Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vi spiego perché il bando «Brains to South» non è una bocciatura dei nostri atenei
Caro direttore, le scrivo in merito all’articolo «Ritorno al Sud dei cervelli. Ma dal bando sono esclusi i dottorati del Mezzogiorno» pubblicato ieri sul Corriere del
Mezzogiorno. L’articolo, fin dal titolo, travisa il significato e gli obiettivi del Bando Brains to South, che non intende «trattenere» i talenti del Sud o impedirne la fuga. Al contrario, esso intende favorire la circolazione e la mobilità dei ricercatori e rafforzare l’inserimento del Mezzogiorno nelle reti internazionali della ricerca scientifica. Se giovani ricercatori decidono di arricchire la loro esperienza in altre realtà europee non solo è fisiologico, ma almeno in termini teorici è anche un fattore positivo. Il problema nasce quando la situazione diventa patologica — ovvero si è costretti ad emigrare — e riguarda più in particolare il «saldo negativo» per il nostro Sud: i giovani meridionali non ritornano più e non arrivano neanche in numero sufficiente ricercatori da altri paesi. L’obiettivo del bando è appunto quello di «attrarre» ricercatori stranieri o italiani nei centri e dipartimenti del Sud. È una opportunità non solo per i ricercatori, ma anche per i centri stessi e in generale per i territori coinvolti che possono trarre beneficio dai progetti di ricerca applicata. Coerentemente con questa premessa, quindi, il Bando punta ad attrarre i talenti della ricerca che si sono formati all’estero (o al nord). Ovviamente, tale scelta non è motivata da una scarsa considerazione dei nostri centri universitari, che al contrario formano bene gli studenti. Il bando, infatti, non esclude affatto i laureati nelle università meridionali: spesso sono proprio i migliori tra loro che vengono attratti da importanti centri di ricerca e dipartimenti europei o americani, impoverendo ulteriormente il nostro territorio. Come dimostrano i risultati del nostro bando precedente, che ha visto una buona partecipazione di ricercatori originari del Sud. La nostra proposta, naturalmente, non risolve i diversi problemi dell’universo universitario e della ricerca italiani, né questo obiettivo fa parte della missione della Fondazione con il Sud. L’iniziativa in ogni caso rappresenta una provocazione al sistema. A tal proposito, sottolineo come il bando preveda che il ‘responsabile scientifico’ del progetto di ricerca sia il ricercatore stesso, che avrà il compito di individuare il centro di ricerca capace di accogliere meglio il proprio progetto e non il contrario. Per il resto, i nostri bandi sono sperimentali e dunque prevedono anche miglioramenti nel tempo, sulla base dell’esperienza dei precedenti.