Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lunardi, il primo uomo che volò nel cielo di Napoli
A Londra, con il conterraneo Cavallo, costruì e inaugurò una mongolfiera
ANapoli, nel quartiere di Poggioreale, c’è una strada che si chiama «via della Mongolfiera». Non a caso si trova poco distante dall’aeroporto di Capodichino eppure è tutto ciò che resta dei tempi in cui Napoli e i napoletani furono tra i pionieri del volo umano.
Il sogno di volare, inseguito da generazioni di scienziati e inventori, si realizzava solo nel 1783 in Francia, grazie ai fratelli Montgolfier e già il 15 settembre 1784, altri uomini si sollevavano in volo per la prima volta nei cieli della Gran Bretagna.
Pochi, però, sanno che protagonisti di questo storico evento furono due straordinari napoletani: Vincenzo Lunardi e Tiberio Cavallo. Lunardi, in realtà, nasce a Lucca nel 1754 ma a soli 10 anni, in seguito alla morte del padre, si trasferisce presso parenti a Napoli, dove compie gli studi militari e intraprende la carriera diplomatica. Dopo essere stato in India e a Parigi, nel 1782 viene mandato a Londra come segretario dell’ambasciatore del Regno di Napoli. Qui conosce Tiberio Cavallo, un brillante scienziato napoletano trasferitosi a Londra nel 1779, così stimato dai colleghi inglesi da essere ammesso nella prestigiosa Royal Society per i suoi studi sull’idrogeno e l’elettricità.
Da buoni napoletani all’estero, i due non tardano a incontrarsi e a frequentarsi.
Lunardi è annoiato dalla vita dell’ambasciata e sempre in cerca di nuovi stimoli e avventure, finché resta folgorato dalla notizia dello storico successo dei fratelli Montgolfier nel 1783. Sotto la guida di Cavallo, s’impadronisce dei principi fondamentali dei palloni aerostatici, convincendosi che l’idrogeno (e non l’aria calda usata all’inizio dai francesi) sarebbe stato il futuro del volo.
Così, il 15 settembre 1784, mette alla prova le sue teorie, compiendo personalmente il primo volo umano in Gran Bretagna con un pallone da lui stesso progettato e costruito. L’esperimento si svolge sul campo d’artiglieria della Honourable Artillery Company di Londra, davanti al principe di Galles e a una folla strabocchevole stimata fra 150.000 e 200.000 persone. Poco dopo le 14 il pallone del diametro di 10 metri, dipinto con i colori della bandiera britannica e gonfiato con l’idrogeno ottenuto con un procedimento chimico sviluppato da Cavallo, si alza in cielo sollevando la cesta dove un euforico Lunardi, accompagnato da un gatto, un cane e un piccione che aveva portato a bordo, canta a squarciagola, agitando la bandiera inglese.
Sotto di lui la folla è in delirio e perfino il principe di Galles agita freneticamente il cappello, salutando l’eroe che si allontana in cielo. Verso le 15.30 Lunardi tocca terra una prima volta nei pressi di Welham Green (pare per far scendere il gatto sofferente di mal d’aria) per poi continuare il volo fino a Standon Green End, nell’Hertfordshire. Complessivamente percorse in volo circa 40 Km e ancora oggi due targhe commemorative, ricordano quella memorabile giornata nei luoghi degli atterraggi. Dopo questo grande successo il giovane diplomatico napoletano divenne una vera celebrità internazionale, compì altri voli dimostrativi e fu ricevuto da re Giorgio III che lo nominò capitano d’artiglieria.
Rientrato in patria fu accolto come un eroe da re Ferdinando IV e divenne il primo uomo a volare nel Regno di Napoli. Il 13 settembre 1789 il re e la consorte, Maria Carolina, seguirono dai balconi di Palazzo Reale la partenza del pallone di Lunardi che si sol- levò dall’area del maneggio, per poi atterrare nei pressi di Capodrise nel Casertano, poco più di un’ora dopo, avendo raggiunto una quota stimata di circa 3000 metri. Il volo fu straordinario anche perché Lunardi ne scrisse il fedele resoconto in una lettera a un amico, facendo di questo documento uno dei primissimi diari di volo della storia, se non il primo in assoluto.
Lunardi fece altre ascensioni il 31 luglio 1790 a Palermo, con discesa in mare e il 24 agosto 1791 con ammaraggio al largo di Capri dove fu salvato, non senza difficoltà, da alcuni pescatori. In seguito Lunardi lasciò l’Italia e fu il primo uomo a volare nella due nazioni della penisola iberica, finendo la sua esistenza a Lisbona, dove morì di malattia nel 1806.
Pochi anni dopo, qualcun altro avrebbe raccolto il testimone delle sue imprese aeree ma, questa volta, sarebbe stata una donna: la francese Sophie Blanchard, vedova del pioniere del volo Jean-PierreFrançois Blanchard. Fu la prima donna della storia a volare e divenne così famosa per i suoi voli notturni accompagnati dal lancio di fuochi pirotecnici che, nel 1810, Napoleone la volle al suo matrimonio. L’anno dopo Sophie sarà a Napoli per esibirsi, durante un’esercitazione militare, in uno dei suoi famosi voli al cospetto di Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone. Il luogo scelto sarà una grande spianata ricavata livellando una collina appena fuori la città. Il posto era conosciuto con il nome latino Caput Clivii o anche Campo di Marte, perché vi si svolgevano le manovre dell’esercito napoletano. Quell’evento finì per segnare il destino di quel luogo che oggi è conosciuto col nome di Capodichino, la vasta area dove sorge l’aeroporto di Napoli, a dimostrare che anche se le persone dimenticano, i luoghi conservano memoria del passato.
Il luogo Fu invece una donna, Sophie Blanchard, a levarsi in mongolfiera nel Campo di Marte, l’attuale Capodichino