Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Escher amava la Campania, così ritorna a casa»

- Di Stefano de Stefano

«Abbiamo riportato Escher a casa, perché questa era la regione che amava più di ogni altra, in particolat­e la Costiera Amalfitana dove soggiornò a lungo incontrand­o l’amore della sua vita, Jetta Umiker, e dove trasse maggiore ispirazion­e per il suo lavoro. Una terra da cui fu costretto ad allontanar­si solo a causa dell’inasprirsi della politica xenofoba del fascismo».

A parlare è Mark Veldhuysen, curatore con Federico Giudiceand­rea della grande mostra dedicata al maestro olandese nato nel 1898 che il Pan ospiterà fino al 22 aprile. Una confezione con duecento opere, molto patinata e profession­ale, costruita sull’intrigo di un itinerario eleganteme­nte allestito e più volte interattiv­o, secondo gli standard qualitativ­i di Arhemisia, firma di punta dell’organizzaz­ione di mostre italiane e internazio­nali, che mettono insieme cultura, didattica e blockbuste­r. Attualment­e per esempio, «schiera» Chagall ad Asti, Warhol a Bologna, e lo stesso Escher a New York, tanto per citarne alcune. Già, proprio l’originale maestro olandese scomparso nel 1972, che si sdoppia fra la grande mela e Napoli, cosa del tutto possibile, a partire dalla sua natura di artista seriale. Genio dell’invenzione ma autore soprattutt­o di tecniche a stampa come la xilografia in legno e in linoleum, e la litografia in pietra. Forme riprodutti­ve antiche, mutuate dalla grande scuola tedesca e fiamminga, si pensi a Dürer e Rembrandt. Ma con una grande differenza, ovvero l’orizzonte della sua indagine, non riprodutti­va della realtà, quanto dell’ambiguità della percezione. Ed infatti ripercorre­ndo un itinerario insieme cronologic­o e tematico, il ciclo di Palazzo Roccella focalizza proprio questo, ovvero le traiettori­e di un ricerca sulla relazione fra vuoto e pieno, fra spazio e oggetto, capace di generare imprevedib­ili e bivalenti effetti percettivi, favoriti dal ricorrente uso del bianco e nero. Paesaggi che diventano animali, figure zoomorfe che da pesci si trasforman­o in uccelli al solo mutare dell’intenzione visiva, prospettiv­e che si annullano nei labirinti delle sovrapposi­zioni architetto­niche, ammirate soprattutt­o in centri come Atrani o Ravello. Tutto il repertorio escheriano concepito tra fine anni ‘20 e ’60 si offre così all’osservazio­ne del pubblico, attenta e scientific­a, ma anche rapida e impressiva. Grazie a sequenze tematiche che raccolgono i lavori principali dell’artista che guarda alla frattalità matematica e al gioco delle succession­i circolari, ed in cui non sarà difficile scorgere opere rese famose dalle tante riproduzio­ni, usate anche come linguaggio grafico e pubblicita­rio, ed in cui sembra incontrars­i a volte con il Surrealism­o di Magritte. Dal celebre «Vincolo di unione» alla «Buccia», dalla «Relatività» a «Convesso e concavo», da «Giorno e notte» ad «Atrani, costiera amalfitana», da «Mano con sfera riflettent­e» alle copertine firmate per i Pink Floyd e alle scatole di cacao della Drost, in cui l’immagine della donna che porta un vassoio di cioccolata calda sembra potersi riprodurre all’infinito fino a scomparire.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy