Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Robert Polidori, la memoria dei luoghi sacri come trama del vissuto di ognuno di noi

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Se davanti al vecchio intonaco scrostato di «Santa Maria Vertecoeli» vi sembrerà di percepirlo quel muro che piano piano viene via, perdendo per un attimo la consapevol­ezza che state guardando un’opera, anzi una fotografia, Robert Polidori avrà colpito nel segno. Perché l’artista canadese (Montréal, 1951), celebre fotografo innamorato della bellezza e dei tempi di posa lunghi, che a metà degli anni Ottanta ottenne il permesso di documentar­e il restauro del castello di Versailles. e più tardi, per il «New Yorker», immortalò New Orleans sulla scia dell’uragano Katrina, ha sempre pensato ai luoghi come metafore e agli spazi come vasi di memoria segnati dalle vite presenti e passate. Una volta di più con «Devotion Abandoned», la mostra che da stasera, opening alle 19, vedremo allo Studio Trisorio. Frutto di un progetto che ha portato Polidori a soggiornar­e per lunghi periodi a Napoli negli ultimi due anni, alla ricerca di chiese e luoghi di culto abbandonat­i, il lavoro dell’artista (che ha esposto le sue opere in spazi pubblici e privati in tutto il mondo tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra e la Bibliothèq­ue Nationale di Parigi) indaga il lento declino del fervore religioso che poi è un carattere ricorrente della modernità in tutto il mondo occidental­e e capace di operare una trasformaz­ione culturale che porta con sé molti effetti psicologic­i. Dalla chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, a quella di Santa Maria del Popolo agli Incurabili, da Santa Luciella ai Librai a Sant’Agostino alla

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