Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LUOGHI GENIALI TOUR CON GLI OCCHI DI ELENA
Poche ore prima della messa in onda della fiction-evento firmata da Costanzo ha esordito ieri il City Sightseeing con un percorso nella città della scrittrice Letture live, sui sediolini la tetralogia, dal finestrino si guarda Gianturco
Nello stesso giorno della messa in ondaevento su Rai Uno della fiction «L’amica geniale», è partito ieri il primo bus City Sightseeing per il tour letterario «La città geniale», da un’idea di Antonietta Sannino ad di City Sightseeing Napoli e Titti Marrone, giornalista e socia della libreria Iocisto.
Giornata uggiosa, cielo greve di nuvole. Le tinte sono quelle giuste per sentirci subito dentro la città ragnatela disegnata con maestria dalla penna di Elena Ferrante. E l’idea è proprio questa: non un giro turistico convenzionale ma verso luoghi inediti resi celebri dalla tetralogia de «L’amica geniale». Sul pullman, a disposizione dei viaggiatori, ci sono i libri della Ferrante e non solo, consultabili e acquistabili a bordo del «biblio bus». Giro di prova per stampa e addetti ai lavori. Macchina fotografica, telecamere, penne, taccuini, smartphone. Si parte da Largo Castello sorvegliato dal Maschio, si lasciano alle spalle il San Carlo, la piazza San Ferdinando. La cartolina della città patinata può aspettare, si fa un viaggio di ritorno verso l’origine delle due bambine geniali. Si abbandona la zona di confort e il bus si avvia verso il margine degradato di una città che, tra gli anni ‘50 e ‘60, appena terminata la Guerra, non riesce a risollevarsi da degrado e miseria.
Il laurismo, la speculazione edilizia producono ghetti. La passeggiata diventa narrazione, le parole dei romanzi ci traghettano nel traffico dell’ora di punta del Rettifilo. Verso Gianturco gli edifici bassi preannunciano la porta del rione Luzzatti riconoscibilissimo benché mai nominato esplicitamente nel romanzo. Lungo lo stradone scorgiamo le palazzine bianche di quattro piani e intuiamo la difficoltà di abitare sotto quei soffitti che schiacciano il respiro. L’edificio della scuola luogo di un ipotetico riscatto non accessibile a tutti dove Elena e Lila lottano fino allo stremo per affrancarsi dalla loro condizione. Andarsene dal rione è l’unica salvezza. E se ne vanno le due bambine in un giorno di pioggia, incamminandosi verso il mare.
Un mare lontano, che non bagna Napoli. Attraversiamo il tunnel a tre bocche, il sottopasso di via Gianturco, luogo dell’epica fuga di Elena e Lila che ci appare tanto più piccolo. A ritroso verso la piazza Garibaldi, centro della città agli occhi di Elena, poi verso il corso Umberto risanato, via Mezzocannone che odora di inchiostro e frittura, il tour prosegue verso i quartieri bene dove il contrasto fra le due città è più stridente.
«Fu come passare un confine» scrive Elena la cui voce è restituita da due guide, Benedetta Cordone e Irma Jayawardana che, come racconta la foto in alto a sinistra hanno una spiccata somiglianza con le protagoniste. E poi: «Mi ricordo un fitto passeggio e una sorta di umiliante diversità». Dentro questa narrazione sentiamo che Napoli non è più soltanto la città reale. La città scritta acquista spessore dentro i confini di una nuova mappa emotiva. Sospesa tra realtà e immaginazione. Città invisibile. Città che sa conquistare lettori, pubblico, nuovi avventori. Città che sa raccontare e raccontarsi.