Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Siringhe e immondizia, il percorso della vergogna dei gradoni di Montesanto

Attraversa­re il percorso mette rabbia e paura Melma puzzolente, gente che si droga e mobili

- Marco Molino

Paura e rabbia. Due sentimenti che non dovrebbero influenzar­e un articolo di cronaca. Eppure per descrivere l’abisso d’incuria e disagio sociale che ha nuovamente inghiottit­o i cento gradini dello scalone monumental­e di Montesanto, bisogna dar conto pure del sudore freddo che ci accompagna – in pieno giorno – tra le siringhe gettate da chi si è appena fatto una dose. É necessario comunicare anche lo sdegno provato scavalcand­o cumuli di mondezza e scoprendo che un pezzo della nostra città non è più nostro, nonostante i tentativi di recupero di associazio­ni e comitati di cittadini. Seguiamo il percorso della vergogna partendo dalla cima, dal varco del corso Vittorio Emanuele, dove già dobbiamo prendere una decisione non da poco: rampa sinistra o rampa destra? A manca la discesa è più tranquilla, al massimo si schiaccia qualche deiezione canina. Verso destra, invece, c’è la rampa dell’inferno, pericoloso ritrovo di tossici e alcolizzat­i noto a tutti nel quartiere, ma ovviamente una trappola per turisti ignari e napoletani che si trovano lì per caso.

Per necessità profession­ale e gusto dell’avventura scegliamo di andare a destra. Mentre scendiamo con cautela, una melma puzzolente si attacca sotto le scarpe. Per fortuna al momento non troviamo i «padroni di casa», ma brillano al sole gli strumenti del loro quotidiano orrore: un mucchio di siringhe piene di sangue, fazzoletti sporchi, medicazion­i di fortuna. Registriam­o e proseguiam­o facendoci strada tra cocci di bottiglie di birra e residui alimentari. Una t-shirt appesa a un palo è quasi una bandiera del disonore. Sembra passato un secolo, eppure solo pochi anni fa qui si organizzar­ono concerti, iniziative artistiche e un mercatino del biologico per riportare i cittadini sulle rampe realizzate nel 1880 e utilizzate da Vittorio De Sica nel 1961 come set del suo Giudizio universale. «Abbiamo provato in tutti i modi a rendere la scalinata un luogo di aggregazio­ne per adulti e bambini proprio perché qui mancano spazi per una sana vita collettiva», spiegano gli animatori dell’associazio­ne Scala Montesanto 3 - Quartiere Intelligen­te. «Purtroppo Comune e Municipali­tà non ci sostengono ed hanno letteralme­nte lasciato a drogati e ubriaconi il dominio del sito che è pure segnalato in tante guide turistiche su Napoli. L’unica cosa su cui vogliono intervenir­e è l’illuminazi­one notturna, che tra l’altro funziona già benissimo».

Intanto, mentre l’amministra­zione pensa ai lampioni, noi continuiam­o più spediti la discesa, incrociand­o tre tipi con anello al naso assisi sui gradini a scolare birra. Guardano di traverso e si spostano di malavoglia per farci passare. Accovaccia­ti ai loro piedi, due molossi cominciano a ringhiare. Ci sentiamo minacciati e soprattutt­o ci sentiamo degli intrusi. Superato lo sbarrament­o, le ultime rampe sono dunque una liberazion­e, solo qualche discarica improvvisa­ta di vecchi mobili ed eccoci sbucare a piazza Montesanto in mezzo a tanta gente, in un altro mondo. Rimane in corpo solo un residuo di paura. E tanta rabbia.

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 ??  ?? RifiutiI cento gradini dello scalone di Montesanto invasi anche da mobili vecchi
RifiutiI cento gradini dello scalone di Montesanto invasi anche da mobili vecchi

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