Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Io, l’uomo che decide i colori dell’allerta in caso di tempesta»
Cinquantaquattro anni, origini calabresi, l’ingegnere Mauro Biafore è l’uomo che decide il colore dell’allerta meteo. «Le previsioni - dice non possono indicare se un temporale colpirà una scuola anziché un’altra. Meglio dunque essere prudenti».
È l’uomo dei colori delle allerta meteo. Spetta a lui valutare, sulla base delle previsioni fornite dall’Aeronautica militare o dal Dipartimento della Protezione civile, se il grado di rischio nelle 24 ore successive sarà di livello giallo, arancione o rosso. Cinquantaquattro anni, nato a Torino («ma solo per caso»), calabrese, laurea in ingegneria idraulica conseguita all’università della Calabria, Mauro Biafore ha lavorato per tre anni per la presidenza del Consiglio, poi nel 2001 il trasferimento presso la Regione
Campania dove si occupa della direzione e coordinamento della attività della Regione Campania, relative alla gestione del sistema di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico.
Ingegnere, da quanto tempo opera la vostra struttura?
«È stata creata sulla base di leggi dello Stato approvate dopo la tragica alluvione di Sarno del 1998. In quell’occasione, piovve per più di due giorni, ma nessuno pensò a mettere in allarme la popolazione. Ci furono 137 morti. Certamente ci sono alcuni rischi, come quello sismico che non si possono prevedere, ma le piogge sì. Certo, non si tratta di un modello deterministico, ma probabilistico».
Cioè con un certo livello di approssimazione?
«Certamente non si può prevedere su quale scuola si abbatterà un nubifragio e in che momento preciso. Eventi come la tromba d’aria sul porto di Salerno di martedì pomeriggio non erano prevedibili. È invece possibile anticipare i rischi connessi a piogge, temporali, vento. Il nostro territorio è un grande malato. Il nostro dovere è avvisare le autorità preposte, in primo luogo i sindaci che, sulla base dei piani di Protezione civile, possono adottare misure specifiche come la chiusura delle scuole. Se si potesse prevedere tutto, la Protezione civile non servirebbe».
Però sulla base delle vostre indicazioni talvolta i sindaci si trovano spiazzati, cioè adottano misure che alla prova
dei fatti risultano esagerate.
«Sono consapevole di poter sbagliare. Ma, mi creda, tutti lavoriamo con la massima scrupolosità. E bene fanno le autorità pubbliche a scongiurare il rischio che il malato muoia. Preferisco il rischio di essere accusato di eccessivo zelo che di sottovalutazione. Sono in ballo vite umane».
Secondo quali criteri assegna un colore all’allerta meteo?
«Premetto che il territorio è diviso in 8 zone, all’interno delle quali il rischio è piuttosto omogeneo. Per esempio la Zona 1 comprende Napoli e la piana del Volturno, dove 30 millimetri di pioggia non possono suscitare grandi preoccupazioni. Ma se la stessa quantità di acqua è prevista in Penisola sorrentina, dove il materiale piroclastico è molto abbondante, il livello di rischio è notevolmente superiore».
Perché nonostante l’allerta arancione a Napoli martedì c’era il sole?
«Le previsioni non sono mai di carattere strettamente locale. In Campania poi esistono fattori microclimatici che influiscono non poco sui fenomeni atmosferici. Il rischio è funzione anche dei mutamenti climatici e della forte antropizzazione di alcune zone. La valutazione è molto complessa».
Ha fatto bene il sindaco di Napoli de Magistris a decretare la chiusura delle scuole?
«Benissimo. Se il Comune è in difficoltà economiche e non riesce a curare gli alberi, meglio non correre rischi».
Con più fondi si potrebbero ottenere previsioni più precise e dettagliate?
«Sono un ingegnere e non un meteorologo. Probabilmente le dico di sì, ma non so se si tratterebbe di un’investimento conveniente. I margini di errore comunque non si annullerebbero. Meglio investire nella riduzione dei rischi strutturali».
Lei è padre?
«No, ma ho dei nipoti». Ecco li manderebbe a scuola in presenza di un allerta arancione?
Dipende dalla scuola e dal percorso per arrivarci. A Napoli non sarei tranquillo. Sicuramente no».
”
De Magistris
Ha fatto benissimo a chiudere le scuole, se il Comune non ha soldi per curare gli alberi meglio non correre rischi