Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Acciaio, il fatturato cresce in Campania

Emerge dal forum agli Industrial­i sul comparto del Centro-Sud. Business più lento nel 2019

- S. A.

NAPOLI Lo scorso anno il comparto dell’acciaio centro-meridional­e ha aumentato il fatturato con un utile di 30 milioni di euro. Le aziende della filiera di Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia hanno fatto registrare un giro di affari di 1,56 miliardi di euro. Ma preoccupa l’indebitame­nto perché «le imprese sono meno solide rispetto alla media nazionale» e nel 2019 la crescita si annuncia più lenta rispetto al 2018. E «peserà» anche la frenata dell’automotive, uno dei grandi utilizzato­ri di acciaio. Lo scenario è emerso ieri, all’Unione degli Industrial­i di Napoli, nel convegno «Il mercato dell’acciaio nel Centro-sud Italia: risultati e prospettiv­e», organizzat­o da siderweb in collaboraz­ione con Sideralba nel corso del quale è stato illustrato lo studio siderweb «Bilanci d’Acciaio» su 4 mila bilanci nel 2017.

Nel forum è emerso che il valore aggiunto «è rimasto stabile nel triennio 2015-2017». Il 54% è ottenuto dalla produzione (contro una media nazionale del 79%). Il risultato netto è di circa 30 milioni di euro. L’Ebitda (113,26 milioni di euro in totale nel 2017) si è mantenuto stabile. Il valore più alto è nella produzione (9% del fatturato). Per Claudio Teodori, professore ordinario dell’Università degli Studi di Brescia, «esiste un’elevata dipendenza dai finanziato­ri esterni, con alta incidenza degli oneri finanziari sull’Ebitda e non emergono segnali evidenti di riduzione. In generale le imprese della filiera dell’acciaio del Centro-sud sono meno solide rispetto alla media nazionale, con una maggiore dipendenza finanziari­a e un alto impatto economico del costo del debito». Nel 2019 l’Italia dovrebbe consumare circa 29 milioni di tonnellate di acciaio (+1% di consumo apparente secondo la World Steel Associatio­n), il livello più elevato dal 2011.

A Napoli ieri è intervenut­o anche il ceo di ArcelorMit­tal Italia, Matthieu Jehl, che ha rilevato l’Ilva. «Sono fiducioso che riusciremo a raggiunger­e i 6 milioni di tonnel- late di bramme nel 2019. Ma ciò potrà essere fatto solamente se si lavorerà su sicurezza dei lavoratori, ambiente e salute. In questa fase di rilancio, ci sarà una sinergia con gli altri stabilimen­ti del gruppo, come Fos Sur Mer, con cui rifornirem­o Genova e Novi Ligure di coils e Taranto di bramme da lavorare». Infine: «Puntiamo a fare acciaio italiano per il mercato italiano. La nostra rete commercial­e è internazio­nale e vogliamo essere integrati in questa rete. La nostra ambizione è di produrre acciaio in Europa».

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Matthieu Jehl È l’ad di ArcelorMit­tal

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