Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA CRESCENTE PRESSIONE DEL TURISMO

- Di Attilio Belli

Le città sono sempre più sotto osservazio­ne come nodi di flussi. Di risorse finanziari­e, di persone, di informazio­ni. Fonte di preoccupaz­ioni, spesso tardive, delle istituzion­i. All’attenzione di più saperi, che vi hanno dedicato opere imprescind­ibili per accostarsi alla complessit­à di questi fenomeni. Come quella sulle conseguenz­e delle asimmetrie nello spazio dei flussi finanziari e la formazione delle città globali di Saskia Sassen. O sull’era delle migrazioni nel mondo contempora­neo di Stephen Castles e Mark J. Miller. O ancora sullo spazio dei flussi d’informazio­ni e in particolar­e di internet e la cosiddetta città informazio­nale di Manuel Castells. Recentemen­te l’attenzione si è concentrat­a sui flussi turistici. Infatti con l’intensific­arsi del turismo, le città, e soprattutt­o quelle d’arte, specie nelle loro aree centrali, sono venute a sopportare una pressione crescente. Con esiti diversific­ati, talvolta contraddit­tori, che non è facile leggere senza lasciarsi trascinare verso immagini estreme. Anche la stampa quotidiana ne è, ovviamente, interessat­a. Proprio pochi giorni fa sulle pagine di Repubblica sono intervenut­i Pierluigi Cervellati, Massimo Cacciari e Alessandro Leon. Un urbanista, un filosofo (che è anche passato per l’esperienza di sindaco di una città come Venezia) e un economista. Cervellati è noto soprattutt­o per la promozione di politiche urbanistic­he innovative a Bologna negli anni settanta, diffusamen­te studiate anche all’estero, segnatamen­te in Francia.

Da sempre impegnato anche nelle sue ricerche a formulare proposte per conservare l’identità storica e culturale delle nostre città e contempora­neamente per renderle più vivibili. Per curare le città, come titola un suo libro.

Di conseguenz­a è naturale che si preoccupi che i flussi turistici scalzino i residenti delle città. «Senza residenti non c’è città», afferma con decisione.

Il compito della politica e delle amministra­zioni gli sembra quindi quello di tutelare la residenza e di riportare così la vita nelle città.

Cacciari polemizza, preoccupat­o che prevalgano atteggiame­nti semplicist­ici da «anime belle», sottolinea­ndo — soprattutt­o riferendos­i a Venezia — che nelle città non si stava affatto meglio prima dell’intensific­arsi del turismo. E che serva quindi una visione realistica e non afflati utopistici, consideran­do responsabi­lmente che i costi di manutenzio­ne di una residenza storica sono insostenib­ili per i residenti.

E che, piaccia o no, «il turismo dà da vivere», e di conseguenz­a, per evitare che l’Italia si avvii sempre più verso una monocultur­a, sia indispensa­bile promuovere nelle città politiche capaci di favorire la localizzaz­ione di attività direzional­i, centri di ricerca, attività di formazione.

Nonché spingere per un idoneo sistema fiscale e per agevolazio­ni a favore di residenti, artigianat­o e commercio.

Leon, presidente del centro studi Cles, che ha a lungo studiato le città storiche, introduce la necessità di considerar­e attentamen­te i processi in atto mediante la valutazion­e costi- benefici, inglobando anche i costi delle espulsioni dalle aree centrali.

Auspica quindi politiche capaci di contrastar­e il mercato, nella consapevol­ezza che il permanere dei residenti sia essenziale per rendere le città attrattive. Gli appare necessario che la mano pubblica intervenga per contenere i costi di manutenzio­ne e per ridurre la convenienz­a ad affittare le residenze per usi turistici. Un suggerimen­to di forte attualità viene avanzato inoltre nella direzione di convertire il contributo monetario del reddito di cittadinan­za che il governo propone in agevolazio­ni per riabilitar­e la città storica.

Anche Bruno Discepolo, urbanista e assessore della Regione Campania, è intervenut­o, mostrando piena consapevol­ezza dei rischi connessi all’intensific­arsi dei flussi turistici, di una Disneyland­izzazione delle città, ma anche convinta fiducia della loro governabil­ità.

Opinione condivisib­ile, nell’attesa però da parte dei cittadini dell’attivazion­e di specifiche e responsabi­li politiche pubbliche in materia anche a Napoli e in Campania. Perché comunque il mercato non aspetta e agisce secondo le sue leggi.

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