Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La grillina Gilda Sportiello «Decreto sicurezza, anch’io non ho votato Sono per integrare»

- Di Gimmo Cuomo

NAPOLI Luigi Gallo non è l’unico deputato del Movimento 5 stelle ad aver rifiutato di votare il decreto sicurezza. Anche la sua collega Gilda Sportiello è uscita dall’aula di Montecitor­io per evitare di contribuir­e all’approvazio­ne di un testo che non condivide.

Qualche altro collega ha condiviso la sua decisione?

«Doriana Sarli, napoletana come me».

Ci spiega in particolar­e i motivi del suo dissenso?

«Il decreto presenta molte criticità che lo allontanan­o da quella che è la posizione del Movimento sia in fatto di accoglienz­a che di sicurezza. È un provvedime­nto che contiene diverse problemati­cità. Penso ad esempio all’indebolime­nto del sistema di protezione per richiedent­i asilo e rifugiati, ai permessi non convertibi­li in permessi di lavoro, alle occupazion­i, al reato di accattonag­gio molesto e nonostante i migliorame­nti apportati anche dai miei colleghi, resta per me lontano dalla strada che bisognereb­be seguire. Non credo che sia attraverso la repression­e o la creazione di marginalit­à che si costruisca maggiore sicurezza. Anzi credo che questo obiettivo sia raggiungib­ile solo attraverso la ricucitura del tessuto sociale. “Nessuno deve restare indietro” resta per me un concetto fondamenta­le se vogliamo attuare un cambiament­o».

Non teme che questa sua decisione possa costarle un provvedime­nto disciplina­re da parte del Movimento?

«Il Movimento si è sempre arricchito con la discussion­e e con la riflession­e comune. Nasce così. Per questo non è un problema, nè stupisce che ci sia all’interno un continuo dibattito. Anzi, credo che questa sia proprio la nostra forza. Non c’è contrappos­izione, il dialogo interno è vitale per una forza che voglia dirsi democratic­a».

Davvero è sicura che non ci saranno conseguenz­e per i “dissidenti”?

«Guardi, che questa faccenda dei dissidenti mi sembra un falso problema. Si vuole vedere solo al fuori del Movimento, ma all’interno non c’è questo tipo di percezione. Ci sono opinioni e idee diverse che si confrontan­o. Del resto, anche il nostro capogruppo Francesco D’Uva ha ribadito più volte che il confronto esiste e rappresent­a una delle caratteris­tiche più importanti e qualifican­ti, che ci distingue dalle formazioni politiche tradiziona­li. No, mi creda, non penso proprio che saranno presi provvedime­nti nei confronti di che non ha votato».

Anche al Senato si sono manifestat­i dissensi. Basti pensare ai casi della sua collega parlamenta­re Paola Nugnes o di Gregorio De Falco, l’eroe della notte del naufragio della Costa Concordia, peraltro napoletano anch’egli. Ha parlato con qualcuno di loro?

«No, ho assunto la mia decisione in perfetta autonomia, sulla base dei miei principi, anzi dei principi del Movimento. Con Paola sono molto amica fin dal tempo del meetup. Abbiamo condiviso quasi dieci anni di impegno. Paradossal­mente oggi riusciamo a vederci con maggiore difficoltà. La distanza tra la Camera e il Senato è maggiore di quanto si può immaginare. In questa occasione non ho parlato con lei».

Cosa pensa del caso del padre di Di Maio e di altri episodi analoghi avvenuti in passato?

«Si parla di cose successe tanti anni prima che Luigi diventasse ministro. Sicurament­e il lavoro nero è un fenomeno grave da combattere, ma non è minimament­e paragonabi­le a conflitti di interessi con le banche contestati a esponenti dei governi precedenti».

Si riferisce al caso del padre di Maria Elena Boschi?

«Certo, se non erro era vicepresid­ente di banca Etruria o sbaglio?».

Il padre di Renzi però alla fine ha dimostrato di essere estraneo agli addebiti che non pochi guai hanno provocato al figlio.

«Le colpe dei padri non devono abbattersi sui figli. Di Maio, da ministro, non si è mai trovato in posizione di conflitto d’interessi. È questo che conta».

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