Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Messina: «Banco di Napoli, il logo vivrà oltre il 2020 Intesa non abbandona il Sud»
Domani l’incorporazione dell’azienda di credito nel maggior gruppo italiano
«La decadenza del Consiglio è contestuale all’incorporazione della società nel gruppo Intesa (che avverrà domani), ma il logo del Banco di Napoli resterà oltre il 2020. Francesco Guido ha svolto molto bene il suo ruolo e continuerà a farlo, a conferma del nostro impegno nei confronti della Campania e del Sud». Così Carlo Messina, ad del gruppo Intesa.
Domani il Banco Napoli, un’azienda di credito storica per la città, la Campania e tutto il Mezzogiorno, viene incorporata in Intesa Sanpaolo. Che effetti comporterà questa decisione assunta dal vertice della maggiore banca del Paese?
Il Corriere del Mezzogiorno ha intervistato alla vigilia dell’evento l’amministratore delegato del Gruppo Intesa San Paolo Carlo Messina.
«Tutti noi di Intesa Sanpaolo siamo consapevoli del ruolo di primo piano svolto dal Banco di Napoli nella storia economica del Paese. Il suo ruolo è destinato a proseguire in maniera ancora più rilevante. Siamo convinti che il Mezzogiorno rappresenti l’area determinante per un Paese che vuole proseguire a crescere, rilanciando l’occupazione e affrontando le situazioni di maggiore disagio. L’impegno della nostra Banca per sostenere i progetti di famiglie e imprese e per rappresentare il motore della crescita economica e sociale del Mezzogiorno resta intatto. Per i nostri clienti non cambierà nulla. Le nostre persone nelle filiali resteranno le stesse e, nei territori dove è più forte il radicamento del marchio, resteranno anche le insegne. La direzione regionale resterà basata a Napoli. Già oggi le decisioni di erogare credito sono assunte nel 96% dei casi a livello di filiale o di direzione regionale. Sottolineo che la nostra Banca reimpiega al Sud il 93% della raccolta proveniente dal medesimo territorio».
Il Consiglio di Amministrazione del Banco Napoli decade contestualmente. Sarà ancora Francesco Guido, attuale direttore generale del Banco di Napoli e direttore regionale di Intesa Sanpaolo per Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, a gestire questo ramo d’azienda?
«Sì la decadenza del Consiglio è contestuale all’incorporazione ma il logo del Banco di Napoli resterà oltre il 2020. Francesco Guido ha svolto molto bene il suo ruolo e proseguirà
a farlo, a conferma del nostro impegno nei confronti della Campania e del Mezzogiorno».
Ci sono forti timori nel Paese, ma ancora più nel Mezzogiorno, per il probabile aumento del costo del denaro a seguito dell’impennata dello spread. È stato recentemente valutato, ipotizzando che nel 2019 e nel 2020 sia di poco inferiore ai 300 punti, che comporterebbe una minore crescita al Sud l’anno prossimo dello 0,33% e nel 2020 dello 0,35%. Sarebbe maggiore nel Mezzogiorno in quanto un maggior differenziale dei tassi, che comporta una diminuzione degli attivi netti del sistema bancario, riflettendosi in un razionamento dei prestiti alla clientela, colpirebbe di più gli investimenti delle imprese meridionali, le quali hanno maggiori bisogni finanziari che non sempre riescono a soddisfare. Quale è il suo parere in merito?
«L’aumento dello spread può determinare una restrizione delle condizioni finanziarie. Vale per le banche, il cui approvvigionamento sul mercato dei capitali si fa più costoso. Vale per le imprese, che si finanziano attraverso il canale bancario o tramite obbligazioni. Intesa Sanpaolo, nel recente stress test, è risultata la Banca con il maggior livello di capitale rispetto a quanto richiesto a livello europeo. La nostra solidità e la nostra ampia dotazione di liquidità ci hanno consentito di sterilizzare gli impatti sul costo del credito dell’aumento dello spread sovrano. Tuttavia, il perdurare di alti livelli dello spread BTP-Bund non potrà che riflettersi gradualmente in una revisione dei tassi sui nuovi prestiti. Ma per noi, che abbiamo una raccolta sui mercati accentrata, ciò non significa un aumento dei tassi differenziato sul territorio».
Se si analizzano i dati più recenti sull’andamento degli impieghi, si nota che l’ammontare dei prestiti erogati è già diminuito nel secondo trimestre 2018, in particolare nel Sud. Per il sistema produttivo meridionale, che può contare esclusivamente sul credito bancario, non avendo a disposizione altri strumenti di finanza innovativa, cosa può fare Intesa Sanpaolo?
«Intesa Sanpaolo chiuderà il 2018 con erogazioni di nuovo credito al Sud per 8 miliardi, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente. La dipendenza dal credito bancario non è un fattore esclusivo del Sud ma è comune, con accenti diversi, a tutta l’Italia. Per un cambiamento qualitativo occorre incidere sulla cultura d’impresa. Da qui il nostro sostegno alle Zes meridionali con un plafond di 1,5 miliardi e con la predisposizione di un desk che aiuta le imprese nel definire business plan e progetti di internazionalizzazione. Abbiamo avviato contatti con clienti Intesa Sanpaolo del Centro Nord ed esteri che ipotizzano investimenti nelle Zes meridionali. Sono in corso iniziative di accompagnamento verso la finanza strutturata delle migliori aziende di diversi settore mediante il nostro Progetto Impresa 2022. Un progetto, non solo finanziario, per creare networking fra imprese e università, con la regia della Banca, che collega i giovani laureandi al mondo produttivo. È un altro modo di sviluppare crescita di competenze che affianchiamo al nostro impegno per aumentare il numero di aziende meridionali inserite in Elite di Borsa Italiana: dodici negli ultimi sei mesi. Così come i due Hub innovation di Napoli e Bari, in collaborazione con la Federico II e il Politecnico di Bari, dove in un anno e mezzo si sono incontrate mille aziende intorno alle tecnologie esponenziali».
E per le famiglie, e soprattutto i giovani meridionali, le cui necessità, in una fase difficile dell’economia, si manifestano sotto forma di mutui e prestiti, cosa intende fare il Gruppo Intesa al fine di venire incontro alle loro esigenze?
«Da pochi giorni abbiamo varato il primo Mba al Sud, in partnership con l’Università della Calabria dedicato a studenti e imprenditori per sostenerli verso il salto di qualità decisivo. Abbiamo inoltre definito accordi con alcune Università del Sud per la messa a disposizione del nostro prestito d’onore dedicato agli studenti meritevoli. Con la sottoscrizione della convenzione di Resto al Sud abbiamo realizzato, all’interno delle nostre filiali, convegni a cui hanno partecipato cinquemila giovani. Il 30% dei finanziamenti validati sino ad oggi da Invitalia in forza di questa legge sono stati erogati da noi. Svolgiamo un ruolo determinante per il Mezzogiorno, proseguiremo a farlo».
” L’aumento dello spread non incide di più sui tassi nel Mezzogiorno
Reimpieghiamo nel Meridione il 93% della raccolta che da lì proviene