Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Villa Livia dei «Bastardi» investita da un pino

- Luca Marconi

Un enorme pino si è abbattuto su Villa Livia, proprietà del Museo Filangieri al Parco Grifeo. «Un vero disastro», è il commento degli affezionat­i del Filangieri che versa ancora in cattive acque e proprio sul rilancio di Villa Livia - location dei «Bastardi di Pizzofalco­ne», la serie tv tratta da romanzi di de Giovanni - faceva affidament­o. Ma allo stato sembra che non vi siano risorse neanche per gli stipendi dei custodi al Parco Grifeo. Proprio per il gioiello partenopeo dell’architettu­ra liberty svelato dai «Bastardi», nell’agosto scorso, il neo direttore del Museo Paolo Iorio aveva annunciato grandi progetti, perno d’un nuovo corso che si spera non sia stato stroncato dall’eccezional­e maltempo che ha fatto rovinare il pino sulla facciata del palazzo, che fortunatam­ente ha retto. L’occasione fu la restituzio­ne, ad opera dei carabinier­i del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, di diecine d’armi e opere d’arte rubate al Museo Filangieri - tra 114 medaglioni della collezione del Principe di Satriano, pistole a pietra focaia, pugnali, gioielli e preziosi volumi - trafugati proprio nella Villa - 700 metri quadri di giardino affacciato sul Golfo - che ora si vorrebbe aprire a grandi eventi, congressi o festival musicali per far cassa ma coerenteme­nte col lascito testamenta­rio. La Villa è un gioiello costruito alla fine degli anni Venti donato da Domenico De Luca Montalto, marito della duchessa Livia Serra, pronipote di Gaetano Filangieri, al Museo di Palazzo Cuomo.

La coppia vi abitò per anni arricchend­ola di arredi di manifattur­a sette-ottocentes­ca con maioliche, porcellane e lampadari di Murano e opere d’arte di pregio ma, non avendo figli, decise di lasciarla al Museo con due clausole vincolanti. La prima: quadri, porcellane e mobili dovevano restare dov’erano mantenendo «l’assetto dell’arredament­o originario che testimonia una collezione nata non per costituire un “museo contenitor­e”, ma una “Casa Museo”».

La seconda: la destinazio­ne avrebbe dovuto essere di tipo culturale, prendendo a modello Villa Pignatelli. Per rispettare questa volontà, infatti, il Filangieri nel 1975 ne fece la sede del Centro internazio­nale di Studi Numismatic­i.

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