Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Se un secondo in più può farti perdere milioni
Un secondo equivale a 1/86400 del giorno solare medio, è una unità di misura molto considerata, soprattutto nei calcoli astronomici. Come tutte le unità di misura ha dei multipli e dei sottomultipli, ad esempio l’exa secondo che equivale a 32 miliardi di anni. Ed è molto importante anche nello sport, nel basket ad esempio. Tanto importante che la fine della partita viene sancita dal suono della sirena.
Negli States è stato coniato il termine buzzer beater, letteralmente “battisirena”, tiro a canestro scagliato qualche millisecondo prima del suono. Partite epiche vinte così, Kobe Bryant e Michael Jordan ne sanno qualcosa, la palla lascia la mano una infinitesima frazione di secondo prima della sirena, entra nel canestro e magari si vince la finale Nba.
Nel pugilato a sancire la fine della ripresa e dell’incontro c’è il gong: quanti pugili sono stati salvati dal Ko da quel suono tanto atteso nei momenti di grave difficoltà. Nel calcio no, tutto è affidato alla discrezionalità e alla sensibilità dell’arbitro, allo scadere del novantesimo lo sport più diffuso è il “totorecupero”, se si vince non vorremmo neanche un secondo di extratime, se si sta sotto ne vorremmo una mezzoretta. Poche regole e confuse, e come in tutte le cose dove l’incertezza è funzionale alla detenzione del potere, interpretabili.
Perché nel calcio i cambiamenti sono sempre lenti, difficili? La Var ne è un esempio, utilissima, ma inspiegabilmente applicata male. Gli arbitri sono quasi infastiditi, in alcuni casi la ignorano. Hanno probabilmente, ed inconsciamente, paura di perdere il loro potere dato dalla discrezionalità. Diceva Boskov: «Il rigore è quando l’arbitro fischia», intelligentissima critica a un sistema sbagliato, perché non è il fallo ma il fischio dell’arbitro a decidere se c’è il rigore. Sul recupero l’insindacabilità è totale. Eppure alcune partite possono valere 50 milioni di euro, per le qualificazioni Champions è così. Oltre 500.000€ al minuto, 9.200€ al secondo.
Non si dà la giusta importanza al recupero, basti pensare che il tabellone vintage del San Paolo non lo contempla, probabilmente perché quando fu progettato le partite giocate a Piazza della Signoria non lo prevedevano. Con il Paris Saint Germain l’ineffabile e modesto arbitro olandese - forse per il cronometro tarato ad Amsterdam, forse affascinato dall’azione travolgente di Mbappè - ha deciso di prolungare di qualche secondo il minuto di recupero. Gol. Se la squadra non avesse dimostrato grande carattere, pareggiando con uno splendido secondo tempo, la decisione inappellabile dell’arbitro avrebbe potuto arrecare qualche dispiacere al nostro presidente, certamente irritato dalla poca considerazione per un’unità di misura tanto importante specie in astronomia, o anche, ma non credo, per i mancati introiti di una eliminazione di Champions. Eppure le soluzioni ci sarebbero, semplici, da aggiungere a quelle già esistenti. Ad esempio, rendere i minuti di recupero tempo effettivo: si eviterebbero così quelle inutili e stucchevoli sostituzioni, dove gli atleti costretti a uscire assumono il passo di pellegrini stanchi giunti al Santuario di Pompei dopo 30 chilometri . E in più ostentano grande educazione abbracciando i compagni come fosse l’ultima partita, tendendo la mano all’odiato arbitro, salutando il pubblico.
Ci risparmieremmo anche di vedere giganti, sfiorati da una refola di ponentino, stramazzare al suolo agitando l’unica parte ancora in movimento, la mano, per chiedere aiuto ai sanitari della panchina, gli unici a rischio stiramento per percorrere i 100 metri necessari a raggiungere il grande attore. Se almeno bisogna svenire, bisognerebbe farlo vicino alla panchina per salvaguardare la salute di quei professionisti, dei quali mi onoro di far parte, responsabili della salute della squadra. E perché non utilizzare una sirena per sancire inequivocabilmente la fine della partita? Si potrebbe usare anche nel calcio il termine di buzzer beater, tiro vincente effettuato qualche nanosecondo prima del fatidico suono. E magari staremmo già festeggiando, qualche milione di secondi prima, l’accesso alla fase successiva del girone.