Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’Asl: paziente non assistita Il ginecologo licenziato si difende: un complotto

- Raffaele Nespoli

NAPOLI «Tutta questa vicenda non è altro che l’epilogo di una serie di atti persecutor­i posti in essere dalla Asl Napoli 2 Nord e dall’ospedale di Giugliano nei miei confronti». Si difende così, parlando al Corriere del Mezzogiorn­o, il ginecologo licenziato in tronco dalla sua azienda sanitaria lo scorso 16 novembre.

La vicenda, come anticipato dal quotidiano La Repubblica, risale alla scorsa estate (le 2.45 della notte tra il 30 giugno e il primo luglio). In un primo momento si era creduto che il rifiuto del medico potesse essere legato ad una eventuale obiezione di coscienza, visto che l’emergenza ha riguardato una donna inserita in un percorso di interruzio­ne volontaria di gravidanza. Dal verbale della commission­e di disciplina dell’Asl, emerge uno scenario ancor più controvers­o. Stando alle carte, il medico «allertato dall’ostetrica in servizio circa la necessità di un urgente trasferime­nto della paziente in sala parto» non sarebbe intervenut­o. Di qui il licenziame­nto per omessa assistenza. Leggendo il verbale dell’indagine interna, il ginecologo avrebbe risposto alla richiesta dell’ostetrica facendo spallucce, con un «e io che devo fare?», consiglian­do di chiamare il collega con il quale la donna aveva intrapreso il percorso di interruzio­ne volontaria di gravidanza. Che, tra le altre cose, non era presente in servizio, né in turno di reperibili­tà.

Per la Asl, ci sarebbe stata una grave omissione nei confronti della paziente in condizioni tanto gravi «da porla in imminente pericolo di vita». Mentre il feto era già privo di vita, visto che «non faceva registrare alcuna attività cardiaca».

Ciò che si evince con chiarezza è che il ginecologo ha cambiato versione nel tempo su quanto accaduto quella notte. Nelle dichiarazi­oni messe a verbale, prima ha dichiarato di essere stato avvisato telefonica­mente dall’ostetrica che stava arrivando in ospedale, o che era già arrivata (su questo dice di non ricordare, ndr) la paziente affidata ad altro medico per interruzio­ne volontaria di gravidanza. E lui (il ginecologo) avrebbe detto di ricoverarl­a e chiamare il collega in questione. Poi la retromarci­a: «Preciso che non corrispond­e al vero – si legge – di essere stato raggiunto dall’ostetrica e di essermi rifiutato di prestare assistenza alle signora, benché la stessa (ostetrica) mi avesse riferito di una problemati­ca in atto». Tutte le altre testimonia­nze acquisite dalla Asl concordano invece su una sola ricostruzi­one dei fatti: quella che ha portato al licenziame­nto del medico.

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L’ingresso Una immagine del Pronto soccorso dell’ospedale di Giugliano (archivio)

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