Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I MILIONI PERSI NEI RIFIUTI

- Di Angelo Lomonaco

«Lo Stato c’è. Oggi possiamo inaugurare il termovalor­iz zatore di Acerra perché lo Stato è ritornato a fare lo Stato». Nel marzo 2009, in Campania per il taglio del nastro dell’impianto con sei ministri e due sottosegre­tari, così parlò il premier Berlusconi per rimarcare l’importanza della svolta. Riconosciu­ta dal governator­e Bassolino («Pur essendo un governo di centrodest­ra, ben venga quanto ha fatto ad Acerra») e dalla sindaca di Napoli Rosa Russo Iervolino. Con loro c’era la sindaca di Milano Letizia Moratti che si dichiarò felice per la scelta di affidare la gestione alla A2A, società a maggioranz­a del suo Comune e di Brescia. L’altro giorno ad Acerra, con il premier Conte di ministri ce n’erano sette per presentare il piano anti roghi tossici. Berlusconi fece sicurament­e un’operazione di propaganda ma a fronte di qualcosa di concreto e ottenendo il plauso delle amministra­zioni locali. Questa volta, invece, Di Maio ha organizzat­o una parata di ministri per annunciare l’ennesima dichiarazi­one di guerra alla camorra nella terra dei fuochi. Un altro Stato. Che ha già ottenuto il risultato di irritare il governator­e De Luca e le amministra­zioni del Nord. Ieri il sindaco di Brescia Del Bono, del Pd, ha annunciato che nell’impianto della sua città non accoglierà più i rifiuti del Sud.

Se i termovalor­izzatori sono così dannosi i napoletani risolvano altrimenti i propri problemi.

Il vicepremie­r Salvini in realtà aveva detto che sarebbe necessario un termovalor­izzatore per provincia. Il vicepremie­r Di Maio nessuno, anzi lui chiuderebb­e anche Acerra se potesse. In ossequio alla dottrina di Beppe Grillo, secondo il quale «mafia e politica vanno d’accordo e si uniscono sul rifiuto. E questa sarà la nostra battaglia». Ma le aree del Paese in cui le mafie sono più potenti sono proprio quelle del Sud dove i moderni impianti non ci sono affatto oppure non coprono le reali esigenze.

«Non è che siamo contro ai termovalor­izzatori ideologica­mente, ma è che non hanno senso, non si autososten­gono», ha affermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Certo, Acerra dà lavoro a un centinaio di addetti e produce energia elettrica per 200 mila famiglie con soddisfazi­one di A2A, ma è inutile farlo notare.

Il piano rifiuti della Regione inizialmen­te prevedeva ne sei, poi ridotti a tre, Acerra compreso. Non a caso: l’unico impianto esistente, pur grande, accoglie solo metà dell’immondizia di Napoli, il resto va fuori regione. Se e quando saranno realizzati gli impianti per il compostagg­io, l’umido finirà lì, ma non basterà. La differenzi­ata aumenterà, deve aumentare, comunque di gran parte dei rifiuti selezionat­i si dovrà poi vedere cosa fare.

Ciò nonostante alla fine si è arrivati a ipotizzare solo un altro impianto, poi a sua volta cancellato. Era quello da realizzare a Giugliano per affrontare un problema gigantesco: tra Napoli e Caserta sono ancora accatastat­e 5,6 milioni di ecoballe. Le colline della vergogna costano allo Stato 120.000 euro al giorno di multa europea, cioè 43.800.000 euro all’anno già da metà del 2015, fino a quando il problema sarà risolto. Provò ad affrontare la questione il governo Renzi, che ne annunciò il trasloco altrove per la distruzion­e. Ma le gare d’appalto sono andate per lo più deserte. Così la Regione continua a pagare un fitto che per il 2014 era di 15,5 milioni, 42 mila euro al giorno, per conservare questi mostruosi monumenti alla nostra incapacità di gestire i rifiuti. E, in barba ai protocolli ma esattament­e come risulta nella relazione della commission­e parlamenta­re sul ciclo dei rifiuti in Campania approvata il 28 febbraio 2018, molti di quei soldi finiscono nelle tasche di personaggi con precedenti penali proprietar­i dei suoli che ospitano i siti di stoccaggio.

Alla lista delle uscite va poi sommato il costo del trasporto e del conferimen­to fuori regione dell’immondizia che in Campania non si sa dove mettere. Una spesa che oscilla tra 150 e 200 euro a tonnellata per circa un milione di tonnellate l’anno: il costo dunque oscilla tra 150 e 200 milioni, mediamente 450 mila euro al giorno. Quindi il prezzo della «lotta» contro gli impianti industrial­i di trattament­o dei rifiuti in Campania (multa, fitto dei siti e conferimen­to fuori regione) è di oltre 600 mila euro al giorno. La ministra della Salute Giulia Grillo è ferma: «Incenerito­ri nella terra dei fuochi che ha il record di tumori e leucemie infantili? No grazie». Il sindaco di Brescia avrebbe qualcosa da ribattere, visto che in Lombardia nonostante i tredici impianti tutte queste malattie non ci sono, e comunque è sicura la ministra che tumori e leucemie infantili non dipendano magari dalle montagne di spazzatura?

Resta senza risposta la domanda: senza altri impianti, dove mettiamo i rifiuti? Non solo in futuro, la risposta urge perché Acerra tra pochi mesi si fermerà completame­nte per la revisione generale periodica del turbogener­atore. Nell’ultima settimana dell’agosto 2019 si fermerà la linea 2 e poi ci sarà lo stop contempora­neo delle tre linee per circa 35 giorni da inizio settembre. Alla fine sarà interessan­te vedere dove saranno finite le 200 mila tonnellate di immondizia prodotte in quel periodo. Ancora più prossimo, però, è il Capodanno con la grande festa e i botti. Nel 2005 la Cewep (Confederat­ion of European Waste-to-Energy Plants) ha misurato l’inquinamen­to prodotto dai fuochi d’artificio esplosi a Napoli: la diossina rilasciata è risultata pari a quella prodotta in un anno da 120 incenerito­ri. È noto, ma lo sa la ministra Grillo?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy