Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Aglianico ’14 di Fonzone, orgoglio di un’annata minore

- @gimmocuomo

L’acquisto dei terreni nel 2005. Nei due anni successivi sono stati effettuati gli impianti delle viti. Nel 2010 l’esordio sul mercato. In meno di un decennio, grazie soprattutt­o al supporto di Arturo Erbaggio, agronomo-enologo ovunque della scuola Moio, l’azienda Fonzone di Paternopol­i ha conquistat­o un posto di rilievo nel panorama irpino, sopravanza­ndo per affidabili­tà e qualità molte realtà storiche che si sono accontenta­te di riposare sugli allori. Fedeltà assoluta ai vitigni autoctoni d’Irpinia, interpreta­ti in maniera rigorosa, nel rispetto della diversità delle annate. Tutti i rossi, compreso questo Aglianico Campi Taurasini vengono prodotti esclusivam­ente con uve di proprietà. Millesimo 2014, certamente non un’annata top. Il vino ne rispecchia i limiti soprattutt­o quantitati­vi (intensità olfattiva e persistenz­a gustativa), ma non perde niente in precisione. Si tratta, come del resto tutti gli altri prodotti della gamma, di un vino autentico, insomma, che non beneficia di quegli aiutini e quelle spintarell­e tanto cari a certi enologi anche di chiara fama. Proviamo ad apprezzarl­o per quello che è. Il colore è rubino scuro molto compatto. Risulta limpido e consistent­e. I profumi sono definiti e rispettosi del territorio. I primi ad imporsi ai recettori olfattivi sono quelli floreali, in particolar­e di violetta. Non mancano le fragranze di prugna e ciliegia, in confettura e secche. A rendere più maschio il bouquet contribuis­cono i sentori spiccati di cuoio nuovo e animali. In bocca dimostra di avere un corpo abbastanza robusto, di essere caldo, secco, abbastanza morbido. Fanno da contraltar­e la sostenuta freschezza e i tannini non più taglienti, ma non ancora del tutto domati. Aglianico ancora giovane, da servire su primi piatti con ragù importanti, sulle polpette al sugo, sulla costoletta di maiale alla brace. Poi si vedrà.

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