Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fico e Di Maio diteci dove mettiamo l’immondizia
Poi dice che uno si butta a destra. Il 29 agosto del 2004, più di quattordici anni fa, una manifestazione combattiva e rumorosa attraversò le strade di Acerra. L’apriva uno striscione che diceva «No all’inceneritore». Ventimila persone mobilitate. L’intero arco della sinistra, vescovi locali e no global compresi, sosteneva il comitato che si batteva contro la costruzione dell’impianto. Quaranta feriti, tra forze dell’ordine e manifestanti, si contarono alla fine dei tafferugli che fecero seguito al corteo. Ecco, leggendo le cronache dei nostri giorni, con l’attacco portato dal duo Di Maio-Fico a Matteo Salvini, colpevole di aver detto che i termovalorizzatori servono, mi sono chiesto che cosa sarebbe oggi l’emergenza rifiuti nella nostra regione se quella manifestazione avesse vinto e se ad Acerra non ci fosse oggi quell’unico impianto. Vi si smaltiscono infatti più di settecentomila tonnellate di rifiuti indifferenziati sul totale di un milione e trecentomila annui che la Campania produce. Che ce ne saremmo fatti, di tutta quella monnezza? Probabilmente sarebbe andata, settecentomila tonnellate all’anno, ad aggiungersi alla Grande Montagna di cinque milioni e mezzo di balle stoccate a Taverna del Re, di cui ci ha raccontato ieri Fulvio Bufi sul Corriere. Oppure sarebbe andata ad aggiungersi, settecentomila tonnellate all’anno, alle 380 mila tonnellate di frazione umida che, avendo due soli impianti di compostaggio, spediamo regolarmente al Nord, e che ci costano (a noi contribuenti, non ai politici che cavalcano la piazza) 150 euro a tonnellata, cioè più di 55 milioni all’anno.