Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Giovanni, utente sfiduciato «Abbiate il coraggio di chiamarlo sciopero»
Lo scrittore: i turisti racconteranno di una città bella senza servizi
NAPOLI «Siamo di fronte ad uno sciopero, senza il coraggio di fare sciopero». Lo scrittore Maurizio de Giovanni da Bari — dove è impegnato in tour nei licei per presentare il suo nuovo libro — segue le vicende delle chiusure improvvise delle funicolari e delle malattie a sorpresa. Con disappunto.
Lei viaggia spesso in funicolare?
«Abito al Vomero e sono un viaggiatore abituale dei tre impianti che servono la collina. Ma non serve certo essere un passeggero per comprendere che in questa storia gli unici veri sconfitti sono proprio gli utenti, colpiti duramente da queste modalità e da questa improvvisa mancanza di un servizio essenziale. In tutti i luoghi del mondo c’è una sensibilità concreta nei confronti del proprio posto di lavoro, a Napoli invece questo non si riesce ad ottenere. C’è una difesa strenua del proprio orticello a fronte di problematiche serissime. Il settore trasporti pubblici insieme con la sanità — con diverse responsabilità — causa un decremento netto della qualità della vita dei cittadini. Si dovrà fare in fretta per affrontare e risolvere la questione: l’utenza vuole chiarezza. E soluzioni immediate. Il disagio è gravissimo: in una città come Napoli non si può fare a meno del trasporto pubblico: è una città di salite ripidissime che non può essere di certo attraversata a piedi e affrontata senza trasporti pubblici».
Le conseguenze di questo blocco reiterato?
«Il traffico, destinato ad aumentare a livelli esponenziali, e uno scadimento dei servizi minimi che travolge il quotidiano di ciascuno di noi. Quando parlo di senso del lavoro intendo proprio questo: rendersi conto che ciascuno di noi ha un ruolo e un valore in un meccanismo sociale che per funzionare bene deve essere ispirato ad una serie di regole e mantenersi su livelli di correttezza. Uno sciopero, quello vero, va annunciato. L’utenza viene dunque avvertita per tempo e ci sono fasce di garanzie specifiche. Insomma disagi che possono essere gestiti. Qui ci troviamo di fronte ad altro, se si dovesse dimostrare che non di malattia si tratta ma di una sorta di strategia di protesta».
Napoli è una città premiata dai turisti. Molti arrivano da città dove si può contare davvero sui trasporti pubblici...
«E saranno quelli che racconteranno, al loro ritorno a casa, di aver visto una città splendida ma con servizi incerti e profondamente inefficaci. Ci si dimentica che il turismo è l’unica industria che abbiamo. Nel momento in cui, in maniera miope e ottusa, facciamo venire meno le condizioni per accogliere al meglio chi arriva ci danneggiamo da soli. Il salvataggio di Anm come azienda passa anche attraverso la promozione di Napoli come città che produce utili e fatturato grazie al turismo. Occorre riflettere su queste circostanze e ragionare in termini più ampi. Considerando le conseguenze di scelte che rischiano di avere effetti che vanno molto oltre una serie di pomeriggi di blocco delle corse».
Le conseguenze
«Nel momento in cui facciamo venire meno le condizioni per chi arriva ci danneggiamo»
In tutti i luoghi del mondo c’è sensibilità nei confronti del proprio posto di lavoro
A Napoli c’è invece una difesa strenua del proprio orto a fronte di problemi che sono serissimi