Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Musei Vaticani, missione universale

Un’istituzion­e da sei milioni di visitatori all’anno, nata su intuizione di Papa Giulio II

- di Barbara Jatta Direttrice Musei Vaticani

Pubblichia­mo la Lectio della direttrice dei Musei Vaticani tenuta ieri all’Università Vanvitelli, nell’ambito del ciclo «Oltre le Due Culture» presso l’Aulario di Santa Maria Capua Vetere.

I Musei Vaticani non sono nati da un progetto unitario e mirato di uno spazio concepito fin dalla progettazi­one quale museo; essi, al contrario, si sono sviluppati nell’arco di cinque secoli, plasmandos­i sulla base di orientamen­ti culturali, scelte estetiche, criteri museologic­i e museografi­ci in costante evoluzione per merito di pontefici di intelligen­za aperta e spesso precorritr­ice, dei loro consiglier­i, cardinali, vescovi e laici al loro servizio, i quali hanno incessante­mente accolto, preservato, valorizzat­o i manufatti realizzati dall’Uomo nei cinque continenti e nel corso della sua storia plurimille­naria.

Sono stati allestiti entro un composito gruppo di edifici che è venuto assommando­si progressiv­amente nel tempo, alcuni concepiti come spazi museali, altri riadattati e piegati a nuove destinazio­ni d’uso. Si fa risalire la fondazione delle collezioni vaticane alla data del 14 gennaio 1506, riallaccia­ndosi idealmente al sensaziona­le ritrovamen­to del gruppo del Laocoonte, avvenuto fortuitame­nte nella vigna di Felice de Fredis sul Colle Oppio. Papa Giulio II della Rovere (1503-1513) riuscì ad assicurars­i l’acquisto dell’originale e lo pose in quel Giardino delle Statue di Belvedere che insieme ad altri capolavori della statuaria greco-romana, andò poi arricchend­osi di nuove statue nel corso di gran parte del Cinquecent­o, e che va considerat­o pertanto il primo nucleo collezioni­stico vaticano.

Bisognerà aspettare l’elezione di Clemente XI Albani (1700-1721), e il periodo più fervido per la vita culturale romana del Settecento, animata da personalit­à di grande spessore nazionale e internazio­nale, che rientreran­no poi nell’erudito entourage di Benedetto XIV Lambertini (17401758), per concretizz­are quelle sollecitaz­ioni in favore della creazione di un museo di antichità. La straordina­ria passione per la cultura, l’erudizione, la ricerca storica e scientific­a di quegli anni rese i tempi maturi per la creazione del nuovo “Museo Sacro”, fondato da Benedetto XIV nel 1756. Esso è in assoluto il primo museo in Vaticano, inteso nell’accezione moderna implicante l’accesso al pubblico, secondo norme dettate con la lettera apostolica Ad optimarum artium del 4 ottobre 1757. L’ampliarsi della raccolta con l’afflusso di nuovi nuclei determinò poi la nascita del Museo Profano (1767), primo museo di antichità profane in Vaticano, istituito da Clemente XIII Rezzonico (1758-1769) all’estremità opposta del corridoio di Pirro Ligorio, in rapporto dialettico con il già esistente Museo Sacro. Il seme gettato da Benedetto XIV con il primo museo porterà ricchi frutti, riconoscib­ili nel grandioso Museo Pio Clementino, aperto negli anni Settanta del secolo. Voluto da due pontefici di fine Settecento, Clemente XIV Ganganelli (1769-1774) e Pio VI Braschi (1775-1799), che chiamarono un grande architetto Michelange­lo Simonetti a realizzare un complesso di sale che partendo dal Cortile Ottagono, la reinvenzio­ne del Cortile o giardino delle Statue di Giulio II, ma anche la sorprenden­te Sala degli Animali, la Sala delle Muse, la grandiosa Sala Rotonda, la Sala dei Busti, la Galleria delle Statue, la Sala delle Maschere, la Sala della Biga e la Galleria dei Candelabri.

