Corriere del Mezzogiorno (Campania)
In piazza con la ghigliottina, i disabili: noi condannati
Manifestazione del Terzo settore al Plebiscito. Finte esecuzioni per denunciare la fine del Welfare
NAPOLI Torna la ghigliottina in piazza a Napoli dove a cadere, per finta, sotto la lama del boia sono i disabili abbandonati e di fatto condannati, come denunciano gli organizzatori della manifestazione, alla pena capitale. Alle finte esecuzioni, davanti alla prefettura in piazza del Plebiscito, hanno partecipato circa un migliaio di persone che hanno accolto l’invito dell’associazione “Tutti a Scuola”, del gruppo Gesco, Federconsumatori Campania e Legacoopsociali Campania ha riunito in piazza utenti di servizi socioassistenziali, persone con disabilità, familiari e operatori sociali, a 11 anni esatti dalle mobilitazioni de “Il welfare non è un lusso”.
Il terzo settore napoletano torna così a mobilitarsi per portare all’attenzione del governo nazionale e degli enti locali il progressivo smantellamento del sistema di protezione sociale, costruito con l’impegno e la fatica di migliaia di operatori sociali negli ultimi 30 anni. Sul fronte nazionale si contestano «i tagli al sistema sanitario — si legge in una nota — che stanno penalizzando soprattutto il Sud, come la mancanza di un’adeguata offerta di servizi sociali, sanitari ed educativi che si sarebbe dovuta prevedere accanto all’adozione di una misura di contrasto alla povertà quanto mai necessaria».
I manifestanti puntano il dito anche contro la totale assenza di politiche di inclusione per le persone con disabilità. «Occorre che il governo Nazionale si fermi — ha detto Sergio D’Angelo, presidente di Gesco — e che ritorni a considerare che misure di contrasto alla povertà non si realizzino attraverso un impoverimento ulteriore del sistema di offerta di servizi, perché in quel caso non diventa uno strumento di emancipazione delle persone, ma diventa puro assistenzialismo, una specie di mancia per il Mezzogiorno. Non abbiamo bisogno di questo». Sul livello locale la manifestazione incrocia la vertenza degli operatori socio-sanitari che rischiano il posto di lavoro a causa dei tagli ai servizi nei settori sempre della disabilità, della salute mentale, degli anziani e delle persone tossicodipendenti e alla cancellazione dell’Oss (operatore socio-sanitario) e di altre figure professionali fondamentali per il lavoro di sostegno e di cura nelle strutture residenziali e nei centri diurni.