Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Costa: «Un piano senza inceneritori per Terra dei fuochi»
Domani a Caserta premier, sette ministri e il governatore
Matteo», cioé Salvini, «non ha le informazioni giuste. Un inceneritore, se andasse tutto bene, andrebbe a regime tra 7 anni. Si arriva al 2025, quando in Europa saranno banditi. E poi, con rispetto, non può dire facciamo gli inceneritori». Così Sergio Costa, che domani sarà a Caserta con premier, 6 colleghi e De Luca per firmare «il piano d’azione per la Terra dei fuochi».
«Con la dovuta franchezza, l’economia circolare è materia poco conosciuta». Che non significa che il generale-ministro Sergio Costa sia un incompreso. «Matteo», cioé Salvini, ministro dell’Interno, «non ha le informazioni giuste, i dati aggiornati. Un inceneritore, se andasse tutto bene, andrebbe a regime tra sette anni, si arriva al 2025, quando in Europa saranno banditi perché si parlerà solo di economia circolare. E poi, con rispetto, non può dire facciamo gli inceneritori, perché la competenza è regionale e nel piano non ci sono». Domani a Caserta il premier, sette ministri, due prefetti e il presidente della Regione firmano «un piano d’azione per la Terra dei fuochi, non un semplice decreto legge. La Campania sarà un laboratorio per la tutela dell’ambiente e la gestione del ciclo dei rifiuti».
Il premier Conte, lei, Salvini, Di Maio, Bonafede, Trenta, Lezzi, Grillo, De Luca e i prefetti di Caserta e Napoli, Ruberto e Pagano. Ma cosa contiene questo piano di azione?
«Ogni ministro firma per quel che gli compete. Per esempio Salvini darà l’autorizzazione ai prefetti di rimodulare l’operazione dell’esercito strade sicure. Siamo disponibili a mandare più militari, ma dobbiamo sapere dove e quanti ne servono».
Quanti sono i siti da tenere sotto controllo in Campania?
«Un migliaio tra discariche, stir e aziende che si occupano di rifiuti. Ma non tutti sono a rischio. I prefetti dovranno censirli, perché sarebbe impossibile presidiarli tutti. Inoltre aumenteranno le tecniche di investigazione con degli specialisti».
Chi sono?
«Sono l’arma dei carabinieri, con i forestali, il Noe».
Insomma una razionalizzazione del sistema.
«Anche dal punto di vista sanitario. Ho chiesto che l’Istituto superiore della Sanità affiancasse la Regione cioè le Asl per un monitoraggio sanitario delle zone a rischio. Finalmente sposiamo il progetto Epica, redatto dall’associazione dei medici di base. Gratuitamente avremo tutti i dati sulle patologie più diffuse e la geolocalizzazione, mese per mese».
La Regione Campania oltre ad essere affiancata cosa farà?
«Mette a disposizione l’Arpa che è l’organo di controllo e vigilanza tecnico sul territorio. Che, accanto all’Ispra, monitorerà le zone a rischio ambientale da roghi. Inoltre i vigili del fuoco entrano nel comitato allargato ma saranno utilizzati secondo quanto disposto dai prefetti. Bisogna creare un sistema che funziona e sapere chi fa cosa in un determinato tempo. Se c’è l’incendio si attiva il prefetto, che chiama l’Asl per screening sanitari, l’Arpac che deve monitorare aria, acqua, suolo e anche alimenti. Tutti i dati saranno pubblicati».
È una sperimentazione, par di capire.
«Stiamo sperimentando un modello, qui c’è la Terra dei fuochi e qui si deve risolvere. Se funziona si può esportare in altre situazioni. L’illegalità si insinua nelle pieghe del sistema: oggi non sappiamo un rifiuto quando viene raccolto che fine faccia. Non sarà più così».
E la legge Terramia?
«Subito dopo la legge di bilancio, in gennaio. A parte il riferimento a Pino Daniele che non è casuale, il titolo significa riprendersi la propria terra. Sono previste misure di prevenzione che anticipano i controlli, il daspo ambientale, le bonifiche dei siti orfani. Ma soprattutto se tu ecocriminale continui a delinquere, come ultima ratio, non solo sarai sottoposto a daspo amministrativo e penale, subirai il sequestro dei beni ai fini di confisca come previsto dalla Falcone-Borsellino. Se sei mafioso devi tu dimostrare la tua innocenza».
Cosa ha detto a Salvini?
«Che in Europa dal 2025 sarà in vigore l’economia circolare. Oggi ciò che proviene dalla differenziata è ancora rifiuto, a breve la trasformeremo in mps, ovvero materia prima seconda. Quindi sarà una risorsa. E quando ho una differenziata alta è inutile l’inceneritore. Non conviene».
In Campania la differenziata supera il 50 per cento. Napoli resta un buco nero. Ma soprattutto si parla di ciclo, ma mancano i siti di compostaggio.
«Quel 52 per cento può crescere in modo geometrico non appena si fanno gli impianti di compostaggio».
Appunto, perché non si realizzano?
«Ho detto a De Luca sono al tuo fianco però sul compostaggio mi piacerebbe che il piano rifiuti non prevedesse dei macroimpianti regionali, ma più impianti di compostaggio di prossimità per evitare che i rifiuti viaggino troppo. Ma bisogna attivare gli osservatori dei cittadini. Il cittadino quando lo coinvolgi dall’inizio, ha un approccio diverso».
Altra questione fondamentale: i soldi per le bonifiche. Ci sono?
«Sì, sfatiamo questo mito. Io ho 800 milioni di euro non spesi. Da giugno sto facendo un lavoro di ricognizione: ebbene ho trovato 141 milioni di euro di compartecipazione per 37 comuni della Terra dei fuochi, tra cui Pianura, mai spesi. Questa è la cosa grave. Se non arrivano i progetti come faccio? Non mi posso sostituire. Ma posso affiancare Invitalia. Le mie casse devono rimanere vuote».
” Spesso non sappiamo un rifiuto quando viene raccolto che fine faccia E non va bene Per questo in campo ci saranno più militari e investigatori Poi, se il modello campano funziona, lo esportiamo in tutta Italia