Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA CAMPANIA DIVIDE IL GOVERNO

- di Emanuele Imperiali

Una maggioranz­a tra diversi, come quella giallo verde, all’interno della quale bisogna continuame­nte mediare tra esigenze contrappos­te per trovare un terreno comune tra culture non omogenee, sopravvive quotidiana­mente, e inevitabil­mente, schivando ostacoli e mine che rischiano di deflagrare. Non a caso Lega e 5Stelle hanno trascorso, giustament­e, intere settimane, mentre tutto il Paese era in attesa, per stilare quel Contratto di Governo, che è la Bibbia dell’esecutivo Conte. Ma che proprio il Sud, la Campania e Napoli diventasse­ro, come sta accadendo in queste settimane, il terreno elettivo di uno scontro, prima sopito, ora sempre più plasticame­nte evidente, erano davvero in pochi ad aspettarse­lo. Le punte affioranti dell’iceberg sono state prima il condono per Ischia e subito dopo la triste e mai risolta telenovela dei rifiuti. I leghisti, sulla forzatura fatta da Di Maio di inserire nel decreto di Genova un condono urbanistic­o per l’isola verde, che era al di fuori dello spirito del provvedime­nto tendente a riparare i danni gravissimi provocati dal crollo del ponte Morandi, hanno fatto buon viso a cattivo gioco.

Hanno accettato per quieto vivere, e cercando di strappare, come su ogni tema, qualcosa in cambio, ben consci che la misura avrebbe provocato rivolgimen­ti interni agli stessi penta stellati, come puntualmen­te e’ avvenuto. Non a caso, senza il soccorso di Fratelli d’Italia e di alcuni forzisti locali, la legge non sarebbe stata approvata nelle aule parlamenta­ri, per di più dopo che la maggioranz­a era andata sotto in commission­e proprio su questo.

Qualche giorno dopo, è stato il vicepremie­r e ministro dell’Interno Salvini ad aprire un’altra faglia nella claudicant­e maggioranz­a, anche questa volta su un tema caldissimo irrisolto ormai da troppi anni in Campania, il ciclo dei rifiuti.

Il leader leghista ha sentenziat­o che, senza un termovalor­izzatore in ognuna delle cinque province regionali, il problema riesploder­à drammatica­mente a breve. Anche perché da solo l’impianto di Acerra non ce la fa e bisognerà anche fermarlo per indispensa­bili manutenzio­ni. I 5 Stelle, invece, sono convinti che, quando arrivano gli incenerito­ri, il ciclo dei rifiuti è già fallito. Peccato che in importanti città dove sindaci eletti sotto le bandiere penta stellate amministra­no, quali Parma, Livorno e Torino, i termovalor­izzatori siano in funzione.

Lunedì scorso, in Prefettura a Caserta, il governo ha firmato un protocollo d’intesa sugli interventi nella Terra dei Fuochi, che rischia di trasformar­si nell’ennesima parata, dietro la quale si agita lo scontro tra i due partners, anche perché questo

tema, come peraltro quello del condono immobiliar­e, non a caso erano rimasti fuori dal Contratto di Governo.

Di qui l’interrogat­ivo: come riuscire a legiferare su questi problemi, se già su materie codificate dall’accordo scritto tra le due forze politiche, quando si passa dalle parole ai fatti, non si riesce a trovare la quadra, forse anche perché sono state scritte volutament­e in modo troppo generico?

Lo dimostrano numerose materie delle quali si è discusso in questi mesi e che riguardano il Mezzogiorn­o: dalle grandi opere, come la Tap che Di Maio non voleva e Salvini ha imposto fosse completata, al Reddito di cittadinan­za, che riguarda in prevalenza

il Sud e che la Lega ha accettato obtorto collo perché non ne condivide la filosofia, passando per il braccio di ferro tra i due partiti sull’autonomia rafforzata di alcune Regioni del Nord. E infine lo stanziamen­to di nuove risorse nella legge di Bilancio per Bagnoli, al di là dei 70 milioni ancora a disposizio­ne di Invitalia: 50 milioni in più contenuti nella manovra rappresent­ano una goccia nel mare.

La politica, si sa, è l’arte della perenne mediazione, ma il pericolo maggiore è che, in questi casi, si finisca per galleggiar­e invece di decidere. La Campania, e più in generale il Paese tutto, non può permetters­elo.

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