Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Diciotto anni a Genny «la carogna»
Sentenza nel processo per droga, 150 anni alla paranza Mastiffs De Gennaro ritenuto colpevole dei traffici di cocaina dalla Spagna
NAPOLI Gennaro De Tommaso, conosciuto con il soprannome di «Genny la carogna», è stato condannato a 18 anni di carcere per il reato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Per la corte era a capo di un gruppo di importatori di cocaina dal Sudamerica e controllava, dirigendola in prima persona, la paranza dei «Mastiffs» del centro storico, che a piazza Bellini vendeva (e tutt’ora i componenti lo fanno) «bombette» a 50 euro. La droga arrivava a Napoli in camion direttamente dalla Spagna e ad incastrarlo sono state le intercettazioni telefoniche. Il gup Claudio Marcopido ha accolto le richieste della Dda e inflitto, in totale, oltre un secolo e mezzo di carcere agli altri quindici imputati, tra i quali lo zio Gaetano (16 anni) e il factotum Giovanni Orabona (20 anni).
Il narcos di Forcella «’a carogna» è salito alla ribalta delle cronache nazionali il 3 maggio del 2014, quando il Napoli vinse la Coppa Italia all’Olimpico di Roma contro la Fiorentina e nel pre partita fu ferito gravemente il tifoso partenopeo Ciro Esposito (poi morto dopo un mese) con un colpo di pistola esploso da un ultras della Roma, poi arrestato e condannato. Quel giorno Gennaro De Tommaso salì sulla balaustra dello stadio Olimpico e con una maglietta nera che inneggiava alla scarcerazione di Antonio Speziale, il giovane catanese indagato per la morte del poliziotto Filippo Raciti, con il calcio d’inizio che tardava, dettò i tempi della trattativa tra forze dell’ordine, calciatori e responsabili della Federazione.
Lui rappresentava in quel momento tutti i tifosi che erano in Curva e che a un suo cenno avrebbero scatenato la guerriglia dentro e fuori lo stadio. La partita iniziò con un’ora di ritardo e non ci furono scontri, ma da quel giorno De Tommaso diventò «leggenda» nel mondo ultras. Fino poi al Daspo di 8 anni, all’arresto per associazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, all’indagine per traffico internazionale, quella per camorra e di recente anche per la detenzione di un telefono cellulare in carcere, nel padiglione Avellino del reparto di «alta sorveglianza» di Poggioreale, con il quale seguiva le partite del Napoli e chiamava a casa, come se fosse in villeggiatura.