Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Firme falsificate per le candidature Patteggia anche il capogruppo Pd
Sei mesi per Aniello Esposito e Antonio Borriello, un anno per Gennaro Mola
NAPOLI Lo scandalo scoppiò nel gennaio del 2017, quando la madre di una ragazza Down scoprì che alle elezioni amministrative del giugno precedente la figlia era stata candidata a sua insaputa nella lista «Napoli Vale» capeggiata da Valeria Valente. Nelle scorse ore la vicenda delle firme false per candidare nella lista persone ignare, che suscitò polemiche feroci negli ambienti politici, si è conclusa con alcuni patteggiamenti e una condanna da parte del gup Chiara Bardi. Gennaro Mola, compagno di Valeria Valente e coordinatore della campagna elettorale, ha patteggiato un anno; era assistito dagli avvocati Bruno Von Arx e Manlio Pennino. Aniello Esposito, attuale capogruppo del Pd al Comune, ha patteggiato sei mesi, come pure Antonio Borriello, ex uomo forte del partito a San Giovanni a Teduccio: riescono in questo modo a non incappare nella legge Severino. I due politici erano assistiti rispettivamente dagli avvocati Ugo Raja e Mario e Luigi Tuccillo. Renato Vardaro, dirigente del partito e stretto collaboratore di Mola in occasione della campagna elettorale, ha invece scelto il processo con rito abbreviato ed è stato condannato a dieci mesi; era difeso dall’avvocato Carmine Gragnaniello. Lo scorso febbraio aveva già patteggiato sei mesi davanti al gup Claudio Sabella un altro indagato, l’ex consigliere comunale Salvatore Madonna, difeso da Carlo Di Casola.
Così il pm Stefania Buda, che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza, ha ricostruito l’accaduto grazie anche a una perizia grafologica: «Vardaro compilava materialmente i Modelli, su specifica indicazione di Mola che gli forniva i nominativi dei candidati, scritti a mano su foglietti volanti, formavano così nove Modelli di dichiarazione di accettazione di candidatura alla carica di consigliere comunale per il comune di Napoli alle elezioni del cinque giugno del 2016».
E ancora: «Dopo la redazione, Mola sottoponeva i modelli sopra indicati al consigliere comunale autenticatore Salvatore Madonna che, in calce, ed in assenza dei candidati, senza che queste persone siano mai state interpellate, né messe a conoscenza della propria candidatura. Quattro nomi sono stati estrapolati all’ultimo momento dal Mola dal proprio computer e scritti su un foglietto volante». Nove in tutto i nomi delle persone candidate a loro insaputa, tra cui quello della giovane disabile vomerese, Federica. Furono i genitori a insospettirsi quando si videro recapitare una lettera della Corte d’Appello (che per legge compie le verifiche sulle operazioni elettorali) nella quale si chiedevano chiarimenti per le spese sostenute dalla figlia durante la campagna elettorale. Valeria Valente — che aveva vinto le primarie sconfiggendo Antonio Bassolino — ha sempre sostenuto di essere all’oscuro di quanto era accaduto nel suo comitato elettorale di piazza Borsa.
Irregolarità analoghe a quella della lista per Palazzo San Giacomo, è emerso dalle indagini delle Fiamme gialle, furono commesse anche nella redazione della lista per la municipalità Stella — San Carlo all’Arena.