Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA CAMPANIA DIVIDE IL GOVERNO
Una maggioranza tra diversi, come quella giallo verde, all’interno della quale bisogna continuamente mediare tra esigenze contrapposte per trovare un terreno comune tra culture non omogenee, sopravvive quotidianamente, e inevitabilmente, schivando ostacoli e mine che rischiano di deflagrare. Non a caso Lega e 5Stelle hanno trascorso, giustamente, intere settimane, mentre tutto il Paese era in attesa, per stilare quel Contratto di Governo, che è la Bibbia dell’esecutivo Conte. Ma che proprio il Sud, la Campania e Napoli diventassero, come sta accadendo in queste settimane, il terreno elettivo di uno scontro, prima sopito, ora sempre più plasticamente evidente, erano davvero in pochi ad aspettarselo. Le punte affioranti dell’iceberg sono state prima il condono per Ischia e subito dopo la triste e mai risolta telenovela dei rifiuti. I leghisti, sulla forzatura fatta da Di Maio di inserire nel decreto di Genova un condono urbanistico per l’isola verde, che era al di fuori dello spirito del provvedimento tendente a riparare i danni gravissimi provocati dal crollo del ponte Morandi, hanno fatto buon viso a cattivo gioco.
Hanno accettato per quieto vivere, e cercando di strappare, come su ogni tema, qualcosa in cambio, ben consci che la misura avrebbe provocato rivolgimenti interni agli stessi penta stellati, come puntualmente e’ avvenuto. Non a caso, senza il soccorso di Fratelli d’Italia e di alcuni forzisti locali, la legge non sarebbe stata approvata nelle aule parlamentari, per di più dopo che la maggioranza era andata sotto in commissione proprio su questo.
Qualche giorno dopo, è stato il vicepremier e ministro dell’Interno Salvini ad aprire un’altra faglia nella claudicante maggioranza, anche questa volta su un tema caldissimo irrisolto ormai da troppi anni in Campania, il ciclo dei rifiuti.
Il leader leghista ha sentenziato che, senza un termovalorizzatore in ognuna delle cinque province regionali, il problema riesploderà drammaticamente a breve. Anche perché da solo l’impianto di Acerra non ce la fa e bisognerà anche fermarlo per indispensabili manutenzioni. I 5 Stelle, invece, sono convinti che, quando arrivano gli inceneritori, il ciclo dei rifiuti è già fallito. Peccato che in importanti città dove sindaci eletti sotto le bandiere penta stellate amministrano, quali Parma, Livorno e Torino, i termovalorizzatori siano in funzione.
Lunedì scorso, in Prefettura a Caserta, il governo ha firmato un protocollo d’intesa sugli interventi nella Terra dei Fuochi, che rischia di trasformarsi nell’ennesima parata, dietro la quale si agita lo scontro tra i due partners, anche perché questo
tema, come peraltro quello del condono immobiliare, non a caso erano rimasti fuori dal Contratto di Governo.
Di qui l’interrogativo: come riuscire a legiferare su questi problemi, se già su materie codificate dall’accordo scritto tra le due forze politiche, quando si passa dalle parole ai fatti, non si riesce a trovare la quadra, forse anche perché sono state scritte volutamente in modo troppo generico?
Lo dimostrano numerose materie delle quali si è discusso in questi mesi e che riguardano il Mezzogiorno: dalle grandi opere, come la Tap che Di Maio non voleva e Salvini ha imposto fosse completata, al Reddito di cittadinanza, che riguarda in prevalenza
il Sud e che la Lega ha accettato obtorto collo perché non ne condivide la filosofia, passando per il braccio di ferro tra i due partiti sull’autonomia rafforzata di alcune Regioni del Nord. E infine lo stanziamento di nuove risorse nella legge di Bilancio per Bagnoli, al di là dei 70 milioni ancora a disposizione di Invitalia: 50 milioni in più contenuti nella manovra rappresentano una goccia nel mare.
La politica, si sa, è l’arte della perenne mediazione, ma il pericolo maggiore è che, in questi casi, si finisca per galleggiare invece di decidere. La Campania, e più in generale il Paese tutto, non può permetterselo.