Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Villa Livia dei «Bastardi» investita da un pino
Un enorme pino si è abbattuto su Villa Livia, proprietà del Museo Filangieri al Parco Grifeo. «Un vero disastro», è il commento degli affezionati del Filangieri che versa ancora in cattive acque e proprio sul rilancio di Villa Livia - location dei «Bastardi di Pizzofalcone», la serie tv tratta da romanzi di de Giovanni - faceva affidamento. Ma allo stato sembra che non vi siano risorse neanche per gli stipendi dei custodi al Parco Grifeo. Proprio per il gioiello partenopeo dell’architettura liberty svelato dai «Bastardi», nell’agosto scorso, il neo direttore del Museo Paolo Iorio aveva annunciato grandi progetti, perno d’un nuovo corso che si spera non sia stato stroncato dall’eccezionale maltempo che ha fatto rovinare il pino sulla facciata del palazzo, che fortunatamente ha retto. L’occasione fu la restituzione, ad opera dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, di diecine d’armi e opere d’arte rubate al Museo Filangieri - tra 114 medaglioni della collezione del Principe di Satriano, pistole a pietra focaia, pugnali, gioielli e preziosi volumi - trafugati proprio nella Villa - 700 metri quadri di giardino affacciato sul Golfo - che ora si vorrebbe aprire a grandi eventi, congressi o festival musicali per far cassa ma coerentemente col lascito testamentario. La Villa è un gioiello costruito alla fine degli anni Venti donato da Domenico De Luca Montalto, marito della duchessa Livia Serra, pronipote di Gaetano Filangieri, al Museo di Palazzo Cuomo.
La coppia vi abitò per anni arricchendola di arredi di manifattura sette-ottocentesca con maioliche, porcellane e lampadari di Murano e opere d’arte di pregio ma, non avendo figli, decise di lasciarla al Museo con due clausole vincolanti. La prima: quadri, porcellane e mobili dovevano restare dov’erano mantenendo «l’assetto dell’arredamento originario che testimonia una collezione nata non per costituire un “museo contenitore”, ma una “Casa Museo”».
La seconda: la destinazione avrebbe dovuto essere di tipo culturale, prendendo a modello Villa Pignatelli. Per rispettare questa volontà, infatti, il Filangieri nel 1975 ne fece la sede del Centro internazionale di Studi Numismatici.