Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Musei Vaticani, missione universale
Un’istituzione da sei milioni di visitatori all’anno, nata su intuizione di Papa Giulio II
Pubblichiamo la Lectio della direttrice dei Musei Vaticani tenuta ieri all’Università Vanvitelli, nell’ambito del ciclo «Oltre le Due Culture» presso l’Aulario di Santa Maria Capua Vetere.
I Musei Vaticani non sono nati da un progetto unitario e mirato di uno spazio concepito fin dalla progettazione quale museo; essi, al contrario, si sono sviluppati nell’arco di cinque secoli, plasmandosi sulla base di orientamenti culturali, scelte estetiche, criteri museologici e museografici in costante evoluzione per merito di pontefici di intelligenza aperta e spesso precorritrice, dei loro consiglieri, cardinali, vescovi e laici al loro servizio, i quali hanno incessantemente accolto, preservato, valorizzato i manufatti realizzati dall’Uomo nei cinque continenti e nel corso della sua storia plurimillenaria.
Sono stati allestiti entro un composito gruppo di edifici che è venuto assommandosi progressivamente nel tempo, alcuni concepiti come spazi museali, altri riadattati e piegati a nuove destinazioni d’uso. Si fa risalire la fondazione delle collezioni vaticane alla data del 14 gennaio 1506, riallacciandosi idealmente al sensazionale ritrovamento del gruppo del Laocoonte, avvenuto fortuitamente nella vigna di Felice de Fredis sul Colle Oppio. Papa Giulio II della Rovere (1503-1513) riuscì ad assicurarsi l’acquisto dell’originale e lo pose in quel Giardino delle Statue di Belvedere che insieme ad altri capolavori della statuaria greco-romana, andò poi arricchendosi di nuove statue nel corso di gran parte del Cinquecento, e che va considerato pertanto il primo nucleo collezionistico vaticano.
Bisognerà aspettare l’elezione di Clemente XI Albani (1700-1721), e il periodo più fervido per la vita culturale romana del Settecento, animata da personalità di grande spessore nazionale e internazionale, che rientreranno poi nell’erudito entourage di Benedetto XIV Lambertini (17401758), per concretizzare quelle sollecitazioni in favore della creazione di un museo di antichità. La straordinaria passione per la cultura, l’erudizione, la ricerca storica e scientifica di quegli anni rese i tempi maturi per la creazione del nuovo “Museo Sacro”, fondato da Benedetto XIV nel 1756. Esso è in assoluto il primo museo in Vaticano, inteso nell’accezione moderna implicante l’accesso al pubblico, secondo norme dettate con la lettera apostolica Ad optimarum artium del 4 ottobre 1757. L’ampliarsi della raccolta con l’afflusso di nuovi nuclei determinò poi la nascita del Museo Profano (1767), primo museo di antichità profane in Vaticano, istituito da Clemente XIII Rezzonico (1758-1769) all’estremità opposta del corridoio di Pirro Ligorio, in rapporto dialettico con il già esistente Museo Sacro. Il seme gettato da Benedetto XIV con il primo museo porterà ricchi frutti, riconoscibili nel grandioso Museo Pio Clementino, aperto negli anni Settanta del secolo. Voluto da due pontefici di fine Settecento, Clemente XIV Ganganelli (1769-1774) e Pio VI Braschi (1775-1799), che chiamarono un grande architetto Michelangelo Simonetti a realizzare un complesso di sale che partendo dal Cortile Ottagono, la reinvenzione del Cortile o giardino delle Statue di Giulio II, ma anche la sorprendente Sala degli Animali, la Sala delle Muse, la grandiosa Sala Rotonda, la Sala dei Busti, la Galleria delle Statue, la Sala delle Maschere, la Sala della Biga e la Galleria dei Candelabri.
Nella ricca stagione ottocentesca, iniziata con lo spazio magico del Braccio Nuovo (1822) che porta la firma di Antonio Canova e di Raphael Stern, avvengono la fondazione dei Musei Gregoriano Etrusco (1837), Gregoriano Egizio (1839), Gregoriano Profano (1844) e Pio Cristiano (1854), e infine, nell’allargata visione del Novecento, nella creazione del Museo Missionario Etnologico (1925), della Pinacoteca (1932), della Collezione di Arte Religiosa Moderna (1973) e del Museo Storico con il Padiglione delle Carrozze (1973).
Ma cosa sono i Musei Vaticani oggi? Sono i musei che i pontefici del passato, e l’attuale papa Francesco, hanno costruito e portato avanti nei secoli per metterli a disposizione non soltanto dei pellegrini ma anche di tutti i visitatori, senza preclusione razziale, sociale, culturale, religiosa di sorta. Ogni giorno quindi la loro porta si apre per dare accesso a migliaia di visitatori, una media giornaliera di circa 22.000. Il numero così vasto di tipologie di visitatori, portatori di istanze culturali estremamente differenti, amplia a dismisura il punto di vista sul patrimonio, che diventa strumento privilegiato di promozione di quel dialogo interculturale e interreligioso, che rappresenta il focus della missione universale della Chiesa.
I Musei Vaticani sono un importante centro di ricerca multidisciplinare, che produce attività scientifica in tutti i campi delle sue collezioni, organizza mostre e effettua restauri. Al di là dei visitatori, occorre infatti considerare la presenza nei Musei di centinaia di professionisti, dai curatori dei diversi reparti (egittologi, etruscologi, archeologi, storici dell’arte, epigrafisti, etnografi, storici) al personale scientifico dell’Ufficio del Conservatore e del Laboratorio di diagnostica per la conservazione e il restauro, dai restauratori di sette Laboratori specializzati nei più diversi ambiti di competenza (pittura, materiali lapidei, arazzi, mosaici, carta, metalli, terrecotte) agli addetti a inventario, archivi, documentazione fotografica, mostre, didattica, i tecnici informatici, quelli dell’accoglienza, i custodi e le guide, che portano avanti una istituzione che va annoverata fra i grandi musei universali. L’auspicio di accogliere al meglio i circa sei milioni di visitatori annui ha comportato un imponente sforzo di ampliamento dell’accessibilità nella più ampia accezione del termine, inerente barriere fisiche, sensoriali, cognitive, linguistiche, economiche, psicologiche.
In primis in termini di tempo, con il prolungamento dell’orario di visita giornaliero (lunedì-sabato. ore 9.0018.00), un’apertura straordinaria serale (venerdì, ore 19.0023.00), visite in esclusiva (a tariffe diversificate) prima o dopo l’ingresso del pubblico e, per non escludere nessuno, l’accesso gratuito ogni ultima domenica del mese. Per facilitare l’accesso al patrimonio dal punto di vista dei contenuti ci si è dotati di aggiornati e plurimi strumenti: segnaletica interamente riqualificata, elaborazione di nuovi pannelli didattici di approfonditi contenuti scientifici; audioguide in 10 lingue (tra cui coreano, giapponese, cinese, russo).
Si sono abbattute altre barriere con l’offerta, a titolo gratuito, di itinerari in lingua dei segni per visitatori sordi condotti da guide sorde formate ad hoc presso i Musei e per i visitatori non vedenti e ipovedenti. Per un accesso da remoto il sito web (www.museivaticani.va) è stato integralmente rinnovato e fortemente arricchito nei suoi contenuti scientifici, che ora possono avvalersi anche del prezioso Catalogo on-line che fornisce informazioni relative alle opere d’arte mobili in esposizione. Nei Musei Vaticani, quindi, la tradizione si sposa con l’innovazione in un’armonia che li rende sempre più accessibili e universali.