacra?
«Cerco di spiegarlo semplificando. C’è un orientamento della Cassazione diffuso che sancisce che un datore di lavoro viola la privacy se contesta che non sei al lavoro correttamente — prosegue D’Aponte —. Ma se mi contesti la truffa, l’abuso, se l’investigatore non agisce all’interno del luogo di lavoro, ma all’esterno, sentenze come questa ci danno ragione». Sinora Eav di ricorsi ne ha vinti sette su 10. Dimostrando che un lavoratore era andato a giocare a pallone, quindi all’esterno dell’azienda, non ledendo la sua privacy. «Il discrimine è il controllo all’interno o all’esterno», ancora il difensore dell’azienda regionale.
Tant’è che il giudice conclude: «L’entità dell’inadempimento rende proporzionata la sanzione irrogata, con conseguente legittimità del licenziamento».
Il presidente dell’Eav, Umberto De Gregorio, commenta: «Accogliamo con soddisfazione questa sentenza, che conferma altre di uguali segno già formulate per Eav, e che legittima peraltro il ricorso alle investigazioni private esterne come mezzo di prova dell’illecito comportamento del dipendente. Proseguiremo sulla strada del rigore. Chi presenta tassi anomali di assenteismo sarà oggetto di controlli nei prossimi mesi. A tutela della reputazione dell’ente e della stragrande maggioranza dei lavoratori che con impegno e sacrificio portano avanti, tra tante difficoltà, un servizio essenziale per i cittadini».
Questa decisione ci legittima, continueremo sulla strada del rigore