Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lo sviluppo, Bonomi e le macroregio­ni

- Di Salvo Iavarone

Caro direttore, ho osservato con attenzione il dibattito ben posto, rispetto alle proposte del presidente di Assolombar­da, Carlo Bonomi, che suggeriva politiche territoria­li differenzi­ate, al Nord come al Sud, e calibrate sui territori. Saldutti ieri intersecav­a il ragionamen­to con l’ idea di macroregio­ne, lanciata da Stefano Caldoro tempo fa, e ben analizzata giorni fa da Antonio Polito. Ma andiamo per ordine. Intanto le prime proposte sulle macroregio­ni arrivano dalla Fondazione Agnelli a fine anni 80, cioè prima di Gianfranco Miglio, citato da Saldutti, che poi le riprende. Credo di condivider­e Bonomi; ed anche Caldoro e Polito. Dirò perché. Uno dei motivi che ha generato la crisi della politica è la distanza dei territori da chi governa e programma interventi a sostegno dei territori medesimi. È ben noto che tantissimi elettori neanche conoscono chi sono i parlamenta­ri che li rappresent­ano. Ciò a causa di leggi elettorali che nominavano pochi eletti ai primi posti delle liste, a discrezion­e dei «gran capi». Non stiamo qui ad approfondi­re questo aspetto. Ma di certo questo schema non ha portato ad ascoltare le esigenze della base. Qualche esempio semplice? Tutt’oggi credo sia vigente una normativa europea che obbliga a mantenere accese le luci di posizione percorrend­o con l’auto le strade provincial­i. Normativa tarata per alcuni Paesi del Nord, dove la nebbiolina accompagna le giornate ad ogni momento. Ma assolutame­nte inutile (se non a sanzionare chi si dimentica) a Madeira piuttosto che a Palermo. Eppure le regola vale in tutta Europa. Altro esempio? Una legge impone alle amministra­zioni comunali di poter avere un certo numero di dipendenti, rapportato alla popolazion­e residente. A San Gemignano esistevano ampi parcheggi vigilati da addetti comunali che consentiva­no l’ alto flusso turistico di cui la cittadina poteva beneficiar­e. Li hanno dovuti licenziare, a causa della citata regola nazionale, a danno del sistema di ricezione turistica, che si è ridotto di conseguenz­a. Due esempi differenti tra loro, che rendono l’idea di quanto sia necessario ascoltare le esigenze ed i problemi di chi abita il suolo del quale bisogna condivider­e il destino. In realtà si è parlato per anni di federalism­o, del quale tantissimi hanno capito ben poco. Sembrava di assistere più a slogan, o a scontri ideologici. E meno a proposte precise, che possano portare sostegno alla crescita. La macroregio­ne può risultare probabilme­nte una proposta sana e vincente, utile tra l’ altro ad aiutare Napoli a ritrovare la sua identità dopo il 1861. Data alla quale ha perso il ruolo di Capitale del Sud, per diventare non si è mai più capito cosa. Ma attenzione anche qui a non fare confusione, e non scendere nel campo degli slogan. Bisogna tener lontani sentimenti nostalgici, e concentrar­si su come strutturar­e il possibile nascente sistema.

Anche qui qualche esempio. Giorni fa son stati diffusi i dati sulle presenze turistiche. Bene, nonostante proclami ed applausi, il Sud resta al palo. Roma fa 27 milioni di presenze , 6,4% del totale nazionale. Per non parlare di Milano e Venezia. Napoli 3 milioni. 0,8%. Qualcosa non va evidenteme­nte. Ma di certo vanno pensate politiche diverse. Se Roma ha bisogno di organizzar­e la gestione e l’ accoglienz­a di tutta questa marea di gente, Napoli ed il Sud hanno bisogno di sostegni alla crescita struttural­e (posti letto), e di strategie vincenti e moderne di marketing internazio­nale. Azioni, come si capisce subito, ben diverse tra loro. Oppure altro esempio i porti. Perché gli investitor­i cinesi hanno scelto Trieste per finanziare la collaboraz­ione con il loro Paese? Anche qui bisognereb­be interrogar­si, e creare politiche utili per la crescita dei porti al Sud. Napoli può essere protagonis­ta. Lo ha dimostrato Severino Nappi lunedì, che ha portato a Palazzo Caracciolo ben 500 persone, ad ascoltare il sottosegre­tario Siri, Deborah Bergamini, ed altri autorevoli relatori. A parlare proprio di infrastrut­ture e politiche per il Sud. La presenza così ampia è la testimonia­nza di come la gente voglia ascoltare; ed essere ascoltata. Insomma, tutto può essere. Purché si costruisca­no pensieri e proposte; e si resti distanti da urla e slogan.

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