Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’ ammutinamento dei senatori campani Forza Italia cede sul sì
L’autosospensione e il via libera dai vertici azzurri
NAPOLI Il rischio era quello di vanificare anni di battaglie e dare ragione a chi, in tutto questo tempo, li aveva bersagliati svaligiando il dizionario degli epiteti e sostenendo che il loro impegno fosse tutto declinato in chiave clientelare e complice con i titolari delle abitazioni abusive. Da qui la rivolta dei parlamentari campani di Forza Italia, con l’autosospensione dal gruppo al Senato, dopo l’approvazione in commissione Ambiente e Lavori pubblici dell’emendamento della senatrice azzurra Giulia Rosina Papatheu, con il quale si chiedeva che le istanze di condono di Ischia non fossero disciplinate in base alla legge sul condono del 1985. Poi, il capogruppo berlusconiano al Senato, Anna Maria Bernini, ha concesso il voto libero al decreto Genova e Ischia e i senatori azzurri campani hanno revocato la protesta a patto che tutti gli azzurri votassero compatti per il provvedimento della maggioranza.
«Speriamo bene — si è limitato a commentare Domenico De Siano, senatore ischitano e coordinatore regionale di Forza Italia — ma non credo che si facciano ulteriori scherzi». I forzisti della Campania si erano ribellati: «L’irresponsabile azione di alcuni senatori di Forza Italia in commissione Lavori pubblici al Senato pone a noi che abbiamo con lealtà e coerenza sostenuto le ragioni dei cittadini dell’isola d’Ischia e della Campania, a partire dall’abusivismo per passare alle vicende degli abbattimenti e dei condoni, la necessità di una approfondita riflessione politica — hanno affermato De Siano, Cesaro, Carbone, Pentangelo, Russo e Sarro —. Per questo crediamo necessario autosospenderci per non imbarazzare Forza Italia che pure si è spesa in questa direzione da 15 e passa anni ai massimi livelli persino con il presidente Silvio Berlusconi, che ha ripetutamente espresso sostegno alle nostre ragioni. Da oggi il gruppo di Forza Italia al Senato ed alla Camera non potrà contare su di noi che ci riteniamo sin da subito sospesi». Insomma, un vero e proprio ammutinamento che, con i suoi risvolti politici, indica tutta la fragilità di un partito in crisi, preda del magnetismo leghista e privo di coesione. Già le scorse settimane, in preparazione del congresso nazionale dei Giovani di Forza Italia, il capogruppo regionale Armando Cesaro, assieme ad altri rappresentanti meridionali, si era scagliato contro il vicepresidente nazionale Antonio Tajani e la stessa capogruppo di palazzo Madama, Anna Maria Bernini, a causa delle continue interferenze esercitate per condizionare l’elezione del nuovo vertice. Una guerra di riposizionamento interno che vede schierati da una parte i difensori del patrimonio di consenso territoriale, asserragliati nel fortino del partito, e dall’altra i portatori di un dissenso che, nei vari livelli di rappresentanza, avvertono il disagio di condividere le sorti di una stagione politica per nulla esaltante.
Ovviamente, prima di costringere il gruppo al Senato a fare dietrofront, la mossa dei rivoltosi campani ha riscosso il sostegno di buona parte del partito campano. Dalla vice presidente della Camera, Mara Carfagna («La dolorosa presa di posizione dei colleghi deputati e senatori campani è comprensibile. Abbiamo condiviso le battaglie sui temi dei diritti in Campania da troppi anni per far finta di niente. Forza Italia non può ignorare l’impegno storico dei suoi rappresentati sui territori») ai consiglieri regionali («Quanto accaduto in Commissione Lavori pubblici del Senato è intollerabile e rivendica un chiarimento immediato nel partito»), all’europarlamentare Fulvio Martusciello, molto vicino a Tajani («Quella dei gruppi parlamentari di Forza Italia Campania è una battaglia sacrosanta verso la quale c’è sempre un pregiudizio dovuto alla cattiva informazione e alla naturale diffidenza esercitata da chi parla di sud senza forse esserci mai stato»).