Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Prisco raccontato dalla figlia Annella
Il ricordo di Michele Prisco non è solo un fatto privato ma appartiene alla memoria collettiva. Ai lettori che lo hanno amato per quella rappresentazione della realtà scevra da compromessi con la fantasia e fotografia amara della nostra terra.
Nasce per celebrarlo ma non solo, a quindici anni dalla sua scomparsa, Girasoli al vento-riflessioni e ricordi su mio padre di Annella Prisco (Guida editori). «A metà tra una confessione personale, un’osservazione di costume e un omaggio che voglio rendere alla memoria di mio padre». E non c’è dubbio che la composizione del racconto oscilli nelle diverse direzioni individuate dall’autrice. Nei ricordi d’infanzia scorgiamo appieno il carattere di confessione. Annella Prisco ci restituisce un ritratto intimo dell’uomo riesumando pezzi di diario, lettere, consuetudini familiari. Incontriamo un Michele Prisco inedito, padre premuroso e attento, uomo dotato di grande ironia, buongustaio, amante delle tradizioni e della famiglia, ironico, estroverso, animale notturno, e affabulatore. Nelle pagine affiora spesso il dolore inconsolabile della perdita che nella scrittura piana e accurata sembra però trovare una pacificazione. Quella serenità a lungo cercata da Annella tra le pareti della casa paterna, in quello studio dove lo scrittore non si limitava a scrivere ma inconsapevolmente accumulava ricordi.
Dal passato al presente la scrittrice si dedica poi a un’attenta analisi dei cambiamenti sociali da cui emerge il profondo disagio dell’individuo in un’epoca dai mutamenti troppo rapidi. Con ironia vengono descritti i più vistosi fenomeni della contemporaneità: crisi di panico, smania dell’apparire, amicizie virtuali e nuove solitudini.