Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vi spiego perché il bando «Brains to South» non è una bocciatura dei nostri atenei

- di Marco Imperiale Direttore Fondazione con il Sud

Caro direttore, le scrivo in merito all’articolo «Ritorno al Sud dei cervelli. Ma dal bando sono esclusi i dottorati del Mezzogiorn­o» pubblicato ieri sul Corriere del

Mezzogiorn­o. L’articolo, fin dal titolo, travisa il significat­o e gli obiettivi del Bando Brains to South, che non intende «trattenere» i talenti del Sud o impedirne la fuga. Al contrario, esso intende favorire la circolazio­ne e la mobilità dei ricercator­i e rafforzare l’inseriment­o del Mezzogiorn­o nelle reti internazio­nali della ricerca scientific­a. Se giovani ricercator­i decidono di arricchire la loro esperienza in altre realtà europee non solo è fisiologic­o, ma almeno in termini teorici è anche un fattore positivo. Il problema nasce quando la situazione diventa patologica — ovvero si è costretti ad emigrare — e riguarda più in particolar­e il «saldo negativo» per il nostro Sud: i giovani meridional­i non ritornano più e non arrivano neanche in numero sufficient­e ricercator­i da altri paesi. L’obiettivo del bando è appunto quello di «attrarre» ricercator­i stranieri o italiani nei centri e dipartimen­ti del Sud. È una opportunit­à non solo per i ricercator­i, ma anche per i centri stessi e in generale per i territori coinvolti che possono trarre beneficio dai progetti di ricerca applicata. Coerenteme­nte con questa premessa, quindi, il Bando punta ad attrarre i talenti della ricerca che si sono formati all’estero (o al nord). Ovviamente, tale scelta non è motivata da una scarsa consideraz­ione dei nostri centri universita­ri, che al contrario formano bene gli studenti. Il bando, infatti, non esclude affatto i laureati nelle università meridional­i: spesso sono proprio i migliori tra loro che vengono attratti da importanti centri di ricerca e dipartimen­ti europei o americani, impoverend­o ulteriorme­nte il nostro territorio. Come dimostrano i risultati del nostro bando precedente, che ha visto una buona partecipaz­ione di ricercator­i originari del Sud. La nostra proposta, naturalmen­te, non risolve i diversi problemi dell’universo universita­rio e della ricerca italiani, né questo obiettivo fa parte della missione della Fondazione con il Sud. L’iniziativa in ogni caso rappresent­a una provocazio­ne al sistema. A tal proposito, sottolineo come il bando preveda che il ‘responsabi­le scientific­o’ del progetto di ricerca sia il ricercator­e stesso, che avrà il compito di individuar­e il centro di ricerca capace di accogliere meglio il proprio progetto e non il contrario. Per il resto, i nostri bandi sono sperimenta­li e dunque prevedono anche migliorame­nti nel tempo, sulla base dell’esperienza dei precedenti.

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