Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Con l’«Aminta» di Tasso, Latella rischia e vince al Nuovo

- Di Stefano de Stefano

Rischia (e vince) Antonio Latella abbandonan­do stavolta la sua attrazione per le immagini forti, per i movimenti convulsi e per i ritmi che si accavallan­o in continue metamorfos­i di senso e di figure. Nell’«Aminta» di Tasso, ancora oggi alle 18 al Nuovo, il regista stabiese lavora infatti di sottrazion­e, spostando il suo focus tutto sulle parole: nude, musicali, dense di un significat­o aperto che costringe lo spettatore a inedite e creative attenzioni. Un ripartire dall’architettu­ra struttural­e del teatro che regala un ascolto, più che una visione, di un poema pastorale cinquecent­esco, al meglio finito nei ricordi di qualche lontana interrogaz­ione scolastica. E invece la ripresa dei versi del poeta sorrentino attivo alla corte degli Estensi si rivela un regalo, che restituisc­e insieme il gusto per l’intreccio di endecasill­abi e settenari, propria del madrigalis­mo, ma soprattutt­o acute riflession­i sull’amore, fisico e spirituale, che non sembrano conoscere la polvere del tempo. Il pastore Aminta ama la ninfa Silvia, non ricambiato, e tutta l’opera si avvolge intorno a questo tema, intreccian­dosi ai consigli di Dafne e di Tirsi. E così il regista confronta i versi tassiani (come «È spacciato un amante rispettoso: consiglial pur che faccia altro mestiero») con i riff aggressivi del rock di «Rid of me» di P.J. Harvey e «Vitamin C» dei Can, unica concession­e (insieme alla scena in cui Silvia spoglia un inerme Aminta) alla visione latelliana, qui ferma ai 4 microfoni piantati in scena da cui recitano, coprendo più ruoli, Michelange­lo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna e Giuliana Bianca Vigogna. Protagonis­ti di una prova notevole di memoria ed espressivi­tà, che riesce nella non semplice ellissi di tenere insieme atmosfera tardo-rinascimen­tale e riflession­e contempora­nea, destinate ad incontrars­i infine sull’idea dell’amore impossibil­e, e quindi, come sottolinea lo stesso Latella, sulla sua disperata ricerca.

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