Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’Asl: paziente non assistita Il ginecologo licenziato si difende: un complotto
NAPOLI «Tutta questa vicenda non è altro che l’epilogo di una serie di atti persecutori posti in essere dalla Asl Napoli 2 Nord e dall’ospedale di Giugliano nei miei confronti». Si difende così, parlando al Corriere del Mezzogiorno, il ginecologo licenziato in tronco dalla sua azienda sanitaria lo scorso 16 novembre.
La vicenda, come anticipato dal quotidiano La Repubblica, risale alla scorsa estate (le 2.45 della notte tra il 30 giugno e il primo luglio). In un primo momento si era creduto che il rifiuto del medico potesse essere legato ad una eventuale obiezione di coscienza, visto che l’emergenza ha riguardato una donna inserita in un percorso di interruzione volontaria di gravidanza. Dal verbale della commissione di disciplina dell’Asl, emerge uno scenario ancor più controverso. Stando alle carte, il medico «allertato dall’ostetrica in servizio circa la necessità di un urgente trasferimento della paziente in sala parto» non sarebbe intervenuto. Di qui il licenziamento per omessa assistenza. Leggendo il verbale dell’indagine interna, il ginecologo avrebbe risposto alla richiesta dell’ostetrica facendo spallucce, con un «e io che devo fare?», consigliando di chiamare il collega con il quale la donna aveva intrapreso il percorso di interruzione volontaria di gravidanza. Che, tra le altre cose, non era presente in servizio, né in turno di reperibilità.
Per la Asl, ci sarebbe stata una grave omissione nei confronti della paziente in condizioni tanto gravi «da porla in imminente pericolo di vita». Mentre il feto era già privo di vita, visto che «non faceva registrare alcuna attività cardiaca».
Ciò che si evince con chiarezza è che il ginecologo ha cambiato versione nel tempo su quanto accaduto quella notte. Nelle dichiarazioni messe a verbale, prima ha dichiarato di essere stato avvisato telefonicamente dall’ostetrica che stava arrivando in ospedale, o che era già arrivata (su questo dice di non ricordare, ndr) la paziente affidata ad altro medico per interruzione volontaria di gravidanza. E lui (il ginecologo) avrebbe detto di ricoverarla e chiamare il collega in questione. Poi la retromarcia: «Preciso che non corrisponde al vero – si legge – di essere stato raggiunto dall’ostetrica e di essermi rifiutato di prestare assistenza alle signora, benché la stessa (ostetrica) mi avesse riferito di una problematica in atto». Tutte le altre testimonianze acquisite dalla Asl concordano invece su una sola ricostruzione dei fatti: quella che ha portato al licenziamento del medico.