Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Differenziata» Vomero in testa alla classifica
La doppia anima di Chiaia: 70% sul lungomare, sotto il 40 nelle strade interne
NAPOLI Il 38% di raccolta differenziata che Napoli ha raggiunto (34 secondo Legambiente) ad ottobre è un risultato che può apparire misero, se lo si confronta con l’obiettivo del 65% che, secondo il testo unico ambientale approvato nel 2006, avrebbe dovuto essere centrato entro il 31 dicembre 2012.
Quel 38%, però, se si considera che nel 2012 la metropoli era al 20,6%, può rappresentare anche un esile segnale di cambiamento. La strada maestra che va seguita – lo dimostra l’esperienza degli ultimi anni e delle altre grandi città – è la raccolta porta a porta. In ogni palazzo bidoncini di colore diverso a seconda del materiale da depositare, i quali devono essere esposti in strada per il prelievo sulla base di un calendario preciso. Il sistema costa di più ad Asia al momento della raccolta, tuttavia rispetto alle tradizionali campane stradali garantisce maggior guadagno dalla vendita dei diversi materiali, perché permette di portare alle piattaforme un prodotto con minori impurità. Ma quali sono, relativamente al porta a porta, i quartieri ricicloni, quelli nei quali si raggiungono le percentuali più elevate?
Ecco la classifica sulla base degli ultimi dati di Asia. Al primo posto il Vomero, poi i Colli Aminei oltre il 65%, sono in testa alla graduatoria. Chiaia ha picchi del 70% sul lungomare dove sono bar e ristoranti (controllati) e crolli sotto il 40 tra Pallonetto e Quartieri. Posillipo, Bagnoli e Rione Alto si attestano in seconda fascia, tra il 60 ed il 50%. Quartieri Spagnoli, Pianura, San Carlo all’Arena, Centro (zona via dei Fiorentini) sono collocati tra il 45% ed il 60%. Chiaiano, Ponticelli, Scampia e Barra hanno una raccolta differenziata dal porta a porta tra il 40% ed il 45%. Ma nelle campane non arrivano al venti.
Numeri, perfino quelli delle zone che sono fanalino di coda, di gran lunga superiori al dato complessivo del 38% che Napoli ha centrato il mese scorso. Questa cifra è il frutto, dunque, della media tra la percentuale della raccolta che proviene dai bidoncini nei palazzi e quella, di gran lunga inferiore, che arriva dalle campane stradali che sono rimaste nei quartieri non ancora raggiunti dal porta a porta.
«Con le campane – ammette Francesco Iacotucci, il presidente di Asia – in alcuni quartieri non raggiungiamo il quindici od il venti per cento di differenziata. A Scampia ed a Ponticelli, per esempio. Altrove va un po’ meglio, ma non c’è paragone con i dati che provengono dai bidoncini condominiali». Anche perché – e non è un problema da poco – la differenziata che i camioncini di asia prelevano dalle campane stradali non di rado è anche sporca, contaminata da materiali che non dovrebbero esserci. La casistica è ampia e perfino surreale. Spazia dalla busta nera con dentro una testa di pescespada che un ispettore di Asia ha pescato un mese fa da una campana gialla per la plastica in via Manzoni al polistirolo che qualcuno si ostina a lasciare nei contenitori dell’umido; dalle onnipresenti bottiglie di plastica gettate nel contenitore degli scarti alimentari alle lattine della Coca Cola o della birra inserite nella campana del vetro. Aggirano le regole i privati e, non di rado, gli esercizi commerciali. L’ultima operazione dei vigili urbani, qualche giorno fa, ha accertato violazioni nel conferimento dei rifiuti in più punti della città, dal centro storico al Vomero fino alla zona della stazione. Protagonisti bar, ristoranti, pizzerie, centri commerciali e negozi di abbigliamento. «I bastardi della differenziata», li definì Asia alcuni mesi fa, con una espressione forte, ma che rendeva bene l’idea del danno provocato alla città ed alle centinaia di migliaia di napoletani i quali, nonostante disservizi e problemi, si impegnano a differenziare i rifiuti.