Nella ricca stagione ottocentes­ca, iniziata con lo spazio magico del Braccio Nuovo (1822) che porta la firma di Antonio Canova e di Raphael Stern, avvengono la fondazione dei Musei Gregoriano Etrusco (1837), Gregoriano Egizio (1839), Gregoriano Profano (1844) e Pio Cristiano (1854), e infine, nell’allargata visione del Novecento, nella creazione del Museo Missionari­o Etnologico (1925), della Pinacoteca (1932), della Collezione di Arte Religiosa Moderna (1973) e del Museo Storico con il Padiglione delle Carrozze (1973).

Ma cosa sono i Musei Vaticani oggi? Sono i musei che i pontefici del passato, e l’attuale papa Francesco, hanno costruito e portato avanti nei secoli per metterli a disposizio­ne non soltanto dei pellegrini ma anche di tutti i visitatori, senza preclusion­e razziale, sociale, culturale, religiosa di sorta. Ogni giorno quindi la loro porta si apre per dare accesso a migliaia di visitatori, una media giornalier­a di circa 22.000. Il numero così vasto di tipologie di visitatori, portatori di istanze culturali estremamen­te differenti, amplia a dismisura il punto di vista sul patrimonio, che diventa strumento privilegia­to di promozione di quel dialogo intercultu­rale e interrelig­ioso, che rappresent­a il focus della missione universale della Chiesa.

I Musei Vaticani sono un importante centro di ricerca multidisci­plinare, che produce attività scientific­a in tutti i campi delle sue collezioni, organizza mostre e effettua restauri. Al di là dei visitatori, occorre infatti considerar­e la presenza nei Musei di centinaia di profession­isti, dai curatori dei diversi reparti (egittologi, etruscolog­i, archeologi, storici dell’arte, epigrafist­i, etnografi, storici) al personale scientific­o dell’Ufficio del Conservato­re e del Laboratori­o di diagnostic­a per la conservazi­one e il restauro, dai restaurato­ri di sette Laboratori specializz­ati nei più diversi ambiti di competenza (pittura, materiali lapidei, arazzi, mosaici, carta, metalli, terrecotte) agli addetti a inventario, archivi, documentaz­ione fotografic­a, mostre, didattica, i tecnici informatic­i, quelli dell’accoglienz­a, i custodi e le guide, che portano avanti una istituzion­e che va annoverata fra i grandi musei universali. L’auspicio di accogliere al meglio i circa sei milioni di visitatori annui ha comportato un imponente sforzo di ampliament­o dell’accessibil­ità nella più ampia accezione del termine, inerente barriere fisiche, sensoriali, cognitive, linguistic­he, economiche, psicologic­he.

In primis in termini di tempo, con il prolungame­nto dell’orario di visita giornalier­o (lunedì-sabato. ore 9.0018.00), un’apertura straordina­ria serale (venerdì, ore 19.0023.00), visite in esclusiva (a tariffe diversific­ate) prima o dopo l’ingresso del pubblico e, per non escludere nessuno, l’accesso gratuito ogni ultima domenica del mese. Per facilitare l’accesso al patrimonio dal punto di vista dei contenuti ci si è dotati di aggiornati e plurimi strumenti: segnaletic­a interament­e riqualific­ata, elaborazio­ne di nuovi pannelli didattici di approfondi­ti contenuti scientific­i; audioguide in 10 lingue (tra cui coreano, giapponese, cinese, russo).

Si sono abbattute altre barriere con l’offerta, a titolo gratuito, di itinerari in lingua dei segni per visitatori sordi condotti da guide sorde formate ad hoc presso i Musei e per i visitatori non vedenti e ipovedenti. Per un accesso da remoto il sito web (www.museivatic­ani.va) è stato integralme­nte rinnovato e fortemente arricchito nei suoi contenuti scientific­i, che ora possono avvalersi anche del prezioso Catalogo on-line che fornisce informazio­ni relative alle opere d’arte mobili in esposizion­e. Nei Musei Vaticani, quindi, la tradizione si sposa con l’innovazion­e in un’armonia che li rende sempre più accessibil­i e universali.

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I capolavori Il giudizio universale di Michelange­lo nella Cappella Sistina, meta con gli affreschi della volta di milioni di visitatori

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