Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I fondi donati al Museo Totò ma mai spesi
Era di tale imminente apertura che, a un’anteprima per la stampa a Palazzo dello Spagnolo, regalarono anche i primissimi gadget con il logo
Museo di Totò. Tra questi un’elegante cartellina con buste e carta da lettera ispirata naturalmente alla celebre missiva dettata a Peppino: «Signorina, veniamo, veniamo noi con questa mia addirvi».
Le teche erano vuote ma scintillanti e Liliana de Curtis faceva da guida immaginando che cosa sistemare qui o là. «La camera da letto del principe in questa sala, gli oggetti personali sui mobili che potrei portare da Roma, oppure no, gli abiti...». Insomma nell’anno domini 2014, nemmeno un secolo fa, tutto sembrava possibile al Rione Sanità, dove intorno all’epicentro museale nuovo di zecca sarebbero dovute sbocciare attività formativo-creative per i «ragazzi del quartiere», quella categoria che si ripesca retoricamente ogni volta che serve perché tanto si sa che funziovamo na. C’era stata una grande mobilitazione cittadina oltre all’impegno della famiglia de Curtis tanto che il Fai, nella sua sezione campana presieduto allora come ora da Maria Rosaria de Divitiis, lo aveva proposto (già nel 2012) come “Luogo del cuore”. «Fu votatissimo — racconta la presidente — una vera pioggia di voti che portò il Museo di Totò a vincere il concorso di quell’anno. E non si trattò di una vittoria solo nominale. Il Fai ha a disposizione dai sostenitori, soprattutto banche, dei finanziamenti per intervenire concretamente sui luoghi scelti. E a questo nascente centro culturale nel pieno della Sanità furono assegnati ben 20 mila euro. Facemmo molte riunioni per avviare l’apertura di questo intero piano di Palazzo dello Spagnolo. Ci riuni- nel cortile e ricordo di non aver mai visto un assessore comunale o regionale a quel tavolino en plain air. Comune e Regione mandavano persone che non avevano potere decisionale, così giusto per esserci». E finì male. «Non essendoci il Museo e continuando a non avere risposte sulla sua reale apertura, come Fai fummo costretti a ritirare il finanziamento che fu destinato ad altro. Mi domando: cosa ne è di quel bene che era stato ristrutturato e arredato dal Comune con espositori e poltroncine per il piccolo auditorium con palco? Si sono avvicendate varie giunte ma quella paralisi non è stata mai più superata».
Per un Luogo del cuore infartuato come questo ce ne sono stati altri per fortuna salvati. A partire dal Museo Filangieri: «Grazie al concorso — conclude de Divitiis — abbiamo restaurato completamente il portone di Palazzo Cuomo. Dove riusciamo a operare meglio è in provincia. Qui le comunità si mobilitano insieme con gli enti. A Calvizzano abbiamo recuperato una tela di Domenico Vaccaro nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Lì i soldi siamo riusciti a spenderli».
Ventimila euro rispediti al mittente? Al responsabile (il Comune) Totò avrebbe detto: «Lei è un cretino, s’informi».