Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sud, il monito di Mattarella
«Ridurre il gap con il Nord». Svimez: la manovra indebolisce il Meridione D’Amato: nel Paese una frattura intollerabile. Lezzi: però i fondi Ue sono spesi malissimo
«Lo sviluppo dell’intero Paese è strettamente connesso alla sua unità, per questo bisogna ridurre i divari tra Nord e Sud». Così il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante la cerimonia per la consegna delle onorificenze ai neo Cavalieri del lavoro. Intanto la Svimez con una serie di proiezioni sostiene che la manovra finanziaria del governo indebolisce il Sud.
NAPOLI È come se all’altezza del Garigliano una scure avesse inflitto un taglio deciso allo Stivale. Tra Centro-Nord e Mezzogiorno si riapre la forbice. L’incertezza, le disuguaglianze e la mancanza di diritti di cittadinanza rendono la distanza tra le due aree del Paese sempre più larga. Nonostante alcune misure previste, il reddito di cittadinanza e quota 100, diano nell’immediato un risultato più positivo nelle regioni meridionali rispetto alle settentrionali, ma mancano gli investimenti. Questa è la nota dolente. Come anche lo spread alto.
Le previsioni
Questa volta, però, oltre a fotografare l’attualità, la Svimez fa un passaggio ulteriore nel rapporto annuale «Economia e società del Mezzogiorno». Ha stimato gli effetti della manovra di Bilancio sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno, sulla base della ripartizione territoriale degli interventi previsti. E cosa ha scoperto? Che, per esempio, nel biennio 2019-20 il Sud beneficerà di circa il 40 per cento delle minori entrate e di oltre il 40 per cento delle maggiori spese. «L’impatto dei provvedimenti contenuti nella manovra sull’evoluzione del Pil al CentroNord e al Sud — si legge nella nota Svimez —, darebbe un impulso positivo nel Mezzogiorno di circa lo 0,3 per cento nel 2019 sull’aumento previsto del prodotto lordo dell’1 per cento, e di poco più dello 0,4 per cento nel 2020 sul Pil allo 0,9 per cento ipotizzato. Nel Centro-Nord, i valori risultano decisamente inferiori, quasi lo 0,2 per cento nel 2019 e 0,24 per cento nel 2020». Dati positivi, dunque, di cui gioire? Fino a un certo punto. Perché l’impatto sul Pil del Sud resta basso, e in calo negli anni, per la stagnazione del sistema produttivo. E questo non significa altro che assenza di investimenti.
Reddito di cittadinanza Come diceva al Corriere del Mezzogiorno, il direttore generale della Svimez, Luca Bianchi, qualche settimana fa: «Più che di reddito di cittadinanza, bisognerebbe parlare di diritti di cittadinanza». Partiamo dai numeri: il governo ha annunciato una spesa pari a 8 miliardi, al netto di 1 miliardo destinato alla riqualificazione dei centri per l’impiego. Con 8 miliardi si amplierebbe la platea dei destinatari del Rei (reddito di inclusione del governo Gentiloni) ma se si dovesse stanziare 780 euro, come promesso, servirebbero almeno 15 miliardi. «Con le risorse attuali, prendendo a riferimento le famiglie con Isee inferiore a 6000 euro e pur tenendo conto che circa il 50 per cento potrebbe avere una casa di proprietà, è possibile erogare un sussidio compreso tra i 255 euro per una famiglia monocomponente e i 712 per una con 5 o più componenti, a circa 1,8 milioni di famiglie. Ciò avvantaggerà il Mezzogiorno che assorbirà circa il 63 per cento del reddito di cittadinanza». Questi i numeri. Un primo limite, per Svimez, è dato dal fatto che si tratta di una misura esclusivamente «monetaria», neanche mitigata da meccanismi di premialità a chi integra il sussidio con redditi di lavoro, come avviene in altri Paesi. Secondo limite: le scarse potenzialità dei centri per l’impiego. Terzo: solo la effettiva disponibilità di posti di lavoro nelle aree meridionali può consentire di non trasformare questa misura in assistenziale.
Per l’associazione è «prioritariamente necessario creare un sistema integrato di servizi per le fasce più deboli della popolazione, attraverso interventi mirati volti a contrastare l’abbandono scolastico, a integrare i servizi socio-sanitari (asili nido, strutture socio assistenziali per anziani) oggi carenti, a rafforzare le politiche attive del lavoro migliorando così la qualità della vita, per fare in modo che sussidi economici temporanei possano diventare parte di un progetto di inclusione più ampio».
Lo spread
Non solo. Sempre dal rapporto annuale si evince che il famigerato spread alto danneggia più il Mezzogiorno del Centro-Nord.Se rimanesse sui livelli attuali (intorno ai 300 punti) ci sarebbe una crescita nel 2019 di circa lo 0,33 per cento e nel 2020 dello 0,35 per cento. Un «incremento stabile nel costo del debito limita fortemente l’efficacia espansiva delle misure redistributive adottate. L’effetto negativo dell’innalzamento dello spread sarebbe maggiore nel Sud, in quanto un maggior differenziale dei tassi comporta una diminuzione degli attivi netti del sistema riflettendosi in un razionamento dei prestiti alla clientela».
Le reazioni
La ministra del Sud, Barbara Lezzi prima para i colpi: «Posso preannunciare che nel corso della discussione della legge di bilancio saranno inseriti nuovi strumenti a favore delle imprese e in particolare forme di decontribuzione per quelle che investiranno al Sud». Poi lancia la palla nel campo avversario, quello delle regioni meridionali: «I fondi europei sono stati spesi malissimo, in maniera irresponsabile e negligente, tanto che il divario tra Nord e Sud è aumentato. Questo rapporto lo evidenzia, anche se ho visto qualcuno in questa sala scuotere la testa su questo punto. È la verità, quelle risorse ferme sono un delitto, e gli effetti si vedono in questi dati: in quelli che segnalano la crescita del divario con il Nord, l’aumento della povertà e dell’abbandono scolastico». In una nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil denunciano: «A Napoli e al Mezzogiorno non serve assistenza, ma politiche e strumenti per uno sviluppo strutturale e duraturo che producano occupazione di qualità e crescita economica». Il capogruppo di Fi in consiglio Armando Cesaro attacca: «Dei 50 miliardi di euro di residuo fiscale trasferito alle regioni meridionali dal bilancio pubblico almeno 20 miliardi tornano al centronord sotto forma di servizi. In altre parole, come ci sottolinea oggi la Svimez, grazie ad un malinteso regionalismo fortemente perseguito dalla Lega nel Def ed avallato dai distratti grillini, con le tasse dei meridionali arricchiamo le regioni del Nord». Il 19 novembre il governo si ritroverà a Napoli per un consiglio dei ministri straordinario. All’ordine del giorno: l’emergenza rifiuti e roghi ma anche, a quanto sembra, il dissesto comunale.
I sindacati «A Napoli e alle regioni meridionali non serve assistenza, ma politiche e strumenti per uno sviluppo strutturale che producano e crescita economica»
” Cesaro (FI) «Grazie ad un malinteso regionalism o fortemente perseguito dalla Lega nel Def ed avallato dai distratti grillini, con le tasse dei meridionali arricchiamo le regioni del Nord»
La ministra «Nella legge di bilancio saranno inseriti nuovi strumenti per le imprese»