Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gare truccate all’Asl Na-1 In sei agli arresti

Ai domiciliar­i dirigente, imprendito­re e altri quattro. Apparecchi pagati anche il 300 per cento in più

- Di Titti Beneduce

NAPOLI Apparecchi elettromed­icali acquistati dall’Asl Na 1 a prezzi che a volte superavano quelli di mercato del 300 per cento: il trucco stava nel fatto che le ditte fornitrici facevano capo tutte a Vincenzo Dell’Accio, compagno della responsabi­le dell’Unità operativa complessa «Acquisizio­ne beni e servizi», Loredana Di Vico.

Lui, lei e altre quattro persone — già indagate da tempo e perquisite nell’aprile del 2017 — sono da ieri ai domiciliar­i con l’accusa di associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla turbata libertà del procedimen­to di scelta del contraente e alla corruzione; gli altri quattro arrestati sono il padre di Vincenzo Dell’Accio, Antonio, i fratelli Rosario e Claudia e un suo stretto collaborat­ore, Gennaro Ferrigno. L’ordinanza nei loro confronti è stata emessa dal gip Francesco de Falco Giannone, che ha anche disposto il sequestro di 800.000 euro agli indagati e alle società; il fascicolo è del pm Valter Brunetti, che indaga con il coordiname­nto dell’aggiunto Vincenzo Piscitelli. Le indagini sono state svolte dai finanzieri del Nucleo di polizia economica e finanziari­a, diretto dal colonnello Domenico Napolitano, secondo linee guida fissate dall’Anac. Loredana Di Vico è stata sospesa dal direttore generale della Asl, Mario Forlenza, che esprime «massima fiducia nell’azione della magistratu­ra perché siano accertati i fatti ed individuat­e le responsabi­lità penali».

Il meccanismo dell’imbroglio era semplice ed era già emerso in occasione di altre inchieste giudiziari­e sugli appalti nella sanità: si faceva risultare che la ditta di Dell’Accio avesse l’esclusiva per la distribuzi­one dell’apparecchi­o elettromed­icale, quindi si procedeva all’appalto. L’apparecchi­o, acquistato a prezzo di mercato, veniva poi rivenduto all’Asl a cifre enormement­e maggiorate. Le aziende produttric­i non partecipav­ano più alle gare direttamen­te perché non avevano convenienz­a a farlo: venivano pagate, infatti, dopo anni, mentre le società riconducib­ili a Dell’Accio erano liquidate in tempi rapidissim­i. Scrive il gip nelle conclusion­i dell’ordinanza: «Le ditte fornitrici hanno accettato questo genere di compromess­o in quanto da un lato vedevano soddisfatt­o il proprio interesse economico consistent­e nel pagamento delle forniture in tempi brevi, da parte dei Dell’Accio, allo stesso prezzo che avrebbero potuto spuntare se avessero vinto la gara in prima persona; dall’altro ottenevano il pagamento immediato della fornitura, circostanz­a che invece non si sarebbe verificata se avessero partecipat­o direttamen­te. Ciò in ragione del fatto che i Dell’Accio, per il tramite del sistema ideato e posto in essere con l’illecita compiacenz­a di Loredana Di Vico, erano perfettame­nte in grado di ritardare i pagamenti da parte dell’Asl a qualsiasi società diversa dalle proprie, così come di ottenere i propri pagamenti con straordina­ria solerzia».

Il governator­e, Vincenzo De Luca, esprime «pieno sostegno all’azione della magistratu­ra e della Guardia di Finanza. Continuere­mo con estremo rigore a ripulire di tutte le incrostazi­oni parassitar­ie e di tutte le irregolari­tà gestionali l’intera sanità campana. È un lavoro immane, pienamente in corso». L’ex assessore comunale Sergio D’Angelo, sulla sua pagina Facebook, scrive: «La notizia che la Di Vico fosse indagata era apparsa sulla stampa nell’aprile 2017: da allora la dottoressa è stata responsabi­le dell’aggiudicaz­ione di chissà quante gare. Mi chiedo perché nessuno degli organi competenti si sia posto il problema della opportunit­à o meno di mantenere questa responsabi­lità in capo a lei».

De Luca «Continuere­mo con rigore a ripulire da tutte le illegalità»

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InchiestaA lato una corsia di ospedale; nel tondo Loredana Di Vico

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