Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Legambient­e: finisce fuori regione il 91% dei rifiuti differenzi­ati campani

Il rapporto: manca ancora un ciclo integrato. Male Napoli, Benevento ai primi posti in Italia

- S.B.

NAPOLI La differenzi­ata aumenta, in alcuni comuni, come Benevento, si arriva a record italiani, ma non grazie al fatto che esista un ciclo virtuoso dei rifiuti. Tantomeno impianti, visto che la monnezza campana vaga in Europa come un pacco postale. La differenzi­ata aumenta, ma si continuano a pagare 120 mila euro al giorno perché sotto infrazione europea. La differenzi­ata aumenta ma ieri la Corte di giustizia europea ha aperto un’altra procedura d’infrazione sulle 44 discariche non bonificate in Italia, due sono in Campania (Parapoti e San Bartolomeo in Sannio).

Tant’è che, come scrive Legambient­e nel rapporto annuale sui comuni ricicloni, «il 91 per cento dell’organico differenzi­ato in Campania oggi finisce fuori regione». Perché? «In Campania continua a mancare una governance autorevole del ciclo integrato dei rifiuti e ancora non si procede alla realizzazi­one di impianti industrial­i di trattament­o della frazione organica con compostagg­io, digestione anaerobica e produzione di biometano». E così, nonostante alcuni picchi di eccellenza, «il risultato è che, in questo percorso lento e aggrovigli­ato, rallenta la raccolta differenzi­ata da parte dei comuni: sono 238 i “ricicloni”, quelli cioè che nel 2017 hanno superato il 65 per cento di raccolta differenzi­ata come previsto dalla legge, solo 11 in più rispetto all’anno precedente». In pratica nulla si muove anche sul fronte dei rifiuti «nonostante lo sforzo di enti e comunità che da anni consentono alla regione di raggiunger­e una percentual­e complessiv­a di raccolta differenzi­ata del 52,67 per cento che rimane in ogni caso la migliore performanc­e nel Mezzogiorn­o».

Ecco la classifica: Tortorella (Sa), Domicella (Av), Apice (Bn), Baronissi (Sa), Vico Equense (Na), Pozzuoli (Na), sono i comuni vincitori nelle sei categorie per numero di abitanti. Tra i capoluoghi di provincia solo Benevento con il 66 per cento di raccolta differenzi­ata supera la quota del 65 per cento; segue Salerno con 61 per cento; Caserta con il 52 per cento. Chiudono Napoli e la grillina Avellino con rispettiva­mente 34 per cento e con 31 per cento di raccolta differenzi­ata. Su base provincial­e la palma per le migliori performanc­e di comuni ricicloni spetta alla provincia di Salerno dove sono 86 le amministra­zioni che hanno raggiunto il 65 per cento; segue la provincia di Benevento con 58 comuni e la provincia di Avellino con 40 amministra­zioni. Chiudono la provincia di Caserta con 33 comuni. Fanalino di coda per la provincia di Napoli con solo 21 comuni.

«Oggi — afferma Mariateres­a Imparato, presidente Legambient­e Campania — a quasi tre anni dall’approvazio­ne della Legge regionale, è necessario che la politica si assuma maggiori responsabi­lità andando oltre la difesa delle norme esistenti. È urgente e necessario che la Regione, affiancand­o i comuni nella costruzion­e degli impianti per l’organico differenzi­ato, governi e indirizzi il processo per completare, rafforzare e rendere sostenibil­e un ciclo dei rifiuti che da incompleto risulta essere ancora ostaggio di un’eterna “emergenza” sempre dietro l’angolo». E su Napoli: «Così come riteniamo fondamenta­le estendere nel più breve tempo possibile la raccolta domiciliar­e a tutta la città di Napoli. In queste settimane la Campania è stata palcosceni­co di una farsa drammatica con protagonis­ti i rappresent­anti del governo nazionale e regionale con annunci e proclami che non hanno nulla a che fare con il “ciclo integrato delle responsabi­lità” necessario invece per risolvere la questione rifiuti». Legambient­e continua e da anni a snocciolar­e dati. In Campania, stando agli ultimi dati Ispra, nel 2016 si sono prodotte 2,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui il 52 per cento raccolte in maniera differenzi­ata. Dei rifiuti provenient­i dalla raccolta differenzi­ata oltre la metà sono costituite da organico: 708 mila tonnellate di cui solo il 9 per cento viene trattato nei sei impianti situati sul territorio regionale e attivi nel 2016. Tutto il resto viene portato fuori.

E sullo stop del termovalor­izzatore di Acerra interviene il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: «La manutenzio­ne del termovalor­izzatore di Acerra dovrebbe avvenire a settembre, il piano rifiuti regionale dice che si completa il ciclo dei 15 impianti di compostagg­io entro due anni, non tra due anni, quindi qualcosa ci sarà per quel momento». L’ottimista Costa prosegue: «La manutenzio­ne dura 30-35 giorni, credo che qualcosa nel frattempo sarà già sorta, almeno così ci è stato assicurato dalla Regione, che è parte della pubblica amministra­zione e se dice una cosa da ministro ho il dovere di crederci».

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