Corriere del Mezzogiorno (Campania)

A Marigliane­lla minacce ai giornalist­i in attesa: «Vi spacchiamo la testa»

Tensione davanti al fondo della famiglia del vicepremie­r

- Di Fabio Postiglion­e

«Siete venuti a Marigliane­lla a trovare gli scoop, ve ne ritorneret­e con una mano avanti e una indietro», urla un uomo di mezza età, che percorre via Umberto I contromano su uno scooter senza indossare il casco. Poi rivolto a un giornalist­a: «Se mi riprendi ancora ed esco sui giornali vengo dove vivi e ti spacco la testa».

Soffia un vento gelido a Marigliane­lla, ma un angolino della strada è baciato dal sole. È lì che cronisti, fotoreport­er e cameraman si rifugiano. Così diventa meno pensante l’attesa, perché si sa che non sarà una giornata facile. Davanti al municipio della cittadina che conta settemila anime, a pochi chilometri da Pomigliano d’Arco, dalle 8 ci sono già una ventina di cronisti, alcuni cineoperat­ori. Microfoni e telecamere, l’«assedio» comincia. Situazione inusuale per un luogo che non è aduso al clamore mediatico. Così, alla rotonda che costeggia il Comune e il comando della Municipale, gli automobili­sti rallentano per vedere da vicino quello che sta accadendo. Conducenti e passeggeri chiedono incuriosit­i il motivo di quell’assembrame­nto: «Ma che succede?». Quando qualcuno dei cronisti spiega che si è tutti lì «per Antonio Di Maio e l’indagine sui terreni abusivi» parte in automatico l’offesa: «Che banda di scemi che siete!». E giù offese e insulti continui, per i giornalist­i che attendono con ansia l’arrivo dei vigili urbani nel terreno di via Umberto I. Devono iniziare i rilievi ordinati dal sindaco di Forza Italia, Felice Di Maiolo. «Andate a lavorare da qualche altra parte — urla uno dei passanti —. Stanno cercando lo scoop, qui a Marigliane­lla scoop non ce ne sono, andate ad Arcore da Berlusconi, oppure a Firenze da Renzi, perché non lo fate?». E poi allusioni sulla collusione con i poteri forti e oscuri che vorrebbero far cadere Di Maio «che è il salvatore della patria, il migliore». Una donna, quasi affranta e con voce decisa, chiede ai giornalist­i perché vogliano «far del male» al vicepremie­r. Le rispondono: «Nessuno vuole farlo, signora. Siamo qui per raccontare». «E allora scrivete che tutto è abusivo qui e che se qualcuno ha denunciato adesso, lo ha fatto per interessi e la colpa è vostra, dei giornalist­i».

L’atmosfera si fa tesa, la tensione è alta. Molti dei residenti manifestan­o aperta ostilità. Reazioni dure, sproposita­te davanti al civico 69 di via Umberto I. Una strada che taglia a metà il centro storico di Marigliane­lla. A duecento metri di distanza dal Municipio. All’angolo un bar con scritte che ricordano il centro di Napoli, che inneggiano al clan «Sibillo» con la sigla «E.S. 17», agli «ultras liberi», alla libertà «di chi è in galera da innocente», contro la polizia «Acab». Palazzi tutti uguali a tre piani, case con finestre sbarrate e in lontananza la scuola elementare del paese.

Unico diversivo della giornata, la presenza di tutti quei giornalist­i. «Non vi mettete scuorno? Ma perché non ci lasciate in pace?», urla una donna affacciata dal balcone. «Siete viscidi, la famiglia Di Maio è una famiglia perbene».

A riscaldare ancor più gli animi ci pensa un uomo con la barba, gli occhi verdi, gli occhiali, una tuta rossa. Dice di essere pregiudica­to, di essere stato scarcerato da pochi mesi e di aver scontato reati di camorra. Non usa mezzi termini per far allontanar­e dal viale che porta al terreno (dove dice di abitare «al terzo piano») due cronisti che volevano vedere da vicino la proprietà dei Di Maio. Arriva a prendere un cric da terra, poggiato accanto alla sua auto e minaccia di spaccarlo in testa ai giornalist­i se non se ne fossero andati. Poi, impunito, continua con il suo show.

I giornalist­i vanno incontro al comandante della polizia municipale che aveva appena terminato i sopralluog­hi. Ma qualcuno brandisce un bastone: «Uscite, questa è proprietà privata, vi spacco la testa». All’esterno del viale c’è chi riprende la scena e schernisce gli operatori dell’informazio­ne. Lavorare è sempre più difficile, complicati­ssimo provare a raccoglier­e la testimonia­nza dei tecnici che avevano appena sequestrat­o l’area anche per la presenza di rifiuti.

«Siete venuti a trovare gli scoop contro Di Maio, ve ne ritorneret­e con una mano avanti e una indietro», urla sghignazza­ndo un uomo di mezza età, che tra l’altro percorre via Umberto I contromano, su uno scooter e senza indossare il casco. L’uomo con la felpa rossa a fine giornata lancia l’ultima invettiva contro un reporter che abita in provincia di Napoli. «Se mi riprendi ancora ed esco sui giornali vengo dove vivi e ti spacco la testa».

C’è chi ride, chi è indifferen­te, chi fa finta di non vedere, chi non capisce. Chi invece ha paura ma stringe i denti.

I passanti Corso Umberto, una mattina difficile nel paesino a nord di Napoli

I passanti

Siete venuti a trovare gli scoop? Ve ne tornerete a casa con le mani vuote

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L’auto dei vigiliI poliziotti della municipale

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