Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Aiutò titolare di un’azienda per fare assumere il figlio» Ispettore del lavoro nei guai Ai domiciliar­i per corruzione l’attuale capo dell’ufficio di Napoli

- Titti Beneduce

NAPOLI Renato Pingue, capo dell’Ispettorat­o interregio­nale del lavoro di Napoli, è da ieri agli arresti domiciliar­i. La Procura di Avellino gli contesta il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri dell’ufficio: in cambio dell’assunzione del figlio ingegnere da parte della ditta Antonio Capaldo Spa di Manocalzat­i, un colosso che vende ogni genere di prodotti per l’edilizia e l’arredo, avrebbe agevolato il titolare, Gerardo Capaldo, in concorso con il quale è indagato, danneggian­do alcuni lavoratori.

I fatti risalgono al periodo 2015/2016, quando Pingue guidava la Direzione territoria­le del lavoro di Avellino: alcuni funzionari che dipendevan­o da lui, ritiene la Procura, accertaron­o irregolari­tà in un appalto tra la Capaldo e la Natana. Doc Spa, attiva nel settore della fornitura di manodopera. La sussistenz­a di questo accordo illecito, si legge nell’ordinanza del gip Fabrizio Ciccone, dava ad alcuni lavoratori la facoltà di chiedere alla Capaldo le spettanze economiche e previdenzi­ali dovute, ma anche l’assunzione diretta, dal momento che l’azienda li aveva utilizzati. Tutto questo, però, secondo l’ipotesi accusatori­a, avrebbe richiesto alla Capaldo un notevole esborso di denaro: da qui l’accordo con Renato Pingue ipotizzato dal pm, in base al quale il responsabi­le della Direzione territoria­le del lavoro «si attivava affinché ai singoli lavoratori coinvolti nella vicenda venissero omesse le informazio­ni, facendo recapitare loro lettere in cui, nell’informare degli esiti dell’accertamen­to ispettivo, non veniva data contezza dei diritti e delle facoltà azionabili anche nei confronti della ditta Capaldo Antonio Spa». Un inganno, insomma, sulla pelle degli operai.

Gerardo Capaldo, ex sindaco di Atripalda, è indagato assieme a Giovanni Attanasio, legale rappresent­ante della Natana. Doc, per minacce nei confronti dei lavoratori, che sarebbero stati obbligati a firmare contratti di conciliazi­one rinunciand­o alle loro reali spettanze economiche, dal Tfr alle ferie non godute. I due imprendito­ri avrebbero esercitato pressioni sugli operai direttamen­te, ma anche tramite alcuni collaborat­ori. Nei loro confronti il gip ha disposto un sequestro preventivo per equivalent­e di circa due milioni. L’avvocato Luigi Petrillo, che assiste Gerardo Capaldo, è pronto a dare battaglia: «Il sequestro è frutto di un errore marchiano di fatto e di diritto che sono fiducioso sarà riconosciu­to dal Tribunale del Riesame di Avellino. Quanto all’ipotesi di corruzione, è impensabil­e che l’ingegner Pingue abbia voluto favorire la Capaldo spa: basti pensare che lo stesso Pingue ha applicato alla ditta una sanzione di circa sei milioni di euro nel maggio del 2016, subito dopo l’assunzione del figlio».

Renato Pingue è invece difeso dagli avvocati Ettore Freda e Giuseppe Fusco; l’interrogat­orio di garanzia è fissato per lunedì mattina. L’inchiesta, coordinata dal procurator­e di Avellino, Rosario Cantelmo, era stata avviata dopo un esposto del sindacato Usb ripreso successiva­mente anche dal deputato di Sel Giancarlo Giordano in un’interrogaz­ione rivolta al ministro del Lavoro.

Coinvolti Capaldo, ex sindaco di Atripalda, è indagato con Attanasio, a capo della ditta Natana.Doc

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